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SUPERNOVOS Nahtlos Luminol Records 2020 ITA

Trentasei minuti di atmosfere sospese e sognanti, sempre pronte a deflagrare, per il nuovo album dei Supernovos, che si confermano abili esponenti del post rock italiano. L’incipit “Saturn doggo”, non così distante dai primi lavori dei Porcupine Tree, è una perfetta introduzione che ci fa immergere subito tra gli umori di un viaggio sonoro malinconico, fatto di trame che alternano passaggi molto compassati a riff scattanti che scuotono tutto. In alcune tracce, vedi in particolare le due parti di “Wundercliffs” il sound si fa più energico e vibrante, caratterizzato da chitarre elettriche acide ammorbidite solo in parte dai tappeti di tastiere sullo sfondo (a sprazzi sembra di avvertire il mellotron) e da qualche rallentamento. Le tentazioni elettroniche in apertura di “Ubermaschine” che sembrano un preludio ad un’esplosione vengono sorprendentemente smorzate, con un effetto che sa di magia, prima che invece il botto avvenga (quando non te lo aspetti più) in un finale potente e dai ritmi veloci. “Ubernovos pt. II” si apre come si era chiusa la “gemella” che la precedeva, con la sezione ritmica che si fa ancora più ipnotica e protagonista, mentre vari colori timbrici abbelliscono il tutto e si spingono verso soluzioni eredi della scena dei corrieri cosmici tedeschi. La chiusura è affidata a “Bismuth”, che con i suoi sette minuti e mezzo è la composizione più lunga del cd. È forse quella che più si addentra in territori post-rock, attingendo a piene mani da quanto fatto in passato da Mogwai, Godspeed You Black Emperor, God is an Astronaut e Sigur Ros. E con i suoi continui cambi di tempo riesce ad affascinare totalmente tra docili melodie, suoni sintetici, momenti ombrosi, ruggiti elettrici, soluzioni psych come ingredienti che fanno mantenere alla grande integrità e omogeneità. La line-up dei Supernovos è composta da Alessandro Turrini (chitarra), Filippo Batisti (tastiere e synth), Gaia Tassinari (basso) e Gianfranco Prestifilippo (batteria), musicisti hanno dimostrato di essere capaci di curare ogni dettaglio e di poter dire la loro in uno scenario non tanto in auge negli ultimi anni. La proposta strumentale di questi ragazzi convince in tutto e sarà sicuramente gradita a chi ama lo stile descritto. Senza dubbio “Nahtlos” mostra bene che i confini tra post rock e prog sono molto labili. Cosa ancora più importante, in un periodo in cui di post rock sembra che quasi non si parli più, i Supernovos se ne escono fuori con un album pienamente immerso nel genere e di ottimo valore.



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Peppe Di Spirito

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