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THIRTEEN OF EVERYTHING Welcome, humans Musea 2005 USA

Dopo 4 anni di gavetta ed un apprezzato demo-CD, la band texana riesce a far ascoltare al grande pubblico la propria versione di Progressive, evolutasi da un iniziale stile molto debitore dei Genesis ad un qualcosa dai connotati più tipicamente americani, pur non rinnegando il proprio passato. Il risultato è un ibrido tra lo stile di Izz e primi Spock's Beard, Echolyn e ancora una bella dose di Prog genesisiano. Avete già l'acquolina in bocca? Anch'io ce l'avevo, dopo aver letto i primi commenti a proposito di questo gruppo, prima di ascoltare l'album. L'ascolto effettivo però mi ha portato verso una realtà un po' meno rosea. Il fatto è che le 7 tracce di "Welcome, humans" scorrono via in maniera anonima, senza riuscire a creare il minimo feeling con l'ascoltatore, complice anche una registrazione abbastanza scadente e notevolmente appiattita, un cantato ben poco ispirato ed un songwriting con ben pochi picchi creativi. Se è vero che non ci sono momenti fastidiosi (beh... a parte certe parti di cantato), che gli elementi più vicini al rock americano sono molto stemperati, che è presente una suite di 26 minuti ed altre due tracce al di sopra dei 10 minuti, è altresì vero che solo con un discreto sforzo di concentrazione riusciamo ad entrare appieno nell'ascolto delle composizioni, discernendole una dall'altra e, in sostanza, riuscendo ad apprezzarle. I Thirteen Of Everything non avevano in mente di vincere alcun premio per l'album e lo stile più originale, questo è ovvio; il fatto è che questo non riesce neanche nell'impresa di farsi ascoltare volentieri e di catturare l'attenzione. Anche la suite, che comunque rappresenta l'episodio più artisticamente creativo del CD, scorre via anonimamente, tra pause, cambi di tempo ed elementi musicali policromi, senza quasi darci modo di apprezzarne un filo logico o comunque degli spunti da ritenere nel tempo. E' un vero peccato perché gli ingredienti parevano essere quelli giusti; il gruppo pare avere le idee abbastanza giuste per cercare di ripetersi ma la prossima volta ci aspettiamo decisi miglioramenti.

 

Alberto Nucci

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