Nel vostro impressionante short movie "Magic Ritual" ci sono vari simboli che si susseguono, ma un ruolo di primo piano è dedicato al pugnale col manico a zampa di caprone, che tu stesso fai volteggiare mentre la band sta suonando. Infatti, nel comunicato stampa che avevate diffuso tempo fa, stava scritto che nel video si narra “il percorso di un simbolo affidato a un’adepta”. Perché quell’oggetto è così importante?
Bisogna guardare “Magic Ritual” diverse volte e poi operare con dei fermo immagine... i simboli sono necessariamente molti e correlati, e mettendo insieme il significato di ciascuno si perviene al significato del lavoro. Il pugnale, da sempre simbolo (virtuale) di antico rituale, ha un significato ovviamente ideologico... lascia intravedere la via per l’ultima locanda indicata dal libro e al tempo stesso viene temporaneamente donato alla giovane ragazza per renderla più forte di fronte all’arroganza e alla sempiterna violenza del maschio che alla fine, pur inconsciamente, è il vero perdente. Anni fa, durante i lives, usavo quel pugnale per suonare la mia Gibson perché mi dava maggior dinamica sulle corde e quindi sul timbro emanato.
Benché molto coinvolgente, non sempre nel cortometraggio è agevole rintracciare un senso compiuto che vada al di là della summa di certe tematiche visuali e sonore a voi care. Vorresti dunque esplicitare l’aggregante programmatico, specificando inoltre se il concept è da intendersi in chiave più ampia?
Quando si è nella fase creativa e realizzativa di un’opera, si è in simbiosi con il proprio io e non esistono pensieri per i fruitori dell’opera... inoltre ogni fruitore ha una propria visione della vita e dell’arte e le emozioni che prova sono assolutamente condizionate dallo stato d’animo in cui si trova. Quindi, se durante la visione una persona ha un problema, i contenuti e la relativa comunicazione sono condizionati dal problema. Stando a noi, ovviamente, abbiamo creato ed assemblato il tutto sulla base di un concept personale e comunque sempre diversamente interpretabile, anche se, attorno al cinquantesimo minuto del video, facciamo scorrere una frase in latino che, una volta tradotta, darà una indicazione in più.
L’indubbia carica di attrazione del video va anche attribuita all’azzeccata scelta delle location. Dove si trova quel castello dall’aspetto così fascinosamente tetro?
Il materiale è stato girato e diretto da Doris Norton fra Milano e Brazov, fra Pavia e Macerata. Le location sono un teatro, due cripte e quello splendido castello in Romania, la mia patria esoterica.
Montaggio a parte, diverse scene di "Magic Ritual" appaiono chiaramente girate oggi. Erano così indispensabili per lo sviluppo della narrazione?
Assolutamente sì... non volevamo solo il passato, ma volevamo che l’attuale interagisse con ciò che era. Avevamo materiale girato nel 77-78 ma sarebbe stato troppo semplice riassemblare scene vecchie e, comunque, anche per questo cult. Abbiamo voluto fare qualcosa di più complesso... creare un ponte surreale fra ieri ed oggi, optando per un montaggio digitale e creativo ad un tempo.
Frasi inserite al contrario, immagini esoteriche... Il tutto non esattamente comprensibile per i non iniziati. Per Antonius Rex oggi cosa significa comunicazione, e a che tipo di pubblico intende rivolgersi?
Penso che il mondo magico, nella sua essenza, non debba mai essere subito comprensibile in toto. Noi abbiamo sempre cercato di dare degli input, delle indicazioni per una ricerca interiore e parafilosofica, lasciando chi ci segue nella libertà di completare il viaggio. Oggi abbiamo fans in tutto il mondo, questo primariamente grazie al buon export della Black Widow, ad Internet, alla stampa settoriale e ad alcune labels, fra cui Century Media che importa i nostri lavori per Usa ed Europa. Il nostro pubblico di oggi è eterogeneo nella cultura e nell’età e questo è l'aspetto più eclatante. Stando alle e-mail abbiamo comunque più seguaci fra il pubblico femminile.
Avrai certo sentito parlare della sedicente setta delle Bestie di Satana, che in Lombardia si è macchiata di efferati delitti. Il giudizio di primo grado ha condannato severamente gli autori dei fatti di sangue, mentre non ha attribuito lo status penale dell’associazione per delinquere alla medesima congrega. Qual è la tua posizione riguardo a tale vicenda?
Penso che il disagio giovanile sia in espansione e penso che nessun essere al mondo possa nascere criminale. Quindi ogni atto di violenza trova le sue origini in percorsi sbagliati che l’individuo si è trovato ad effettuare... a volte poi si innesca anche la voglia di protagonismo irrazionale, la voglia di apparire importanti, il senso di emulazione di alcune gesta magari viste in TV o al cinema. Tornando alla tua domanda, penso che quanto è successo non abbia nulla a che vedere con il principe delle tenebre e che sia una problematica gravissima di tipo psichiatrico. Oggi di questi eventi si occupa la giustizia terrena... domani sarà la volta della giustizia divina. La vita sociale degli uomini deve essere basata sulle regole e nessuno può operare violenza su un altro, né in nome della politica, né tantomeno della religione. Parlavamo ermeticamente di questo in "Falsum et Violentia" nell’80, credo... ma l’uomo dimentica.
Vuoi dire qualcosa sul tuo lavoro di produzione della band Devil Triangle?
Dopo “Praeternatural” sono successe tantissime cose in area musicale. Una di queste è stata la collaborazione con il ricercatore e bassista Giulio Tasnad e con la sorella Monika, proprietaria di uno studio di incisione in Romania dove tra l’altro è stato inciso l’audio di “Magic Ritual”. Con Giulio producemmo un album di strano progressive che usammo come documento e che donammo ad un piccolo stuolo di religiose. Oggi, nel 2005, abbiamo deciso di produrre il secondo atto dei DEVIL TRIANGLE facendo muovere i musicisti, capitanati dal bassista Alexander Tasnad, sul terreno energetico e magmatico del metal con contaminazioni gothic-dark: è un album di nicchia che abbiamo chiamato “Darkotic”, composto di 10 brani di cui 5 fatti in studio e 5 volutamente realizzati in diretta su Dat, onde offrire un sound allo stato puro... la sua uscita è programmata per maggio 2005. Gli attuali musicisti dei Devil Triangle mi soddisfano molto: in particolar modo voglio evidenziare le doti chitarristiche di Giosuè Fabrice che, in simbiosi con Alexander Tasnad, sa unire le sue ritmiche a quelle del batterista Died Leckter che nei brani fatti in studio dimostra il suo stile geniale nel suo drumming con la cassa.
Circa la vostra prossima opera, di essa è già noto da tempo il titolo "Switch On Dark". Per quando ne è prevista l’uscita? Dobbiamo attenderci un qualcosa orientato nel solco evolutivo ‘modernista’ già tracciato da "Magic Ritual"?
Il nuovo album “Switch On Dark” è pronto da un anno... stiamo decidendo quando metterlo in commercio... la previsione potrebbe essere per l’estate. Pur essendo molto auto-critici riteniamo che sia il nostro miglior lavoro in assoluto sotto tutti gli aspetti... quello che non sappiamo è se verrà compreso subito... ma poco importa. L’avanguardia di “Tardo Pede” venne esaltata molti anni dopo la sua uscita. “Switch On Dark” non rientra in alcun genere... diciamo che è un’onda anomala e al tempo stesso una droga mistica per le nuove generazioni.
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