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TEMPANO Selective memory Musea 2010 VEN

Con una storia originale alle spalle (l’esordio musicale sul finire degli anni ’70 come prog band e l’album”Atabal yemal” seguiti da quasi vent’anni da gruppo pop di successo con una line-up diversa ed infine il ritorno nel nuovo millennio con 2 validi album come “Childhood’s end” e soprattutto “The agony and the ecstasy”) non potevamo che aspettarci dai venezuelani Tempano che un album “particolare”.
In effetti delle 12 composizioni presenti (per 77 minuti di musica), solo 2 (“Victoria pirrica” ed “El gran inquisidor”) sono da considerarsi concepite per “Selective memory”; le altre invece furono per la maggior parte composte nei seventies ed assemblate successivamente per essere utilizzate come suite in due progetti Musea/Colossus: ”I sette samurai” e “L’Odissea”.
Materiale “datato” quindi, ma di fatto inedito e nella sua versione primigenia quindi, senza dubbio, attraente.
“Victoria pirrica” che apre l’album si presenta complessa e sperimentale inserendosi in un contesto crimsoniano del periodo “Red” e sfiorando a tratti anche il jazz-rock. Solo l’ampia apertura strumentale sul finire del brano è tipica del gruppo venezuelano. Ottimo inizio, dunque.
Anche “El gran inquisidor” vive delle suggestioni “re cremisi” (“Larks’ tongues…”) con le sue cupe atmosfere. Discorso a parte necessitano altri due pezzi.
“Embastida” (registrata durante “The agony…” nel 2002) propone le conosciute soluzioni sinfoniche care alla band (e a noi), avvicinandola a sonorità di frequente apprezzate nello Hackett solista. “Aguas redondas”, l’unico cantata in spagnolo, è un brano presentato in sede live nella prima parte della carriera del gruppo, ma registrato solo nel 2007. Anch’esso meno avventuroso dei due inediti, abbina una capacità melodica tipica a quelle latitudini, con la grazia acustica di una “Entangled” di genesisiana memoria.
Fra i pezzi già conosciuti (anche se in veste di suite) degno di nota il binomio “Falling senses” e “Argos” (che poi unite formeranno circa la metà del brano presente sull’Odissea) perfetto esempio di fusione sinfonico-melodica. Anche il trittico rappresentato da “Dispair,shout”, “A farewell to Seasons” e “The blind crow” (finite poi su “I sette samurai”) merita una menzione: sperimentale, frutto di una improvvisazione la prima; molto sinfonica con le numerose tastiere di Giuglio Cesare Della Noce la seconda; vagamente floidiana la terza.
Un buon album, dunque, a tratti anche molto buono, ma pur sempre un semplice aperitivo in attesa di un lavoro tutto nuovo per questa band che non può accontentarsi di apparire solo nelle pur meritevoli iniziative che la premiata ditta Musea/Colossus annualmente ci regala.



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Valentino Butti

Collegamenti ad altre recensioni

iX Ora pro nobis 2006 
TEMPANO Atabal yemal 1980 
TEMPANO Childhood's end (El fin de la infancia) 2000 
TEMPANO The agony and the ecstasy 2002 

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