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ZAIBUGLISCH Pinguino atomico autoprod. 2006 ITA

Probabilmente in pochi se ne saranno accorti, ma è da un pò di tempo che nei meandri del sottosuolo musicale italico si sta aggirando un "Pinguino Atomico" dalle intenzioni tutt'altro che rassicuranti... Responsabili della liberazione di questa strana bestia lisergica sono gli Zaibuglisch, trio udinese basso-chitarra-batteria incline all'improvvisazione psichedelica come alle jam strumentali d'ampio respiro. In circolazione da circa quattro anni, gli Zaibuglisch hanno realizzato il loro "Pinguino Atomico" in piena autonomia ed in modo del tutto spontaneo e diretto, sei brani per quarantacinque minuti, metà dei quali occupati dai primi due brani del cd, "La Canzone del Tappo" e la title-track. Il rock acido e stralunato degli Zaibuglisch procede con fare indolente e surreale attraverso ampi spazi strumentali estemporanei nonché tour de force chitarristici per Jacopo Marini (anche alla voce), spalleggiato da una turbolenta seziona ritmica composta dal batterista Antonello Brianza e dal bassista Michele Brienza. Il Pinguino Atomico riesce a dare il meglio probabilmente attraverso bluesacci ombrosi dal sapore antico come l'alcoolica e sorniona "La Canzone del Tappo", quindici minuti di torrida improvvisazione chitarristica che fa venire in mente i vecchi Ten Years After come anche le ciclopiche jam psichedeliche di californiana memoria... L'ispirazione spazia dunque fra il blues-rock ed un gusto per l'improvvisazione chitarristica che presenta velleità free-jazz coltraniane (come accadeva già nel lontano 1966, ricordate "Eight Miles High"?), senza escludere qualche vago legame con un immaginario psichedelico britannico di stampo barrettiano. Gli Zaibuglisch non sono stati comunque ancora del tutto risucchiati da qualche vortice spazio-temporale e rispediti indietro di cinquant'anni, nonostante le accelerazioni freak della title-track ed altri trucchi lisergici assortiti mi pare che ci sia ancora un piccolo collegamento con certo indie rock italiano, sarà per la scarna registrazione del cd, per il cantato oppure per l'atmosfera stonata e vagamente dimessa che caratterizza buona parte dei brani... Con tutti i suoi difetti tipici di una autoproduzione "live" e nonostante alcuni pezzi non siano perfettamente a fuoco (mi riferisco in particolare alla seconda parte del cd) "Pinguino Atomico" merita almeno un ascolto per la sua sfacciata e sconsiderata audacia. La strada mi sembra comunque quella giusta...

 

Giovanni Carta

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