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ADRIAN WEISS Big time autoprod. 2011 GER

Guitar-hero tedesco molto prolifico in clinics e collaborazioni varie, Adrian Weiss ha suonato sui quattro album degli ormai sciolti Thought Sphere e su tre degli attuali Forces at Work, entrambe prog metal bands. Le undici tracce contenute nel suo debutto solista, “Big time”, hanno in realtà una lunga gestazione, iniziata addirittura nel 1995. Nel 2007 inizia il lavoro di incisione, ma a causa di problemi vari l’uscita sul mercato discografico si protrae ancora. A dir la verità, ascoltando l’intero album si nota questa diversificazione compositiva, fattore che quasi mai rende univocamente positivo il contenuto di una pubblicazione. I brani sono comunque piacevoli, molto orecchiabili, con dei riff pesanti che si accompagnano a delle escursioni musicali molto vicine a quelle di chitarristi italoamericani come Joe Satriani e soprattutto Neil Zaza (senza dimenticare alcuni lavori di Vinnie Moore), come dimostrato nell’opener “Summer Drive”.
Ogni pezzo è accompagnato da una breve didascalia, che in un paio di righe ne sintetizza i contenuti e l’ispirazione. Nonostante “Egyptian Inscription”, suonata a terzetto, risulti interessantissima con le sue melodie misteriose e mediterranee, senza dubbio le tracks più godibili risultano quelle composte ed eseguite con il chitarrista acustico Demien Heuke; la già citata “Summer Drive”, “Desert Sanctuary” e “Bright Awakening” risultano parecchio fresche, denotando una loro originalità con la compartecipazione di uno strumento a corda che non sia elettrico.
Numerosissimi gli ospiti, per lo più session men molto apprezzati in patria, tra cui spicca Victor Smolski (ascia dei Rage), con cui Weiss ha collaborato in passato. Proprio Smolski è protagonista di un duello a quattro chitarre soliste in “Tough Luck”, dove però andrebbe sottolineato anche l’ottimo lavoro del bassista Joachim Kremer.
Dimostrazione dell’eterogeneità di “Big Time”: un brano di metal quasi funkeggiante come “Easy on the Ice”, molto divertente, e la conclusiva “The Progressive Society”, in cui suonano i compagni d’avventura dei Forces at Work (c’è anche un altro chitarrista in formazione, Mischa Blum). Un bell’esempio di prog metal strumentale quest’ultimo, in cui è possibile ammirare Adrian in quella che dovrebbe essere una veste per lui più abituale ed occorre specificare come egli appaia perfettamente a proprio agio.
Per essere un insieme di pezzi composti in tempi diversi e poi messi assieme, “Big Time” va più che bene. Col secondo lavoro, comunque, Adrian Weiss dovrà per forza di cose scegliere una strada da seguire. Le opportunità sembrano molteplici e sentendo quanto contenuto in questo album pare proprio che lui sia in grado di poterle portare avanti in ogni caso molto bene, qualunque sia in futuro la sua preferenza.



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Michele Merenda

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