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PERIFERIA DEL MONDO Juan Mellado
 

Pubblichiamo con grande piacere l'intervista raccolta dall'amico Juan Mellado de La Caja de Musica, mailing list spagnola dedicata al Prog.

Cosa avete fatto dal 2002 fino ad oggi, dopo la pubblicazione di "Un milione di Voci" ?

Alessandro Papotto (AP): Il lavoro di preparazione di questo nostro ultimo album ci ha portato via molto più tempo delle altre volte. Innanzitutto abbiamo deciso di dare un taglio più lineare alla nostra musica, poi rispetto agli altri due dischi c’è stata una differenza sostanziale: la registrazione di molte tracce strumentali e tutto il lavoro di missaggio sono stati portati avanti solo da noi con i nostri mezzi al di fuori dello studio. Poi sono successe molte altre cose, ad esempio il nostro violinista Alberto D’annibale è diventato papà e ha deciso di lasciare il gruppo, poi sono arrivati i concerti all’estero, e poi chi lo sa cosa ci riserverà il futuro…

Giovanni Tommasi (GT): Abbiamo scritto, arrangiato e registrato i brani per il nuovo album. E' stato un processo lungo, e c'è voluto quasi un anno per la produzione del disco dopo le sessioni di registrazione.

Bruno Vegliante: (BV) C'è anche da dire che Giovanni e sua moglie hanno avuto una bella bambina... e noi tutti amiamo la loro "produzione".

Parliamo del vostro nuovo disco "Periferia del Mondo". Ne siete soddisfatti?

AP: Come ho già detto abbiamo fatto delle scelte nuove che riguardano il nostro sound, la composizione e l’arrangiamento. Siamo molto soddisfatti del lavoro svolto per la prima volta solo da noi in fase di missaggio, e soprattutto siamo soddisfatti del risultato finale. Per noi è sicuramente il lavoro migliore fatto fino ad oggi.

GT: Nel momento in cui è stato fatto l'album, questo era il massimo che potevamo fare. Credo che ogni disco, ogni brano, sia legato al particolare momento storico e al momento personale di ciascuno. Nel corso dei due anni che sono occorsi per scrivere, arrangiare, registrare e missare, tutti noi avevamo chiarissimo il risultato da raggiungere, non in termini di come sarebbero venuti i brani alla fine, ma in termini di direzione: arrangiamenti e suoni molto curati, parti solistiche ridotte all'essenziale, temi rinforzati e ritmiche serrate e precise (a discapito dei tempi dispari che erano stati un leit motiv soprattutto del primo album).

Tony Zito (TZ) Ciò che maggiormente apprezzo di questo lavoro è il fatto che ci consenta finalmente di dimostrare una nostra identità di gruppo, non necessariamente assimilabile al prog.

Come è andata la collaborazione con la “Electromantic Music” di Beppe Crovella? Siete soddisfatti del loro operato? E’ andato tutto bene?

AP: E’ molto bello il rapporto di amicizia che è nato con Beppe, anche perché è supportato da una stima personale e musicale reciproca. Per quanto riguarda l’operato dell’etichetta in generale è ancora presto per parlare di risultati. Sappiamo per certo che le vendite stanno andando bene e almeno fino ad ora possiamo dire sicuramente che con loro abbiamo un buon rapporto.

Nei due dischi precedenti c’erano molti musicisti ospiti mentre in questo terzo disco non ce ne sono, come mai ?

AP: Questa è stata un’altra delle scelte fondamentali per questo disco: abbiamo deciso che era il momento di mostrare Periferia Del Mondo nella sua identità personale, svincolata quindi da altri musicisti ospiti, per quanto graditissimi. Ovviamente ringraziamo di cuore Mauro, Vittorio, Francesco, Rodolfo, e tutti gli altri che hanno perorato la nostra causa e supportato la “nascita artistica” di questo gruppo, ma per questo disco è come se avessimo ricominciato da capo, dalla Periferia Del Mondo appunto. So che può sembrare strano dire di ricominciare dopo 10 anni di attività, ma in un certo senso è proprio così.

