Secondo album per questa band polacca che ci propone una musica melodica, semplice e delicata, un new prog sinfonico sostenuto da robusti riff di chitarra. Le parti cantate, in madrelingua, sono divise tra le voci femminili di Lilia Wojciechiwska e Agnieszka Dudek e quella quasi declamatoria e per nulla impostata di Jack Galant che rappresenta purtroppo uno dei punti di debolezza dell'album, seppur limitato nei suoi interventi. Il paragone più scontato è quello coi connazionali Quidam, anche se la musica dei Tourquoise presenta delle discrete lacune, sia per quanto riguarda gli arrangiamenti, spesso elementari e scontati, sia a livello meramente compositivo. Più incisiva appare la mini suite, articolata in quattro movimenti, che costituisce il cuore di quello che sembrerebbe essere un concept album: essa si fa notare per le orchestrazioni di atmosfera e le gentili partiture di tastiere. Le buone intenzioni ci sono, come si può evincere dalla cura riposta nel lavoro di produzione, nella scelta degli strumenti (con numerosi guest musicians), nella ricerca di una certa varietà di soluzioni. Il risultato rimane comunque altalenante per questa band, da non disprezzare affatto, ma che non è riuscita ancora a spiccare il volo.