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TR3NITY Precious seconds Cyclops 2004 UK

Il gruppo inglese, al suo secondo lavoro, si cimenta nuovamente con un concept album: questa volta viene ritratta la tragica storia di un uomo d'affari di successo che progressivamente cade in rovina e, dopo aver avuto la possibilità di mettere assieme i cocci, lascia le penne durante una scalata. Questa in breve l'allegoria che la band propone per esortare gli ascoltatori a dare il giusto valore al tempo. La musica subisce la stessa sorte di quel pover'uomo d'affari, divenendo inesorabilmente sempre più fiacca e noiosa con lo scorrere dei minuti, fino al totale svilimento nella sua uggiosa ripetitività. L'album è composto da appena cinque tracce per un totale di 67 minuti: fate un po' voi i conti... è come se il gruppo si fosse imposto di far durare per forza ciascun pezzo per più di 10 minuti. In realtà la partenza non è male (a parte l'incipit che sembra non finire mai): la musica è quel prog romantico e sinfonico dell'esordio, con atmosfere dilatate (dilatate... dilatate...) e sognanti, impreziosito da tante piccole sorprese sonore: qui un pianoforte, di là graziose tastiere con tanto di distorsioni simil-Moog, piccoli riferimenti alla musica classica in un insieme che rievoca ora i Camel, ora gli IQ. Le idee comunque sembrano esaurirsi ben presto e le trovate vengono praticamente trascinate fino allo sfinimento dei sensi: i Tr3nity sono capaci di ripetere un solo passaggio per minuti e minuti senza ritegno alcuno. Possiamo sì trovare dei momenti trascinanti con cavalcate ricche di brio ma l'azione di temporeggiamento finisce per rovinare tutto. A tutto ciò vanno aggiunti due elementi di ulteriore degradazione delle composizioni, quali una performance vocale non brillante e una batteria dal suono a dir poco fastidioso, percossa in maniera elementare e prevedibile. Chris Campbell, il cantante, ha un timbro molto pulito e sa muoversi abbastanza bene anche sulle tonalità alte: la sua performance comunque è fredda e poco espressiva e viene per di più penalizzata da una pessima registrazione. Per fortuna le parti cantate sono piuttosto rare e finiscono col naufragare senza scampo negli inutili gorghi musicali dei nostri instancabili inglesi.

 

Jessica Attene

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