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UNIVERSAL TOTEM ORCHESTRA Mathematical mother Black Widow Records 2017 ITA

Non sono molto prolifici, ma quando danno alle stampe un nuovo lavoro regalano meraviglie. Il debutto degli Universal Totem Orchestra, intitolato “Rituale alieno”, è targato 2000 e dopo diciassette anni giungono al terzo album con “Mathematical mother” (in mezzo, lo ricordiamo, “The magus” del 2008). Anche in questa occasione la band si muove in territori zeuhl, ma attraverso una proposta sonora che evita accuratamente la copia carbone dei Magma, cercando e trovando una via personale nello scenario portato avanti da Christian Vander e compagni. Siamo di fronte a sei composizioni che hanno strutture di una certa complessità, dove nulla è lasciato al caso. Come sovente accade con gli artisti che si cimentano in avventure legate allo zeuhl, anche gli Universal Totem Orchestra partono da solide basi ritmiche, con l’accoppiata UTO G. Golin (batteria) e Yanik Lorenzo Andreatta (basso) a dettare legge spesso e volentieri, tra tempi composti, ossessivi, potenti e senza perdere una certa raffinatezza nelle esecuzioni. La chitarra elettrica di Daniele Valle e le tastiere e il pianoforte di Fabrizio Mattuzzi sono capaci di creare nei vari brani un’alternanza tra sound ruggente e aggressivo e atmosfere tra il classicheggiante e il misterioso, mantenendo sempre una tensione molto vivida. Gli interventi del sax ad opera di Antonio Fedeli, capaci di dare rifiniture molto particolari, e la spettacolare voce soprano di Ana Torres Fraile (elemento che caratterizza molto la musica degli Universal Totem Orchestra) completano il quadro dei contenuti di questo disco. Un disco che si fa valere proprio per le sue dinamiche, che permettono di partire dallo zeuhl e poi, a seconda delle esigenze, dare tagli netti con passaggi rarefatti, spunti sinfonici e lirici, divagazioni jazz-rock e intrecci strumentali virtuosi. Come accennato, è assolutamente apprezzabile la voglia della band di mostrare un proprio percorso, ma è chiaro che non vengono dimenticate le influenze di base. Così, anche in queste composizioni dalle strutture imprevedibili e costruite con brillantezza, si fanno strada dei passaggi che rievocano in maniera evidente la strada aperta da Vander. Si può trattare del giro ripetuto di un potentissimo basso che prende evidentemente spunto dai riff di Jannick Top, oppure di quelle reiterazioni memori dei temi immortali di “Mekanik destruktiw kommandoh”, o, ancora, delle atmosfere sospese e oniriche più tipiche di “Kohntarkosz”; fatto sta che la bravura degli Universal Totem Orchestra risiede nel fatto di raccogliere l’eredità dei Magma e di abbinarla a soluzioni di una certa originalità, riuscendo a far vedere chiaramente un proprio indirizzo stilistico. Certo, si tratta sempre di una proposta che per le sue peculiarità non è esattamente adatta a tutti i palati, ma stiamo parlando di un ottimo album, che rafforza ulteriormente la credibilità e i meriti di un grande gruppo che ha trovato risultati di qualità scegliendo un cammino che lo vede impegnato tra le asperità della musica zeuhl.



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Peppe Di Spirito

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