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TIBET Tibet Bellaphon 1978 (Musea 1995) GER

Continua la serie delle riedizioni progressive tedesche messa in atto dalla transalpina Musea. Dopo lavori quali IVORY, REBEKKA, TRILOGY la label francese propone questi TIBET il cui nome (a ragione per i motivi che poi vedremo) non era poi così conosciuto nel mondo progressivo. L'omonimo lavoro dei TIBET vede la luce nel 1979 dopo una lunga permanenza in sala di registrazione, utilizzata a più riprese, per motivi di economici, nei tre anni antecedenti. Nonostante gli sforzi a cui la band si è sottoposta per pubblicare l'LP d'esordio, le vendite non hanno sicuramente soddisfatto le attese del gruppo sia per gli scarsi sforzi in campo distributivo sia, e questa è una mia opinione, per il modesto contenuto delle sette canzoni del disco. Non si tratta di un brutto lavoro, notate bene, ma bene o male lo stile compositivo rimane saldamente ancorato alla consolidata tradizione germanica senza aggiungere nulla di personale, con l'ovvio risultato di avere quella pesante sensazione di già sentito. Troviamo quindi quello stile vagamente floydiano degli ELOY o alcuni spunti dove sembra di ascoltare "Rockpommel's land" dei GROBSCHNITT. Netto il predominio delle keyboards, e in modo particolare dell'hammond (vero mattatore nei brani dei TIBET), anche se non è da trascurare l'apporto delle chitarre in ragione delle influenze stilistiche subite dalla band. Scarso invece il contributo del cantante Klaus Werthmann la cui espressività vocale lascia alquanto a desiderare. In definitiva non mi sento di consigliarvi l'acquisto incondizionato di questo CD ma, se trovate interessante la scena progressiva tedesca e siete amanti di ELOY, GROBSCHNITT, JANE, OCTOPUS nessuno vi impedisce di spendere le vostre 35.000 lire (se nel frattempo non sono aumentati...) per questo lavoro.

 

Giovanni Baldi

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