GT: Pensavamo fosse il momento di mostrare il gruppo per quello che è, senza "rinforzi".

Penso che questo disco sia il più eclettico e vario dei tre. E’ il risultato di un lavoro di gruppo? Che ne pensate voi?

AP: E’ vero, e anche questo fa parte di una scelta presa in precedenza: non abbiamo più usato brani solistici come in “Un milione di voci”, bensì ogni brano composto da ognuno di noi è stato smembrato, e arrangiato da tutto il gruppo. Un discorso a parte meriterebbe forse il brano “Periferia Del Mondo” secondo me: è stato un incontro di idee musicali sia per la composizione che per l’arrangiamento, come se cinque persone, o meglio cinque amici, fossero una cosa sola.

GT: Assolutamente. Ad esempio, ho cercato di adattare gli arrangiamenti delle chitarre ad ogni traccia, e lo stesso hanno fatto Bruno, Claudio e Tony. E ovviamente Alessandro con i fiati e le parti vocali. In questo modo ogni brano, anche se composto da uno solo di noi, è il risultato del lavoro di tutto il gruppo. Abbiamo tutti scritto degli arrangiamenti per tutti i pezzi!

BV: E’ difficile dire, su ogni brano, dove finisce il lavoro di uno e comincia quello dell'altro; e dopo 10 anni insieme, i nostri stili si sono mescolati in modo armonico, come colori sulla tavolozza di un pittore.

Qual è il vostro genere musicale preferito, il Jazz, il Rock, la Classica…… ?

AP: Tutta la buona musica. Provengo dalla Musica Classica, studio Jazz e suono Rock ma non disdegno un buon pezzo di musica leggera se fatto con criterio e gusto musicale, soprattutto poi se riesce a farmi emozionare.

GT: Per me ruota tutto attorno al concetto di buona musica. Non fa nessuna differenza se è Bach, Stravinsky, Ellington o… i Metallica, se ti muove qualcosa nell'anima o se ti porta in qualche posto senza che tu te ne accorga.

BV: No assolutamente, non ho un genere favorito... ma questo non significa che io apprezzi tutta la musica. Mi piace quando la musica mi trasmette qualcosa: un'emozione, un'immagine, o meglio ancora qualcosa che non riesco a descrivere... non mi interessa il "cosa", ma il "come".

Siete dei grandi strumentisti, capaci di dar vita ad una musica emotiva ed intensa. Quanto peso date all'abilità tecnica?

AP: Il peso necessario per la creazione di una musica emotiva ed intensa. Personalmente provo una gioia immensa nel sentirmi dire da qualcuno del pubblico che ho suscitato delle emozioni con un mio brano, molto di più che nel sentirmi dire di essere un virtuoso dello strumento.

GT: Grazie. Quando ero più giovane pensavo che la tecnica fosse l'aspetto più importante da curare per un musicista. Poi, purtroppo, non ho potuto avere lo sviluppo e i miglioramenti che avrei voluto. Ma dopotutto la tecnica deve servire come mezzo per veicolare la tua personale espressione, e non viceversa.

BV: Come dicevo, penso che la mia (nostra) musica possa trasmettere qualcosa a chi ascolta, e quando c'è bisogno di tecnica per fare questo, cerco di lavorare duramente su questo aspetto. Ci dispiace per le persone che non parlando l’Italiano, avranno delle difficoltà a comprendere i testi delle canzoni perché questa volta in modo particolare abbiamo puntato molto anche sull’elaborazione delle liriche.

Claudio Braico: Certamente l’aspetto emotivo di una canzone è importante ma la tecnica è proprio questo: per me è la capacità di renderlo fruibile al meglio; senza la giusta dose di tecnica penso che difficilmente l’espressione artistica potrebbe essere completa.

