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UNIT WAIL Pangaea proxima Soleil Zeuhl 2012 FRA

Tra le caratteristiche del filone zeuhl non c’è certo la solarità. Le opere inserite solitamente in questo genere sono infatti spesso ossessive, asfissianti, oscure. Volendo stilare una classifica ideale, come livello di “tenebrosità” ai primissimi posti figurerebbero sicuramente i francesi Shub-Niggurath. Già il nome che deriva dagli scritti di Lovecraft è tutto un programma, aggiungiamoci che sono entrati nella storia del genere grazie a quattro album (il primo datato 1986) in cui hanno presentato una musica molto dark, classicheggiante e dalle atmosfere opprimenti fino all’eccesso e il gioco è fatto. Tra i protagonisti di quella formazione figurava il chitarrista Franck-William Fromy che dopo un’infruttuosa esperienza a nome 000 nel 2000, torna oggi a far parlare di sé capitanando questo gruppo denominato Unit Wail. Accompagnato da Philippe Haxaire alla batteria, Adrian Luna al basso, Emmanuel Pothier ai sintetizzatori, Vincent Sicot Vantalon alle tastiere (più alcuni ospiti su un paio di pezzi) realizza “Pangaea proxima”, disco interamente strumentale, nel 2012. Nonostante lo spettro dei Magma aleggi qua e là, l’indirizzo verso cui si muove la band è abbastanza differente… E a farcelo capire basta l’incipit “Mesozoïc cities”, che ci spinge subito in una dimensione sonora cupa, con la chitarra elettrica di Fromy a guidarci in tortuosi sentieri dalle tinte cremisi. Nei brani successivi e per tutti i tre quarti d’ora del cd questo indirizzo è confermato alla perfezione: la chitarra frippiana domina le scene, le tastiere creano sottofondi gotici e a tratti caratterizzati da suoni drammatici di mellotron (e qualche volta denotano invece sviluppi elettronici ben inseriti nel contesto) e la claustrofobia regna incontrastata. Di tanto in tanto, inevitabilmente, si avvertono incursioni maggiori nello zeuhl che riportano alla mente, oltre ovviamente gli stessi Shub Niggurath, anche gli Archaia e la potenza delle opere firmate da Jannick Top. “Ombos”, la veloce e caotica “Humanoïd fish from Encelade”, le oscure minisinfonie “Home of nowhere” e “Subdeath” (qui ci troviamo maggiormente in ambiti Univers Zero-Present-Art Zoyd), l’agguerrita “Holocene extinction” (forse la più vicina al verbo vandertopiano) ne sono gli esempi più lampanti. “Pangaea proxima” contiene ad ogni modo brevi composizioni (dodici in tutto), ma tutte strutturate con una certa complessità, con dissonanze in bella evidenza, pur senza disdegnare aperture melodiche che mantengono comunque una totale assenza di luce. Con la vena dark che ha sempre contraddistinto la sua carriera, Fromy ci regala un altro gioiellino in nero, ovviamente non destinato a chi cerca lo yessound, ma a chi è pronto a lasciarsi trasportare in un universo sonoro che unisce quella parte più aspra dell’eredità King Crimson alle cavalcate impetuose dello zeuhl.


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Peppe Di Spirito

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