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COURT Gerald Crich
 

Un dolce suono si ode lontano, l'eco è la sua memoria. Alcuni bisbigli, qualche sospiro ed ecco riapparire quel fluido gruppo, ricco di sfumature e intimo gusto. I Court donarono la nascita e la consapevolezza per poi svanire senza troppe parole. Di questo ci dispiace ma ora è giunto il tempo di ricongiungere lo spirito a quel "Distances" che ci ha fatto sognare. Quel gusto barocco per atmosfere intense sempre piene di leggere sinfonie non ci ha abbandonato. La peculiarità nasce dal lento procedere delle composizioni quasi in sboccio tra suoni progressivi e strutture acustiche. Non manca quel pizzico di romanticismo tipico dei luoghi di noi tutti e anche una buona dose d'energia espressiva. Questa loro magniloquenza non porta cenni del passato ma quella semplice ricercatezza di un gruppo moderno e colto.

Improvviso ritorno dopo vari anni di silenzio. In occasione di un vostro recente concerto ho potuto assistere alla presentazione di alcuni pezzi nuovi. La prima impressione è che il tempo ha semplicemente rallentato il vostro corso ma senza disturbare l'armonia della vostra musica.

Il più grande evento tra l'uscita del secondo album "Distances" ed oggi è stato l'abbandono della band da parte di Andrea Costanza. Poiché siamo sempre stati un gruppo molto corale è stato difficile trovare una nuova stabilità. In questo periodo con la nuova formazione finalmente assestata ci sentiamo molto creativi e affiatati. Abbiamo di nuovo ambizioni alte, soprattutto dal punto di vista creativo e di sonorità nuove.

La particolarità della vostra musica è data dall'utilizzo si di chitarre acustiche, l'oboe etc, ma secondo me anche dall'atmosfera che riuscite a creare, a volte quasi impalpabile. Qual'è la vostra visione di voi stessi, della vostra musica anche all'interno del panorama progressive italiano?

Anch'io penso che la nostra musica sia molto interiorizzante. Nasce dal contrasto fra le nostre personalità (che sono, credimi, molto differenti) e quindi risulta particolarmente distillata sublimata per l'ascoltatore, perché è frutto di moltissimo lavoro non tanto nel senso tecnico e musicale, quanto piuttosto emozionale. Ognuno di noi deve interiorizzarla profondamente prima di suonarla con gli altri, se no il gioco non riesce.

Siete reduci, come molti, dall'esperienza WMMS. Come ricordate la cosa?

La WMMS ha dato ai Court la possibilità di pensare in grande (dischi e concerti) a 19 anni. Per questo motivo saremo sempre grati a questa etichetta, che checché se ne dica assicura trattamenti MOLTO migliori di altre piccole etichette italiane ed europee. Certo che crescendo, aprendo gli occhi su molte alte problematiche non solo musicali, ma anche economiche, gestionali, pubblicitarie ci si accorge come il mondo del rock più colto, se vuoi, sia in mano a gente poco competente e soprattutto con poca voglia di rischiare. Meglio tanti dischetti che un vero successo (relativo al tipo di prodotto, ovviamente)

E per un prossimo eventuale album?

Ci sono già tutti i pezzi pronti. Siamo in contatto con un eventuale produttore... le cose si stanno muovendo. I brani rappresentano una naturale evoluzione dei Court, diversi ma senza strappi... anche nelle tematiche trattate. In effetti in media le canzoni sono più compatte, meno dilatate, ma presentano comunque molti temi diversi. Si sente molto il diverso gusto del nuovo chitarrista Marco Strobel, che essendo anche tecnico del suono professionista ha una maggiore sensibilità degli altri per armonizzare le dinamiche all'interno dei pezzi. So che è abbastanza scontata come affermazione, ma è sicuramente un disco molto maturo rispetto agli altri.

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