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VV.AA. Guitars dancing in the light - A tribute to Santana Mellow Records 2010

Trenta artisti appartenenti al mondo del progressive ed una casa discografica che in questo mondo ci sguazza da quasi un ventennio uniscono le forze per omaggiare una leggenda del rock come Santana. Un azzardo, una sfida, o una felice intuizione? Direi senza ombra di dubbio quest’ultima. Mauro Moroni e Donato Zoppo, organizzatori del progetto e cultori di buona musica, hanno visto giusto pensando che il sound reso celebre dal leggendario chitarrista messicano si prestasse bene a riarrangiamenti in chiave progressive e il tributo “Guitars dancing in the light” ne è la migliore dimostrazione. D’altra parte lo stesso Santana non è certo artista inquadrabile in un genere musicale ben preciso. Fin dagli esordi sul palco di Woodstock e per quasi tutti gli anni ’70 ha sfornato album che hanno fatto storia, con una miscela esplosiva di stili diversi, con cambi di rotta intriganti e con due punti fissi: l’esuberanza del rock e il calore dell’anima latina. Anche nei momenti in cui la sua parabola era discendente ed anche nel più recente passato è stato capace sempre di guizzi di classe e di rara ispirazione e, infatti, in questo doppio cd troviamo composizioni che sono prese un po’ dall’intero arco della sua carriera (con ovvia predominanza di quelle risalenti ai Seventies). La cosa che colpisce maggiormente è come la musica di Santana si riesca a trasformare senza perdere la sua matrice, grazie ad artisti che non rinunciano ad espressioni sonore a loro più congeniali, quasi a voler dimostrare, contemporaneamente, la genialità delle composizioni originali e la capacità di sapere in qualche modo imporre la propria identità. Perciò fanno un grande effetto, ad esempio, l’avanguardia frutto dell’intelligenza e delle invenzioni dei S.A.D.O., che propongono un medley bizzarro, la veste decadente con cui i Goad adornano "Black Magic Woman", i finlandesi Viima che fanno diventare nordica “Taboo”, la psichedelia moderna presentata dai Giobia con “No one to depend on”, o le punte di aggressività vicine al prog-metal dei Rob Sbar Noesis e degli Elicotrema, alle prese, rispettivamente, con “Open invitation” e “You just don’t care”. Tra gli artisti che si sono distinti meglio segnaliamo poi i francesi Nemo con la stratosferica “Incident at Neshabur”, i visionari Spirits Burning con “Soul sacrifice”, Maury e i Pronomi con “Flor d’ luna”, i Projecto Heleda con “El farol”, i Fonderia con un medley comprendente “Eternal caravan of reincarnation” e “Jim-Jennie”, i Central Unit con i fiati che brillano in “Eternal caravan of reincarnation”, i TenMidnight con “Just in time to see the Sun”, i Conqueror con una coinvolgente “Love devotion & surrender”, l’ottimo chitarrista degli attuali Osanna, Fabrizio Fedele, che si cimenta in “Bella” e i Mist Season con “Aqua marine”. Menzione speciale per la classe di Lucio Lazzaruolo del Notturno Concertante, che ci propone “Oye como va” in una inedita e brillante versione per solo piano.



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Peppe Di Spirito

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