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A TRIGGERING MYTH Twice bitten The Laser's Edge 1993 USA

L'ultima produzione della Laser's Edge mi ha lasciato un attimino perplesso. A TRIGGERING MYTH è un gruppo che si discosta abbastanza dal progressive canonico, se vogliamo infatti ricercare le radici melodiche del gruppo, questa volta, mi vedo costretto ad utilizzare una di quelle traballanti definizioni tanto care a molti recensori: ATM ha realizzato un interessante trait-d'union fra New Age, Prog e Jazz. Dalla New age il gruppo non ha attinto moltissimo, anzi più che altro mi sembra che ci possiamo riferire al suddetto stile soprattutto per quel che riguarda il globale, rarefatto, incedere melodico. Molteplici sono invece le distinte venature jazzate, a cominciare dal brano d'apertura "The perils of passion" dall'enigmatica struttura a tutt'oggi indecifrata. Bellissima la resa sonora dovuta oltre che all'ottima registrazione anche ad un ottimo lavoro del fonico che è riuscito a tirare fuori dei buoni suoni dalle keyboards di Rick Eddy e di Tim Drumheller che si alternano in interessanti spunti di progressive che sicuramente risulteranno alla fine dominare su tutto l'insieme. Apre il suddetto "The perils of passion", dove si evidenzia subito il ruolo essenziale del duo Eddy-Drumheller che poi costituisce il vero e proprio gruppo, dato che gli altri pur validi musicisti compaiono come ospiti di ATM Degni di menzione sono comunque le graffianti e nervose interpretazioni alla chitarra elettrica di Steve Williams e la precisa esecuzione del batterista Moe Vfushateel che deve adattarsi, peraltro senza molte difficoltà, ad una struttura melodica molto frammentaria che forse può trovare talvolta un lontano eco derivativo nei GENTLE GIANT. Mi sembra che forse nella seconda traccia "Myths (parts I-VIII)", anche per la lunghezza di ben 20' si possa trovare una conferma a quanto già detto in precedenza. Quello che in tale brano manca è forse un certo filo logico risultando forse più il conseguimento di un lavoro di improvvisazione che non di un vero progetto musicale, diciamo un po' sullo stile jazz. Jazz che emerge inequivocabilmente dalle tracce di "Falling over fear", cosa che, devo onestamente dire, non mi allieta più di tanto costringendomi a fare un salto anticipato alla bella traccia successiva "Holding up half the sky" dove la melodia diventa dolce e zuccherosa (a tale scopo la sconsiglio a tutti i diabetici) anche per i favolosi arpeggi di chitarra classica di Eric Oritt altro guest musicians.

Devo dirvi in tutta sincerità che questo lavoro devo ancora comprenderlo appieno e, solo dopo molti ascolti, intervallati magari da un CD dalla sana melodia genesisiana, riesco a comprendere solo alcune delle molte qualità in esso contenute. Inviterei ad acquistare "Twice bitten" tutti coloro a cui la musica piace per le sfide che essa sa lanciare anche nei confronti dell'ascoltatore stesso ed a coloro che apprezzano lavori quali quelli dei SIEGES EVEN o tutti quelli influenzati da contaminazioni jazz.

 

Giovanni Baldi

Collegamenti ad altre recensioni

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