TZ: Anch’io la penso così tuttavia la tecnica non dovrebbe mai sostituirsi alla dimensione emotiva di un brano; secondo me ci vuole anche una buona dose di gusto musicale.

Il brano omonimo è stato composto da tutti. L'idea era di fare un brano rappresentativo della musica della PDM?

AP: E’ il brano che secondo me ci rappresenta in modo assoluto, dallo stile compositivo al sound del gruppo, dal modo di arrangiare e di suonare al modo di concepire le parole per un testo da cantare, sia per quanto riguarda gli argomenti trattati, sia per l’adattamento alla linea melodica.

GT: Non solo questo. Volevamo fare un brano che parlasse della vera 'Periferia del Mondo', che significa, in modo un po' approssimativo, 'Suburbs of the World'. Una canzone sull'ingiustizia, sul razzismo, la povertà, gli esclusi, e così via.

BV: L'idea originale era quella di fare un album che ci rappresentasse, e un brano iniziale che avesse il nome del gruppo. Quindi, cosa c'era di meglio che chiamare entrambi "Periferia del Mondo" ?

TZ: Sono molto legato a questo brano, oltre che per i motivi già detti, anche perché lo ritengo genuinamente frutto del nostro lavoro collettivo.

Questo brano era già presente nel DVD “Gouveia Art Rock 2004”. È cambiata molto la sua identità in questi due anni?

AP: Nella versione di Gouveia il metronomo del pezzo è un po’ più veloce, come è normale che accada durante i concerti dal vivo. Ma la struttura e l’arrangiamento sono più o meno gli stessi utilizzati per il disco.

GT: Per nulla. Se ascolti la versione del brano sul dvd e sull'album, noterai che sono molto simili nell'arrangiamento, e la struttura è uguale.

Ascoltando "Alghe" ho avuto l’impressione che si trattasse di un omaggio a Franco Battiato. È vero?

BV: ...In realtà...no; abbiamo realizzato questo brano sviluppando vecchie idee, che avevo in mente da molto tempo, e cercando un approccio diverso per la composizione. L'idea di fondo era di scrivere il brano durante la registrazione stessa, sovrapponendo la base pre-registrata, una struttura armonica formata da synth stratificati che si muovono nella stessa direzione, in un modo 'liquido', come alghe che si muovono in un fiume. Anche le liriche che ho scritto utilizzano immagini di alghe mosse dall'acqua, e ho chiesto anche agli altri di applicare questo concetto, cioè di essere liberi sulle note ma di applicare l'espressività necessaria a focalizzare questa immagine. Così abbiamo registrato le varie parti, e poi abbiamo usato molto editing su questo materiale ricercando una miscela 'liquida', aggiungendo batteria elettronica ed effetti, sempre con il computer. Quindi, questo brano è nato seguendo un concept, nel tentativo di descrivere un'immagine ma senza ricercare uno specifico stile musicale. Sinceramente, fino alla fine del lavoro, non avevamo idea del risultato finale. (P.S. Forse questo processo creativo “stratificato” sarà maggiormente apprezzabile se avrete modo di ascoltare questo brano con le cuffie).

Invece ascoltando “Suite Mediterranea” e “Come un gabbiano” ho sentito due richiami al “Bolero” di Ravel. E’ una cosa volontaria o è accaduta per caso? Cosa ne pensate?

AP: Su “Suite Mediterranea” non è un richiamo ma una vera e propria citazione del Tema B del “Bolero” di Ravel, espressa dal clarinetto per aprire il solo finale del brano.

GT: Il tema di “Come un Gabbiano” non è stato scritto pensando al “Bolero” di Ravel, anche se ammetto che c'è qualche somiglianza nell'andamento ritmico. D'altronde, il “Bolero” è una delle mie composizioni preferite, e non è escluso che questo abbia influito, seppur inconsapevolmente.

