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VV.AA. Electroacoustic music vol. VIII Electroshock Records 2003

L’ottava raccolta di musica elettroacustica pubblicata come di consueto dalla Electroshock è un affare piuttosto singolare da gestire, in quanto le differenze stilistiche che si possono generalmente riscontrare in una compilation sono qui suddivise in maniera piuttosto organica, quindi abbiamo una prima parte del cd relativamente di “facile” ascolto e piacevole, ed una seconda parte più orientata verso la sperimentazione più ostica e criptica; come sempre i numerosi artisti presenti in questa raccolta provengono da diverse nazionalità e generazioni differenti, ancora una volta per sottolineare l’internazionalità del progetto e l’ampiezza del fenomeno. L’inizio è affidato alla violinista canadese Lisa Walzer, con un brano cupo e dalle suggestioni arcane, “Transients” che riecheggia un certo tipo di espressività decadente “post rock” alla G.Y.B.E. unito ad un afflato cosmico e sinfonico che si collega idealmente alle composizioni di Klaus Schulze. La musicista serba Milica Paranosic ci offre invece un pezzo di sei minuti strutturato in quattro parti, una strana e affascinante mini-suite in cui gli intensi vocalizzi della Paranosic, con uno stile che riecheggia Lisa Gerrard ed Iva Bittová, si innalzano su bizzarre orchestrazioni avantgarde dal sapore vagamente gotico. La particolarità di questa raccolta si coglie in effetti nell’approccio non proprio accademico delle composizioni e nella ricchezza dei suoni, spesso rigorosamente in digitale. Una veterana della musica elettroacustica come Vivain Adelberg Rudow ci propone una breve e vorticosa “Racing Inside The Milky Way”, caos ragionato ed avvolgente che si pone fra Morton Subotnick e Philip Glass; Jukka Ruohomaki, un altro personaggio che da anni si muove negli ambienti dell’avanguardia scandinava, ha invece completato nell’arco di sette anni un gioiellino chiaro-scuro di sofisticata ambient melodica, la “Neuromancer Suite”, ispirata al romanzo di William Gibson. Da qui in avanti il disco lascia indietro ogni residuo melodico di facile lettura, con due altre notevoli lunghe composizioni: la prima, “Slings & Arows II”, è un incubo orchestrale dissonante e claustrofobico realizzato da Robin Julian Heifetz, con riferimenti a Penderecki e momenti non troppo lontani dagli Art Zoyd più elettronici ed estremi; il secondo pezzo è stato concepito da Diego Minciacchi, “Who’s Responsible in Here?”, ed è strutturato sull’ampio utilizzo di samples, rumori, campionamenti e field recordings… l’esito, anche se non originalissimo, è decisamente inquietante nel suo incedere (post) apocalittico ed industriale, notevole specialmente per l’equilibrio nei suoni e nelle varie sfumature subliminali.


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Giovanni Carta

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