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VV.AA. Electroacoustic Music Vol. VII Electroshock Records 2007

Fra le diverse raccolte di musica elettroacustica compilate e prodotte da Artemiy Artemiev, questo doppio settimo volume rappresenta forse uno dei momenti più ostici: nelle oltre due ore di musica i brani qui proposti lasciano poco spazio alla melodia, siamo nei dintorni della musica concreta ed elettroacustica più accademica e rigorosa… in effetti passare oltre un’ora in compagnia rumorismi post industriali, distorsioni in delay ed estemporanee improvvisazioni è quanto di meno vorrebbe desiderare l’ascoltatore medio di progressive rock. Però come esercizio di studio e di concentrazione all’ascolto questo doppio cd rappresenta una buona sfida, inoltre al di là dell’oggettiva difficoltà della musica proposta, diverse composizioni sono più godibili di quanto possa sembrare ad un primo ascolto. Come di consuetudine, in questa raccolta sono presenti compositori provenienti da ogni parte del globo: è rappresentato particolarmente il Centro-Sud America con il messicano Rodgrigo Sigal, il Brasile occupa quasi la metà dello spazio sul secondo cd con due lunghe suites composte da Jorge Antunes, uno dei più autorevoli compositori e studiosi di musica elettroacustica, ed a seguire l’argentino Jose Mataloni; le composizioni di Antunes rappresentano sicuramente uno dei momenti più alti dell’intera opera, specialmente le inquietanti architetture gotiche di “Vitraux MCMXCV”, suite elaborata nel 1995 in cui si delineano, attraverso suoni e timbri anche violenti nell’incessante e fragoroso infrangersi di vetri e specchi, le idee politiche e religiose dell’autore. Non sono dissimili le atmosfere dark ambientali evocate dall’italiano Oophoi (Gianluigi Gasparetti) con il suo “Dissolving In The Void”, pezzo realizzato nel 2000 e strutturato su un vorticosa ed abissale sequenza di droni in cui si rende palpabile un senso di annullamento fisico e sensoriale verso gli spazi profondi del cosmo. Un altro noto esponente dell’ambient più sperimentale è il belga Vidna Obmana, qui presente con un lungo brano scritto nel 2001, “In Memory of Morton Feldman”, una composizione dal respiro orchestrale in cui le note e le accordature sono dilatate e dilaniate all’infinito fino a rendere l’esperienza dell’ascolto realmente allucinante e claustrofobia. Geert Verbeke, l’altro compositore belga di questa raccolta, si esibisce con la sua “Old Peach Tree” in una lunga spettrale fantasia percussiva di campane e gong; l’equilibrio nella ricerca timbrica dei suoni conferisce al brano un notevole intensità spirituale. La Polonia è invece responsabile dei momenti più “rilassati” di questa raccolta, Lukazs Szalankiewicz e Michal Bukowski con i loro due rispettivi pezzi “Glodne Duchy” e “Sen Paranoika 28”, entrambi composti nel 2000, si orientano verso trame sonore tecnologiche e fantascientifiche: “Glodne Duchy” (tradotto, “Fantasmi Affamati”) suona come una sorta di incubo cyberpunk, mentre il secondo “Sen Paranoika 28”, è l’apice melodico della raccolta, in pieno stile Tangerine Dream e Ian Boddy, un brano forse slegato dal contesto generale di questo Vol.VII ma che rappresenta comunque un gradevole momento di relax e pausa intellettuale.


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Giovanni Carta

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