“Suite Mediterranea” è un brano in stile World-Music più appropriato per gli Indaco. Cosa ne pensate voi? Noi in Spagna abbiamo un gruppo che si chiama AMAROK che fa più o meno la stessa musica.

AP: E’ vero che ultimamente sto suonando anche con gli Indaco ma posso dire con certezza che ho scritto questo brano pensando solo ed esclusivamente al suono della Periferia Del Mondo. E sono estremamente soddisfatto del risultato finale della registrazione. A mio avviso credo che sia uno dei brani che il gruppo suona con più grinta e partecipazione anche dal vivo.

BV:Io non so se “Suite Mediterranea” sia World-music, Prog, Rock o altro ancora… Sicuramente nelle sue varie sezioni emergono diverse influenze, sia mediterranee che rock quindi direi che è perfettamente aderente al nostro stile.

Come mai Alessandro hai detto che hai scritto “Suite Mediterranea” pensando allo stile degli Area?

AP: Non ricordo di aver detto questa cosa, ma sicuramente gli Area continuano ad essere un riferimento importante per tutto il gruppo. Per quanto riguarda la “Suite” posso dire che forse il tema balcanico dell’“Oracolo di Delfi” può ricordare qualcosa del loro repertorio ma il brano nella sua interezza non è assimilabile allo stile degli Area o di altri gruppi simili, come ho già detto l’ho scritto pensando al suono della Periferia Del Mondo.

“Synaesthesia” è un brano Hard Rock, uno stile molto differente da quello a cui la PDM ci ha abituati. E’ opera di Giovanni Tommasi?

GT: In effetti il brano è opera mia, e Alessandro ha scritto le liriche e la melodia del cantato. Se ascolti anche i dischi precedenti, noterai che ci sono sempre dei momenti hard rock, e a volte anche metal, nei pezzi che ho scritto per la Periferia Del Mondo. Solo che questi momenti sono sempre un po' celati dietro l'aspetto prog, che è predominante. Stavolta invece non è stato così, “Synaesthesia” è rock puro.

BV: Ad ogni modo, bisogna dire che in questo momento ci piace suonare in modo più duro. Anche nelle performance dal vivo abbiamo un sound più duro, più rock forse.

Secondo me questo disco predilige la forma canzone. Sento molto la mancanza dei brani progressivi. Cosa ne pensate?

AP: E’ vero e questa è infatti una di quelle scelte compositive di cui parlavo all’inizio. Sentiamo molto vicina a noi questa nuova impostazione data al nostro lavoro anche se sappiamo che forse non incontrerà il gusto di tutto coloro che hanno apprezzato i nostri precedenti album.

GT: Questo è esattamente quello che volevamo realizzare, e siamo molto felici che venga notato.

BV: Personalmente non apprezzo molto la parola "progressive" perchè non ha un significato chiaro. Noi non ci chiediamo che stile di musica facciamo, ma solo se ci piace e se ha senso. Quindi non scriviamo i brani dicendo: 'deve durare più di 12 minuti', oppure ‘dobbiamo usare un approccio classico ma in modo rock'. Per cui su questo disco troverai molte canzoni, ma dentro queste trovi anche molte cose che generalmente nelle canzoni non ci sono... o almeno non tutte nello stesso album. Se questo è progressive, io non lo saprei dire.

CB: Il disco tenta di essere un compromesso tra le nostre evidenti radici progressive e una rivisitazione attuale della versatilità del genere più amiamo. Troverai quindi delle canzoni con molti elementi tipici del rock progressivo.

TZ: Per me la musica è libertà e credo che la costrizione di essere ‘frequentati’ solo da un settore di una piccola nicchia di pubblico, sia stata una mortificazione che ci ha spinti a riflettere e ad elaborare delle soluzioni maggiormente fruibili ma mai distanti dallo specifico gusto e dalla qualità tipici della Periferia Del Mondo.

