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TARKUS A gaze between the past and the future autoprod. 2002 (Rock Symphony 2005) BRA

Un gruppo con questo nome non può che rifarsi decisamente ai classici del Prog anni '70; i Tarkus confermano questa intuizione in un album che non ha gli EL&P come principale riferimento, tuttavia, bensì Camel, Genesis ed il Prog italiano. La melodia e il feeling sono quelle tipiche delle bands brasiliane, così come... le imperfezioni della registrazione, grezza e sanguigna e non certo da audiofili accaniti. Se questo per voi non è un problema, così come la scarsa originalità, quest'album può donare bei momenti di Prog romantico, ma anche altri ben più cattivi, come la incredibile (visto il tenore del resto dell'album) cover dei Devil Doll. Sono solo 6 i brani di questo dischetto (di cui uno non presente nella stampa originale) che sembra proprio di altri tempi che tuttavia sembra voler confermare come un certo tipo di musica sia tuttora attuale. I membri del gruppo provengono in maggior parte da un'altra band, i Lei Seca, che in passato ci aveva confezionato buona musica; coloro che si sono uniti dimostrano di avere altrettanto buon gusto ed amore per il Prog sinfonico. La musica, come si diceva, prende le mosse dai classici del genere per confezionare qualcosa che non sarà originalissimo e patinato ma che offre momenti altamente emotivi; le parti cantate sono molto limitate e si fanno sentire di quando in quando, così come le ottime parti di flauto di Leandro Guimarães, gli ottimi contrappunti di basso di Luis Teixeira ed i liquidi assoli di chitarra (di certo Hackett non è passato di rado nel suo giradischi) di Valdir Zamboni. La musica talvolta fatica un po' a dipanarsi, sembra inciampare ed arrancare a fatica, tra cambi di tempo fortuiti e momenti che convincono poco; sembra di ascoltare un vecchio demo-tape di un gruppo alle prime armi, con tanta passione e poca cognizione sui risultati da ottenere. Il tutto non fa che aumentare la sensazione di artigianalità di quest'album ruspante e pieno di buona volontà. Il risultato è gradevole, se preso per quello che è, senza grosse pretese.

 

Alberto Nucci

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