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FRANK ZAPPA Trance-fusion Zappa Records 2006 USA

Uno dei tanti album del genio di Cucamonga pubblicati postumi. Completato dallo stesso Zappa poco prima della sua morte, “Trance-fusion” è idealmente il terzo capitolo di quella che ad oggi sembra una trilogia dedicata alla chitarra, partita agli inizi degli anni ’80 con il triplo “Shut up ‘n play yer guitar” e proseguita con il doppio “Guitar” (volendo escludere “The guitar world according to Frank Zappa”, edito solo in musicassetta per una rivista specializzata americana).
Un’uscita già annunciata nel 1999, poi nel 2003 e dopo ancora nel 2005. Nel frattempo, a dimostrazione di quanto fosse atteso, iniziano a circolare i primi bootleg e viene acquisita la fama di “unreleased album”, entrando quindi nel mito prima ancora dell’effettiva pubblicazione.
Esattamente come i due titoli precedenti, “Trance-fusion” è una raccolta di assoli live che singolarmente riescono a fare storia a sé, diventando cioè dei brani veri e propri collegati poi tra loro, andando a formare una specie di unicum. E quasi ogni pezzo, proprio come avveniva nei due album precedenti (salvo rare eccezioni), acquisisce una nuova denominazione. Del resto, è cosa cognita che molto spesso lo “zio Frank” dal vivo sfornasse delle versioni differenti dei propri pezzi, fino a cambiarne addirittura il titolo.
Le eccezioni, si diceva. Una di queste è l’iniziale “Chunga’s Revenge”, brano che soprattutto negli eighties apriva i concerti ed ogni sera veniva eseguito in maniera differente. In questo caso si tratta probabilmente di una delle migliori prove in assoluto, con l’esecuzione che per lunghi tratti viene lasciata al figlio Dweezil, guitar-hero dalla grande tecnica che non sempre durante la sua carriera è riuscito a sostenere il confronto con un’ingombrante (per usare un eufemismo) eredità. Resta il fatto che in questo caso il figliol prodigo suona alla grande, infarcendo il pezzo di licks gustosissimi. Poi entra anche la chitarra del padre ed il confronto tra le due scuole è di altissimo livello.
Questo brano è stato estrapolato dal tour del 1988, dove era presente un’imponente sezione fiati. In effetti, le date dell’88 e dell’84 (formazione con Ray White ed Ike Willis alle chitarre ritmiche, più due tastiere) sono quelle a cui si è attinto maggiormente, più un paio di brani del ’77 e del ’79. Ma la verve di base non cambia, perché – particolare non da poco – la sezione ritmica dei due tour rimane immutata: musicisti del calibro di Scott Thunes (basso) e soprattutto di Chad Wakerman (batterista, tra gli altri, anche di Allan Holdsworth), infatti, costituiscono a priori una garanzia assoluta. Anche se poi, nei due brani degli anni ’70 – ovvero “Bowling Caren” (preso da “Wild Love”) e “Ask Dr. Stupid” (da “Easy Meat”) –, troviamo rispettivamente personaggi come Terry Bozzio e Vinnie Colaiuta, a loro volta punti fermi che farebbero la fortuna di qualsiasi formazione.
Inutile analizzare ogni singolo brano, richiederebbe troppo tempo, col rischio di creare noia a chi legge. Basti sapere che in quella che alcuni hanno re-denominato “Trasfusione”, scorrono principalmente numerose versioni dei virtuosismi di “Torture Never Stops”, “Inca Roads”, “City Of Tiny Lights” e “Let’s Move To Cleveland”, cioè assoli amatissimi dagli estimatori del Frank Zappa più chitarristico.
Da segnalare, inoltre, “Diplodocus” (assolo della celebre “King Kong”, notevole davvero), la title-track (cioè “Marque-Son’s Chicken”) e “Bavarian Sunset” eseguita dopo la jam sulla cover di “I’m the Walrus” a Monaco di Baviera, posta in chiusura dell’intero lavoro e suonata nuovamente col figlio Dweezil.
Se ben conoscete ed apprezzate le fasi solistiche di Frank Zappa, con le sue cervellotiche asimmetrie infarcite di avanguardia, sia rock che jazz, potete stare tranquilli: diverrete presto devoti di “Trance-fusion”. Se non appartenete a tale categoria… beh… di sicuro non sareste arrivati alla fine di questa recensione.
Dopo la sua pubblicazione ufficiale, l’album si trova con parecchia facilità. Prendetelo senza esitare un attimo. Un’ultima cosa: in giro è possibile trovare anche “The lost solos”, un triplo bootleg composto da altri assoli live. Contenuti musicali anche stavolta ottimi, ma qualità audio spesso scadente. Quindi, attendiamo fiduciosi dalla famiglia Zappa anche questa operazione!



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Michele Merenda

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