Il disco si conclude con due brani che sembrano di Jazz classico. Uno dei due è un omaggio a Duke Ellington, è vero?

AP: “Piove sul mare” è un tema malinconico nato proprio nel pieno del periodo di studio della materia jazzistica. E’ un brano creato per l’organico della Jazz Orchestra del Conservatorio di Santa Cecilia diretta da Paolo Damiani, e poi trasformato e arrangiato per combo. Adoro Ellington come musicista e soprattutto come compositore, e questo brano è il mio modo di ringraziarlo per le emozioni che provo quando ascolto la sua musica. Per quanto riguarda la registrazione mi ha sorpreso la risposta esecutiva della Periferia Del Mondo che, pur non essendo un combo di jazz classico, ha suonato questo brano nel modo che avevo immaginato all’inizio per la sua futura realizzazione.

Avete già composto brani per il quarto disco?

AP: Sì, abbiamo composto un brano strumentale dal titolo “Funkats” che abbiamo già suonato anche in Belgio con un notevole consenso di pubblico, ed anche due brani cantati ancora da ultimare. Questa volta la linea compositiva è la stessa usata per il brano “Periferia Del Mondo”, poiché tutti questi brani prevedono l’apporto di idee musicali da parte di tutti e cinque gli elementi del gruppo.

GT: Solo un paio di brani..

BV: ...E speriamo di pubblicare un bel disco per queste nuove composizioni.

Cos'altro avete in mente? Quali sono i vostri progetti futuri e verso quale direzione artistica vi state muovendo?

AP: L’idea principale è di suonare il più possibile dal vivo per farci conoscere meglio dal pubblico. Poi circa la direzione artistica da seguire, secondo me la strada intrapresa con questo ultimo album è quella che ci soddisfa di più, almeno in questo momento. Ma le cose possono sempre cambiare.

GT: Non saprei dire niente di preciso, questa è una realtà piuttosto dura, ed è difficile fare previsioni.

CB: Vorremmo puntare alla ricerca di una maggiore visibilità non solo con la vendita dei dischi, le interviste, e i passaggi radio ma anche e soprattutto con i concerti perché pensiamo che la performance dal vivo davanti al pubblico sia un importantissimo banco di prova.

Alessandro, cosa ci puoi dire sul CD uscito nel Novembre 2003 sul concerto tenuto a Roma il 6 Luglio 2002 per celebrare il 30º anniversario del Banco?

AP: E’ un bellissimo disco dal vivo che ha per titolo “No Palco”. In questo concerto il Banco suona il meglio del suo repertorio ripercorrendo trenta anni di attività insieme ad ospiti come Mauro Pagani, Morgan (dei Bluvertigo), Federico Zampaglione (dei Tiromancino), Andrea Satta (dei Têtes de Bois), e altri ancora. Secondo me i momenti più belli di questo disco sono quelli in cui salgono sul palco i vecchi membri del Banco: il batterista Pierluigi Calderoni (che suona splendidamente su “Il Ragno” e “Non mi rompete”) e poi lo strepitoso pianista Gianni Nocenzi, il fratello di Vittorio. Dopo 20 anni di assenza dal Banco, Gianni entra sul palco nel finale del concerto con uno stupendo brano per solo pianoforte dal titolo “Come due treni”, poi suona con suo fratello Vittorio e Francesco una emozionante “750.000 anni fa... l’amore?” e infine chiude il concerto con tutti noi della formazione attuale suonando “Traccia 2”. E’ il mio primo disco con il Banco del Mutuo Soccorso, del quale sono veramente orgoglioso, e più in generale posso aggiungere che si tratta di un live con una meravigliosa resa sonora, di grande impatto.

In che cosa consiste il progetto Indaco? Che relazione c'è fra il Banco e gli Indaco?

