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THRILOS Kingdom of dream Lynx Music 2016 POL

Questa è la triste storia dei Thrilos, una band polacca che, verso la metà degli anni ’90, dopo aver mutato il nome dall’iniziale Hands ed aver inserito in formazione nuovi musicisti che si occupavano di flauto, violino e tastiere, ottiene un contrattino discografico per la pubblicazione del suo primo album. Purtroppo, per motivi di cui non si è a conoscenza, l’album, già interamente registrato, non vedrà mai la luce, se non appunto nel 2016, quasi 20 anni dopo quindi, grazie però ad un’altra etichetta.
Basta inserire ed avviare il CD nel lettore per rendersi conto che è stato un vero peccato aver dovuto aspettare tutti questi anni. I Thrilos sono (erano) una delle pochissime band polacche a suonare Prog sinfonico romantico, prevalentemente etereo e delicato, anche se non privo di elementi dinamici. La resa sonora e la registrazione di quest’album non sono purtroppo ottimali e in certe situazioni la musica viene un po’ penalizzata; si riesce comunque benissimo ad apprezzare queste sette tracce che ci giungono dal passato, forse talvolta un po’ naïf, ma cariche di entusiasmo, come un demo-tape dei tempi andati.
L’album inizia subito quindi alla grande, con i 17 minuti della title track in cui il settetto sfoggia la propria passione per le atmosfere ampie e pastorali, con grande utilizzo di flauto e violino, con chitarre melodiche o arpeggiate e discreti sottofondi di tastiere, quasi mai protagoniste queste ultime. Anche il cantato è decisamente poco invadente, intervenendo solo di rado, senza mai andare sopra le righe. Musicalmente possiamo in un certo senso parlare di Pink Floyd bucolici, anche se le somiglianze si fermano ad atmosfere vaghe ed umorali che in parte ci riconducono in quella direzione. Non si possono negare altresì alcune similitudini con i Flower Kings, quanto meno nelle sezioni di più ampio respiro, come appunto questa bella lunga traccia iniziale.
La successiva “Short Jazzing Impressions” è un pezzo breve e dinamico, con un violino in avvio che ci ricorda i KBB, salvo poi orientarsi su sonorità più crimsoniane. “March of Dying Beauty” si mantiene su territori cremisi, con una chitarra frippiana che disegna paesaggi sonori liquidi e celestiali.
“Waves” e “Source of Confusion” sono due brani simili, anche come durata (7 minuti), e legati tra loro con i quali si torna su atmosfere delicate e sognanti che ci fanno immaginare di essere cullati dalle acque del Mar Baltico. “Strange Images” torna, sia pur di poco, al di sopra dei 10 minuti e mantiene le deliziose impostazioni tranquille e idilliache, con parti cantate leggermente più prolungate che si adattano nelle tonalità alla musica proposta. La parte centrale dà spazio a qualche timida escursione ritmica appena sopra le righe, con chitarra e flauto che si rendono protagonisti di bei duetti strumentali. L’album si chiude con la breve “Closed Within”, contraddistinta da un flauto delicato e celestiale.
Rimane, come già detto, il rammarico di una registrazione un po’ penalizzante, ma questo delizioso dischetto dei Thrilos è delizioso e gradevolissimo. Chissà se il gruppo è in qualche modo ancora attivo… speriamo quindi che possano dare un seguito adeguato a questo loro sfortunato esordio.



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Alberto Nucci

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