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TEN MIDNIGHT Run Mellow Records 2008 ITA

Colpevolmente in ritardo rispetto alla data di uscita, è il momento di dare il giusto spazio a questa realtà del nuovo corso del progressive italiano. Il tempo in questo caso è galantuomo, perché, ad essere sincero, il secondo lavoro dei cinque bolognesi inizialmente non mi aveva del tutto convinto. Con il passare degli ascolti però certi fraseggi musicali sono entrati nella mia testa e non ne sono usciti. Una chiave di lettura per questo lavoro è non considerarlo “solo” il classico disco del gruppo prog italiano. “Run” denota un amore per sonorità americane non indifferente e che non disturbano per nulla. E’ difficile trovare nel nostro bel paese gruppi che hanno tra i loro riferimenti sonorità AOR così bene in evidenza, tenendo in ogni modo sempre presente il loro amore primario per la tradizione progressive.
La cosa che colpisce di più in queste tracce è l’amore per la musica e il gusto di suonare insieme; il piacere che ti porta in sala prove a suonare un pezzo di un grande del passato e rielaborarlo alla tua maniera fino a farlo diventare tuo. Queste sono operazioni che puoi fare solo se ami tanto quello che ti piace fino al punto di volerci e poterci giocare.
Viste sotto quest’ottica due brani come “Lusitania” e “Led Ten”, diventano un omaggio a Kansas e Led Zeppelin, non un affronto come potrebbe considerarlo il solito purista fan con i paraocchi.
Vorrei, comunque, segnalare i brani per me più interessanti di questo cd. La prima menzione è per “One more song on the radio” che, se fosse stata fatta venti anni fa da un gruppo californiano a caso, starebbe ancora in rotazione su MTV. In questo brano troviamo come ospite Alberto Bergonzoni degli Atroci che troviamo anche in “Charlie Brown”. Altro brano che colpisce è “Sfere”, con un grande assolo al flauto di Claudio Perri che introduce una parte finale strumentale veramente interessante e una chitarra acustica che chiude il tutto. Brano che può riportare alla mente quell’influenza Kansas, per i quali i TenMidnight non nascondono l’amore e il rispetto.
Un disco che nel complesso lascia molto soddisfatti. Se pensiamo alla copertina di questo cd con la Cadillac d’annata bene in evidenza, possiamo paragonare questo lavoro a un bel diesel. Magari non proprio scattante in partenza ma che col passar del tempo e dei chilometri ti accorgi che ti ha portato veramente lontano Un disco leggero e che ti fa star bene, di questi tempi è proprio quello che serve.

 

Antonio Piacentini

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