AP: Indaco è un progetto nato circa 10 anni fa ad opera del chitarrista storico del Banco Rodolfo Maltese. E’ un gruppo che propone musica originale dal sapore etnico mediterraneo e che vede nel suo organico anche il batterista storico del Banco Pierluigi Calderoni, più la partecipazione di diversi musicisti ospiti come Lester Bowie, Andrea Parodi, Antonello Salis, Tony Esposito, e tanti altri ancora. In dieci anni di attività hanno pubblicato molti dischi ed ora anche un DVD. Questo video è stato registrato al concerto per il 10° anniversario del gruppo al quale ho partecipato anche io con il clarinetto nei due brani “Canto di primavera” (del Banco) e “Il volo del gabbiano” (di Maltese), un pezzo che suono con Rodolfo da quando ci conosciamo e cioè circa dal 1997.

Puoi parlarci del progetto Samadhi?

AP: Pur avendo lo stesso nome il mio “Quintetto Samadhi”, non ha nulla a che fare con i Samadhi nati negli anni ’70 dalle ceneri dei RRR. Il mio quintetto nasce dalla fusione del duo che porto avanti da dieci anni con il Massimo Alviti (chitarra), con il duo della sezione ritmica di Indaco composto da Luca Barberini (basso) e Pierluigi Calderoni (batteria) più la presenza di Antonio Zappulla (pianoforte). La musica originale di questo progetto è un jazz d’autore tinto di etnico e i brani sono firmati da Alviti, Zappulla e Papotto. Purtroppo non abbiamo ancora pubblicato il nostro primo album ma stiamo lavorando proprio in questo senso. Finora dal vivo il gruppo ha sempre ottenuto un grande successo e a volte si è avvalso della collaborazione di ospiti straordinari come il sassofonista degli Avion Travel Peppe D’argenzio.

Ho sentito che il Banco vorrebbe celebrare i trenta anni di "…di terra". E’ vero?

AP: Magari…. Sarebbe bellissimo, uno dei miei sogni che si avverano. Che io sappia però non c’è nulla di certo in preparazione. Qualche volta con Vittorio ho suonato i temi del sassofono e del flauto di “…di terra” durante il sound check di alcuni concerti del Banco, ma purtroppo non si è mai parlato di un lavoro con l’orchestra, forse perché è un progetto con troppo dispendio di energie e di produzione.

Voi avete registrato un video del concerto per il 30° anniversario del Banco. C'è la possibilità che venga pubblicato un DVD?

AP: Il video effettivamente esiste ma purtroppo non c’è stato l’accordo per la produzione e la pubblicazione del DVD. Ma chi lo sa… forse in futuro?

Voi cosa pensate dei nuovi movimenti progressive con gruppi come Porcupine Tree, The Mars Volta, Muse, Radiohead, etc…?

AP: Il tocco di modernità dato al genere progressivo di questi gruppi (soprattutto i Radiohead) è accattivante, più o meno la loro linea stilistica rispecchia per sommi capi il ‘modus operandi’ che vorremmo adottare anche noi: cercare di dare nuova linfa offrendo una nuova interpretazione di quel genere classico che ci ha dato tanto.

GT: Penso che siano cose molto, molto diverse dal prog classico. Questa è un'ottima cosa.

Avete ascoltato alcune delle nuove band di oggi? Ce ne sono alcune che vi piacciono?

AP: Solo qualche gruppo e non in maniera così assidua come quando più giovane ascoltavo i King Crimson. Mi piace il movimento degli svedesi come Anglagard, Anekdoten, o Isildurs Bane. Ma anche in Italia si è creato un buon numero di gruppi con ottime idee e musicisti.

Come possiamo concludere l'intervista?

AP: Periferia Del Mondo ringrazia sentitamente e calorosamente Juan Mellado e “La Caja de Musica” per questa opportunità che abbiamo di spiegare al meglio il nostro lavoro, e spera di poter suonare al più presto in Spagna per conoscere il caliente pubblico spagnolo. Grazie mille, con affetto.

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