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TRACE Birds Philips 1975 (Musea 1996) NL

Il destino degli olandesi Trace è quello comune a molte altre bands (mi vengono in mente i Triumvirat), che affollarono le scene progressive, specie quelle dell'area centro europea, durante la seconda metà degli anni settanta. Erano questi dei gruppi che vantarono un discreto seguito casalingo, grazie alla riproposizione più o meno palese del sound di gruppi più famosi. Nel 75, sinonimo di sicuro successo, era sicuramente il supergruppo per antonomasia: gli EL&P. Dopo un primo lavoro omonimo, sfacciatamente imitativo del famoso trio inglese e che nonostante tutto tirò più di 50.000 copie, il meno acclamato trio di musicisti olandesi decise che era forse giunta l'ora per qualcosa di più equilibrato e personale. Fu così che nel 1975 venne alla luce questo "Byrds". La struttura della band (un trio basso-batteria-tastiere), i suoni delle tastiere e del basso, l'uso fatto del pianoforte, e molte partiture melodiche, fanno fallire, almeno parte, il tentativo di personalizzazione. Ciò non toglie che "Byrds" risulti un disco di tutto rispetto: il lato tecnico è notevolmente migliorato rispetto al disco d'esordio, grazie soprattutto all'acquisizione del nuovo batterista Ian Mosley (che ha eliminato così uno dei punti di debolezza della precedente formazione). L'aspetto melodico non è certamente innovativo, anche se di sicuro coinvolgimento emotivo, per tutti noi amanti del sound puro dei 70s. Se i Ragazzi Italiani hanno un gran successo nella patetica imitazione dei ridicoli Take That, non vedo perché i Trace non dovrebbero meritare tutta l'attenzione che meritano, dagli amanti del prog-sound dei 70s. Il messaggio musicale dei Trace è chiaro e lapidario: spetta a voi decidere se raccoglierlo o meno.

 

Giovanni Baldi

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TRACE Trace 1974 (Musea l994) 

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