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YUGEN Iridule AltrOck 2010 ITA

Sono tornati! Gli Yugen, alfieri dell'Avant Prog italiano sono tornati! Avevano sorpreso tutti con il loro stupefacente, sebbene ancora un po’ acerbo, album d’esordio "Labirinto d'Acqua", proponendosi ed affermandosi come una delle realtà emergenti più interessanti del prog mondiale. La loro conferma è arrivata poi con l'affascinante ed interlocutorio "Uova Fatali", omaggio all'ex Stormy Six Tommaso Leddi. Erano quindi chiamati alla prova di maturità, a fare cioè quel salto di qualità decisivo che li facesse entrare nel gotha del progressive mondiale. Chiariamolo allora subito, le attese non sono state deluse: "Iridule" rasenta livelli di eccellenza assoluta ed è, per chi scrive, uno dei dischi più belli e riusciti del 2010. Ancora una volta, come per "Labirinto", l’anima compositiva della band è Francesco Zago, autore di tutti i brani e direttore della sempre numerosa orchestra Yugen.
In "Iridule" l'obiettivo viene “messo a fuoco” già a partire dalla copertina molto nitida ed esplicita, a differenza di quella di “Labirinto” in cui appariva sfocato (a tal proposito un plauso è doveroso per l'artwork, davvero notevole!). Non dovendo forzatamente sorprendere a tutti i costi, con il rischio di girare a vuoto e diventare prolissi, ma consci delle proprie qualità, gli Yugen concretizzano la loro proposta, costruendo e gestendo strutture musicali complesse con grande perizia tecnica e rigore compositivo, riuscendo così a contenere il bisogno di strafare. Nulla è lasciato al caso: ogni singola nota è studiata e ponderata con la massima attenzione, arrivando cosi a realizzare un disco essenziale, asciutto, ragionato, ma non arido.
La stessa estrema professionalità si riscontra in ogni fase della realizzazione, a partire dalla registrazione fino alla scelta degli interpreti e delle "guest star". Questo è sicuramente uno degli aspetti che elevano "Iridule" oltre la media delle produzioni progressive contemporanee: serviva un bassista e si è scelto di chiamare Guy Segers degli Univers Zero e non il vicino di casa magari pur bravo a suonare; era necessario inserire parti cantate e si chiede la disponibilità di Elaine Di Falco, piuttosto che scritturare la cugina di un amico. A questo punto non sorprende più nemmeno la presenza dei Thinking Plague al completo, di Epifani o dell'immancabile Tommaso Leddi ad affiancare il nucleo storico.
Yugen è un ensemble aperto dove ogni musicista si mette al servizio della musica e in funzione di questa vengono di volta in volta chiamati gli interpreti più adatti. Ed è proprio questo il motivo per cui il gruppo chiede di essere chiamato Yugen, piuttosto che "gli Yugen", perché vogliono anteporre al concetto di gruppo quello di progetto musicale e cosi li chiameremo d'ora in poi. Tale progetto è figlio degli Henry Cow e dei King Crimson, non certo in termini di composizioni musicali e partiture, ma nell'approccio alla composizione rigido e disciplinato, nell'inserire frammenti di musica colta e contemporanea in un contesto rock. Ed è proprio questo uno dei valori aggiunti dell'album: rendere fruibili e più immediati concetti musicali ostici e complessi. Analizzare l'album da un punto di vista rock lo valorizza decisamente, giustificando anche qualche ingenuità fisiologica per una band che si propone fini così ambiziosi. Un disco che trasuda una passione sviscerata per la musica in ogni passaggio con continui omaggi e citazioni sia al progressive più classico, in particolare al progressive italiano, ma anche ad una musica più colta: Nancarrow, Schönberg, Varese su tutti.
Considerando “Uova Fatali” come una parentesi, “Iridule” è la naturale evoluzione di “Labirinto d'acqua”. Infatti, proprio in continuità col primo album, si riprende a giocare molto sulla forte contrapposizione tra melodia e quella che io stesso definirei anti-melodia. Le tracce dispari sono tutte o quasi brevi, cantate e armoniose, le pari invece mettono in evidenza l'anima più RIO e avanguardistica della band. Gli stupendi momenti melodici sono affidati alla bellissima voce eterea di Di Falco e fanno da contrappunto al caos organizzato dei brani strumentali. Poi, improvvisamente, tutto tace e si accende come una flebile candela la voce della Di Falco, alle volte alle prese con melodie medioevali di Gentlegiantiana memoria, altre volte con armonie astratte al limite dell'irreale, dileguandosi, per poi spegnersi dolcemente e rilasciar spazio alle dissonanze ed ai contorsionismi musicali del gruppo. Nei brani pari invece nulla è lineare e, appena si crede di aver trovato un riferimento solido a cui appoggiarsi in un riff, un loop o una linea melodica, la band è pronta a sconvolgere tutto e spiazzare completamente l'ascoltatore.
Parte il lettore e un suono stridulo e fastidioso avvisa l'ascoltatore. A seguire melodie sghembe si alternano a muri sonori Crimsoniani per poi finire in un trip psichedelico (“The Scuttle Of The Past Out Of The Cupboards”). Ritmi spezzettati e atmosfere minimalistiche si tramutano in arzigogoli musicali lasciandosi forse leggermente prendere la mano in “Overmurmur”, brano che sembra estratto direttamente da "Labirinto d'acqua". In “Becchime”, il pezzo che ricorda maggiormente "Uova Fatali", un inizio quasi blues e spunti folk danno il via ad architetture sonore complesse che si muovono sempre in un contesto cameristico. La trascinante “Ganascia” ci catapulta in una laboriosa officina, dove meticolosi operai forgiano partiture impossibili. Ecco che anche Elaine Di Falco è coinvolta e assorbita nella follia Yugenica in cui le ostiche linee melodiche disegnate dalla sua voce si rincorrono e si fondono con la musica della band. Si tratta di “Serial(ist) killer”, il pezzo più entusiasmante dell'album. Si termina con “Cloudscape”, brano strumentale di Crimsoniana memoria, traccia dispari e quindi "melodica", a cui si dovrebbe dedicare un’analisi a parte: infatti per il suo mood potrebbe quasi apparire come estrapolata dall'album "Stati d'immaginazione" della PFM.
“Iridule”, col suo unico contorsionismo musicale, nel complesso racconta che Yugen non ha temuto di puntare in alto, grazie alla bravura e all'ambizione, ma anche alla presunzione musicale di cui è dotato. Noi non possiamo far altro che goderci pienamente questo album meraviglioso, denso e pieno di contenuti da gustare e riscoprire ascolto dopo ascolto per poi restare in attesa del prossimo episodio con il massimo delle aspettative!!!



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Francesco Inglima

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