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TRESPASS (ISR) Jessica Attene & Alberto Nucci
 

Il loro primo album "In Haze of Time", uscito nel 2003, sorprese piacevolmente gli appassionati di Prog di mezzo mondo; il secondo, uscito oltre tre anni dopo, non solo rappresenta la conferma di quanto di buono avevamo già apprezzato ma va addirittura al di là delle aspettative. Quando si ascolta un'opera così bella sono tante le domande che vorresti fare ai musicisti, per capire se quelle tue sensazioni di ascolto corrispondono a quella visione che il gruppo aveva voluto comunicare. Gil Stein, tastierista e principale compositore del gruppo, sembra invece una persona molto riservata e schiva, che non ama perdersi in parole, il risultato dell'intervista è un po' deludente e le risposte sono quelle che ciascuno di voi avrebbe potuto dare. Allora lasciate che sia la musica a parlare per lui.


Perché è passato così tanto tempo dall'uscita del vostro ultimo CD? Cosa è successo in questi cinque anni?
A differenza dal nostro CD di debutto, che fu registrato con molta passione ed in maniera veloce, per "Morning Lights" ci siamo presi tutto il tempo per esplorare il nostro sound e sviluppare il materiale in maniera più approfondita. Non è che ci sia voluto molto per suonarlo o per produrlo sul piano tecnico quanto per rendere più chiari a noi stessi le emozioni, la musica, le cose che volevamo dire.

Avete scelto un'immagine molto particolare per la copertina: cosa rappresenta? Ha un significato che può essere connesso al contenuto del CD?

Ci siamo sentiti legati a questo disegno dal primo momento in cui lo abbiamo visto: crediamo che catturi perfettamente le atmosfere racchiuse in questo CD, in una maniera tale da sembrare una parte integrata di esso. Il pittore Howard Fox è un artista unico e una persona davvero speciale.

Nonostante siate soltanto in tre riuscite comunque a creare un sound molto ricco, avete mai pensato di aumentare il vostro organico, aggiungendo ad esempio un chitarrista? Avete difficoltà nel riproporre dal vivo i vostri pezzi?

I Trespass sono cresciuti in maniera naturale nel corso di questi anni pensando che dovevamo crearci da soli il nostro sound. Ciononostante non escludiamo che potremmo ospitare degli altri musicisti nel nostro prossimo album. I nostri concerti sono le occasioni in cui amiamo scatenarci: il nostro modo di esibirci dal vivo ha uno spirito molto più libero, ogni concerto sembra leggermente differente. Mentre i nostri album contengono alcuni artifici di produzione i concerti scatenano tutta l'energia di un power trio

Mi ha molto colpito l'incipit della title track, in particolare la scelta di inserire delle sequenze registrate al contrario, come se si volesse dare l'idea di voltarsi alle spalle e ripensare al passato: tutto questo mi ispira uno strano senso di malinconia. Che effetto volevate creare e come è nata l'idea?

Il pezzo "Morning Lights" ci porta emotivamente molto lontano. Quando lo suoniamo nei nostri concerti lo apriamo con un maestoso rullo di tamburi che offre un'introduzione molto energica. Nell'album volevamo iniziarlo "lontano da tutto"… volevamo iniziare il pezzo come se partisse da un punto emozionale molto distante. L'effetto reverse crea quasi un feeling da cattedrale.

Le liriche di "Morning Lights", molto romantiche e malinconiche, sono state ispirate da una vicenda personale o sono di pura fantasia?

Sebbene i testi di "Morning Lights" non si riferiscano ad una persona in particolare, non si tratta esattamente di una creazione di fantasia ma descrive una commistione di stati d'animo legati ad esperienze diverse.

Nella vostra musica sono riconoscibili influenze che riportano alla musica classica: vi ispirate a qualche autore in particolare?

Abbiamo tutti un background musicale classico e ovviamente siamo ispirati dai compositori con cui siamo cresciuti come Bach, Vivaldi, Haydn, Mozart ecc.

I vostri suoni sono molto vintage e rimandano al progressive rock degli anni Settanta, è una scelta precisa quella di riprodurre suoni del passato? Vi considerate un gruppo derivativo o pensate che si possa essere comunque originali pur ispirandosi al passato?

Non cerchiamo di imitare alcun tipo di sound e nessun tipo di stile: la nostra musica ed il nostro sound scaturiscono naturalmente dalle nostre diverse influenze che non cerchiamo mai di caratterizzare in maniera specifica. Per questo sarebbe certo impossibile inventare sempre la ruota, ma il nostro tocco personale è sempre là.

Che seguito avete nel vostro paese?

Il nostro pubblico in Israele è grande, molto fedele e ci sostiene.

Le vicende politiche del vostro paese e l'atmosfera di continua tensione che si respira in Israele influenzano in qualche modo il vostro modo di fare musica o usate la musica come pura evasione?

Per noi la musica è come una casa silenziosa e piena di pace, lontana da ogni conflitto fra gli esseri umani.

Dopo la pubblicazione del vostro primo album avete partecipato al Baja Prog in Messico, cosa ricordate di quella esperienza? Avete avuto altre occasioni del genere?

Il Baja Prog festival è un enorme festival, è molto eclettico e la sua atmosfera ci ha dato l'impressione di un piccolo paradiso per gli amanti del Prog. Esso porta sicuramente il pubblico e gli artisti ad un punto alto della scena Prog… Abbiamo avuto bei momenti di incontro e condivisione della nostra musica con altri artisti e appassionati di tutto il mondo. Per noi è stata una cosa speciale incontrare Thijs Van Leer una persona ed un musicista eccezionale. Dopo ciò siamo stati invitati a suonare a vari festival in Europa ed è stato bello anche suonare al Prog Farm Festival in Olanda.

Cosa vi aspettate da questo album?

Speriamo che piaccia alla gente: è il nostro più grande desiderio.

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