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YOKE SHIRE The witching hour Zygo Records 2007 USA

Aspettavo con un bel po' di curiosità la nuova uscita dei fratellini Herlihy e dopo aver finalmente ascoltato "The Witching Hour" ho proprio pensato: era ora, bentornati Yoke Shire! Questo nuovo doppio cd copre un periodo di circa quattro anni dalla loro ultima pubblicazione, "A Seer in the Mist", splendida raccolta che include una buona manciata di brani inediti, il loro eccellente primo e.p. ed una serie di efficaci estratti live della band; passata la curiosa parentesi acustica con il mini "Solar Solstice", è così giunto il momento di "The Witching Hour". Gli Yoke Shire sono tornati dunque con un doppio album che riprende ed approfondisce le magiche atmosfere di "Masque of Shadow", anche se rispetto a quanto hanno fatto in passato mi sembra di percepire un lieve cambio d'umore nei brani di "The Witching Hour", gli Yoke Shire danno l'impressione di una maggiore introspezione, una malinconia diffusa che ben si accompagna al loro stile fumoso e carico di esalazioni lisergiche. Le sonorità hard rock degli Yoke Shire si inseriscono in modo ancor più discreto, la chitarra elettrica di Brian Herlihy è prodiga ancora di riff sanguigni ed assoli taglienti quanto efficaci, nell'insieme il suono del disco è estremamente soffuso, l'aggressività è ormai mitigata dalle suggestioni di brani distanti ed eterei. Nell'arco degli oltre ottanta minuti di "The Witching Hour" i brani si avvicendano fluidamente attraverso citazioni ed accenni di vario tipo, dall'oscuro groove hard-funk celtico e Ledzeppeliniano (!) di Full Moon Rising a ballate psichedeliche come la pagana title-track o la morbida e romantica cavalcata spaziale di "A Myriad of Moons". In pezzi come "Passage Upstairs" gli Yoke Shire svelano un'aspetto latin-blues rock piacevolmente ibrido con percussioni e marimba in bell'evidenza ed un efficace assolo di sax in chiusura suonato da Craig Herlihy; il mood sensuale ed arcano che caratterizza l'identità degli Yoke Shire si estende attraverso un folk rock epico (devoto ai Jethro Tull) come "Triskelion" oppure come nella suite di sedici minuti, "Dream Tea", una sorta di summa delle diverse sfaccettature che compongono "The Witching Hour". Nell'ultima parte del disco la musica tende a rarefarsi verso sonorità folk rilassate ed intriganti, fra divertite evocazioni vintage ("Midnight Chimes") e la drammaticità di "Again Midnight Chimes". Per chiudere le danze gli Yoke Shire ci salutano con l'acustica "Bard of the North Woods", un commiato solenne nonché degno epilogo per un disco estremamente intenso e realizzato superbamente nei minimi dettagli, ennesima conferma del grande talento dei fratelli Herlihy.

 

Giovanni Carta

Collegamenti ad altre recensioni

YOKE SHIRE Masque of shadows 1999 
YOKE SHIRE A seed in the midst 2002 

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