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VULGAR UNICORN Sleep with the fishes Cyclops 1996 UK

Forse non saranno il gruppo preferito per molti ascoltatori di progressive, ma non si può negare che i Vulgar Unicorn siano uno dei più coraggiosi oggi in circolazione, specie se ci si limita ad osservare il panorama new-prog inglese. Il bello dei Vulgar Unicorn è che non hanno paura di niente: non hanno paura di fare un album con quattro composizioni lunghe tra i 16 e i 20 minuti (ma si potrebbe anche parlare di un'unica piece); non hanno paura di iniziare un disco che si suppone prog con una suite funky - chiamiamola così... - come il brano di apertura "Food for thought"; non hanno paura di passare di palo in frasca nel corso di un pezzo, con una faccia tosta che ha del disarmante. E questo, lasciatecelo dire, li rende decisamente simpatici. Così come li rende simpatici una copertina talmente caramellosa e fuori luogo (l'interno è rosa shocking) da ricordare uno spot pubblicitario anni sessanta. Proprio per tali motivi siamo disposti ad accogliere con spirito aperto il frutto della pazza creatività del duo inglese; una pazzia che forse non li porta ad approdare a niente di concreto ma che riesce indiscutibilmente nell'intento di attrarre l'attenzione. E' inevitabile che in contesto come quello descritto le sensazioni seguano un andamento oscillante, passando da momenti di scarso interesse ad altri in cui l'ascolto si rivela decisamente appagante (ci riferiamo in particolare al terzo brano "The stitch", in cui i Vulgar Unicorn confezionano dell'ottimo rock progressivo sui generis), ma possiamo dire che nel complesso la proposta ci ha positivamente impressionato, pur se con qualche riserva dovuta alla ricorrente tendenza verso il funky. Spingersi in un'analisi dettagliata di questo secondo disco dei Vulgar Unicorn rischierebbe però di portarci troppo lontano; per una volta lasciamo che sia la musica a parlare per sé.

 

Riccardo Maranghi

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VULGAR UNICORN Under the umbrella 1995 

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