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YACOBS Beautiful Gold Und Tier 2020 GER

Yacobs è un progetto del batterista Ulf Jacobs, meglio conosciuto nel circuito prog per essere membro degli Argos. A dire la verità questa avventura solista parte addirittura nel 2001 con “Still Love You” e da allora sono stati pubblicati, escluso quest’ultimo, altri 4 lavori.
A volte i batteristi hanno un cuore di panna e non è detto che facciano dischi solisti solo per avere l’occasione di rendere dominante il loro strumento pestandolo con mille tecniche diverse. E’ così che Ulf ha sempre mostrato una forte predisposizione per la musica melodica e romantica che anche in questo album è grande protagonista. Paradossalmente Ulf, multi strumentista che si cimenta anche con le tastiere, la voce e il flauto dolce, ha persino utilizzato una drum machine in alcune tracce anche se tutte presentano una parte ritmica così regolare che è arduo distinguere lo strumento classico dalla macchina: è proprio vero che il calzolaio va in giro con le scarpe rotte! Altri musicisti sono stati reclutati per l’occasione e sono Thomas Klarmann degli Argos al basso, Bogáti Bokor Ákos degli Yesyerdays alla chitarra e al basso, Sascha Conrad alla chitarra, Kari Jacobs ai cori e Kecskeméti Gábor al flauto.
Gli sforzi compositivi si concentrano tutti nella lunga title track che con i suoi 17 minuti, da sola, arriva quasi a ricoprire la metà dell’intera opera (45 minuti in tutto). Proprio in questo pezzo ritroviamo alcuni momenti sinfonici di stampo genesisiano che hanno caratterizzato molto gli apprezzati album degli Argos. Ma con gli Argos questo disco ha a che fare solo marginalmente, visto che gli ingredienti sono stati annacquati a dovere preferendo situazioni rarefatte, melodiche e meditative, talvolta quasi dal sapore new age.
In seconda istanza citerei la conclusiva “I Will I Know” per i suoi bei momenti strumentali con tastiere luminose, ma si tratta comunque di gocce nell’oceano di un album complessivamente monocorde e poco fantasioso. E poi c’è la voce di Ulf, un po’ somigliante a quella di Roine Stolt ma decisamente meno performante rispetto al collega svedese e, quando il cantato prevale sul resto, i brani perdono in efficacia dal momento che gli arrangiamenti sono molto scheletrici. Ci sono pezzi come l’opener “To Be a Clown”, una pigra ballad scandita da poche note di pianoforte quasi in loop, con qualche fugace abbellimento di chitarra, dove non accade praticamente nulla di memorabile. La stessa cosa potrei dirla per la successiva “The Back Of My Hand” in cui le linee vocali sono una specie di nenia, ma anche per la romanticissima “Contagious Fear”, dai controcanti ariosi, che non decolla mai. “Truth Or Dare” si apre con un grazioso loop elettronico ma evolve presto nel solito brodo e le belle colorazioni del synth non bastano a lasciare sensazioni durature, anche se la vaporosa parte strumentale che possiamo ascoltare dalla metà del brano è incredibilmente rilassante. Rimane ormai all’appello soltanto “Naked”, una ballad con pianoforte e flauto, elegante e leggera e anche raschiando il fondo del barile non mi sentirei di promuovere questo album noioso e povero di emozioni.
Preferirei che Ulf si concentrasse sugli Argos che dal 2018 non hanno ancora pubblicato nulla. Dal momento che un nuovo album della band tedesca pare in dirittura di arrivo, vorrei rifarmi un po’ le orecchie.



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Jessica Attene

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