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CATHEDRAL Jessica Attene & Alberto Nucci
 

Il 2007 verrà ricordato anche per il ritorno dei Cathedral, punto fermo nel cuore degli amanti del Progressive Rock made in U.S.A., il cui unico album, seppur raro nella sua tiratura originaria, può essere considerato a pieno diritto come un classico. La band si è riunita quasi al completo (manca solo il chitarrista Rudy Perrone) ed ha persino sfornato, autoproducendosi, un nuovo lavoro, "The Bridge", attirando fin da subito l'attenzione generale del nostro piccolo mondo. Non potevamo lasciarci sfuggire l'occasione di soddisfare qualche piccola curiosità, di quelle che non avresti mai pensato di poter soddisfare guardando un oggetto come il vinile così romanticamente lontano dalla nostra vita telematica. Thomas Doncourt, il mellotronista, ha risposto alle nostre domande.

"Stained Glass Stories" (SGS) è stato pubblicato in poche copie per una piccola etichetta, in un'epoca in cui il Progressive Rock era in declino, nonostante questo è considerato un capolavoro della scena Prog statunitense. Che ne pensate?.

I Cathedral hanno avuto il vantaggio di avere le proprie radici che affondavano negli anni Sessanta, cosa che ci ha permesso di svilupparci in maniera parallela a molte band inglesi. Eravamo molto sinceri e dediti al raggiungimento di un sound nostro. Non credo che avremmo potuto lavorare in maniera più intensa di come abbiamo fatto. Fortunatamente per noi la Delta Records aveva buoni canali di distribuzione e "Stained Glass Stories" fu venduto nelle grosse catene attraverso l'America. Alcuni collezionisti Prog ci misero le mani e quando fu ristampato su CD dalla Syn-Phonic di Greg Walker negli anni Novanta tornò a nuova vita.

In base ad alcune voci SGS sarebbe stato registrato nel 1976. E' vero?.

Gran parte di SGS è stato scritto nel 1976. "Gong" e "Days and Changes" sono del 1975. La registrazione avvenne nel 1977.

Che risposta ebbe l'album?.

I nastri furono inviati come demo ai negozi, alla Atlantic, alla R.C.A. e ad altri. Avevamo sostenitori in qualche compagnia, persone interessate ma senza nessun vero impegno. Ci sono poche recensioni davvero positive, la più interessante scritta da Kurt Loder (editore della rivista Rolling Stones. ndr), allora agli inizi. C'era gente che in qualche modo aveva sentito di noi e che si mostrava ai nostri concerti. Le nostre canzoni senza dubbio erano troppo lunghe per le radio commerciali ma abbiamo ottenuto alcuni passaggi.

Perché il gruppo si sciolse e che avete fatto dopo lo scioglimento?

Nel 1979 il punk spadroneggiava a Manhattan e la musica Prog non era più supportata. Una major ci suggerì che dei Cathedral che somigliassero di più agli Zeppelin sarebbero stati qualcosa per cui avrebbero provato interesse ma noi non andavamo in quella direzione. Viste le poche possibilità che ci erano rimaste abbiamo preso ognuno le nostre singole strade e abbiamo iniziato a sperimentare altre soluzioni. Mac (Mercury Caronia IV, il batterista. ndr) fondò gli "Industry" (band pop/new wave che ebbe un discreto successo internazionale negli anni '80. ndr), Rudy (Perrone, il chitarrista. ndr) pubblicò il disco solista "Oceans of Art" ed io misi giù le idee che mi hanno condotto al mio progetto "Fauve".

Perché avete deciso di rimettere in piedi i Cathedral dopo così tanto tempo?

C'erano diverse collaborazioni fra noi dal 1979 fino al momento in cui ci siamo riuniti. Ci sono stati numerosi tentativi di rimettere la band assieme. Nel 2003 ci siamo trovati nelle condizioni giuste, trovandoci a vivere nella stessa isola e desiderando la stessa cosa: i Cathedral. Fred (Callan, il bassista. ndr) ci ha richiamati tutti con un ultimatum: "adesso o mai più". La ristampa di Greg e l'ostinata determinazione di Fred ci hanno letteralmente portati a nuova vita.

Perché Rudy Perrone ha lasciato la band?

Quando ci siamo riformati nel 2003 Rudy era già impegnato in un importante progetto solista, prodotto da Will Ackerman della Windham Hill, e Rudy aveva molte importanti risorse legate ad esso. Al di là di ciò, ha avuto anche alcune tragedie personali. Quando abbiamo cominciato a registrare di nuovo non abbiamo saputo trovare una maniera agevole per tutti di lavorare insieme; ciò ha comportato un periodo molto problematico per la band. E' stata una specie di miracolo che l'insegnante di piano di mia figlia, David Doig, ci chiedesse di provare a ricoprire il ruolo vacante di chitarrista!

Scrivere un album dopo così tanto tempo dal vostro esordio, considerato un classico, è stata una grossa sfida. Pensate che questo abbia influito sull'approccio alle nuove composizioni?

La grande sfida era prendere quasi trent'anni di nuove esperienze, influenze e nuovi equipaggiamenti e mettere tutto assieme. Non abbiamo mai ripensato a SGS durante il processo. Fred ed io abbiamo semplicemente iniziato a tirarci addosso le parti di basso e Mellotron come sempre abbiamo fatto, Paul scriveva furiosamente nel suo blocco di appunti e siamo arrivati così al 2008. Lo status di "classico" per SGS è un qualcosa di astratto per noi, dato che non ci abbiamo mai preso neanche un centesimo!

Sento un grosso cambiamento nei suoni: le tastiere hanno un impatto minore e la batteria spesso sembra sintetica ed asettica. Cosa ci puoi dire in merito? Siete soddisfatti del risultato finale?

Dopo i Cathedral, Mac si interessò sempre di più nella sperimentazione dei suoni. I suoi lavori degli anni '80 prevedevano l'utilizzo di batteria Simmons, drum box e tastiere. Le batterie elettroniche soddisfano il suo palato e credo che stia appena cominciando a tuffarcisi dentro. Abbiamo intitolato il nuovo album "The Bridge" in parte perché si tratta di una transizione per noi dal vecchio al nuovo. Ci sono stati alcuni punti dolenti. Per quanto riguarda le tastiere di "The Bridge" ho scelto un modo di suonare più soffuso questa volta. Da una parte sono soddisfatto del sound generale di "The Bridge" ma dall'altra sono molto deluso del fatto che tanti dettagli del mio lavoro siano rimasti sepolti. E' stato speso molto tempo per sistemare le cose nel mio studio ed il risultato è stato passato agli strumenti professionali dello studio di Ian London. Il sound complessivo di questi strumenti ci ha dato problemi e la sfida più grande è stata quella di far suonare il basso di Fred nella maniera giusta. Il basso è la spina dorsale della band fondamentalmente e le tastiere dovevano prendere posto un po' più indietro in questo ambiente. Credo che se avessimo potuto contare sul lavoro di produzione di Eddie Offord o Tony Clarke (due celebri produttori inglesi. ndr) saremmo arrivati a risultati migliori. A questo punto sarei tentato di buttare "The Bridge" su un vecchio Ampex analogico e fare un remix. In questa maniera penso che le tastiere emergerebbero e che il basso possa avere simultaneamente il taglio necessario! Sono abbastanza sicuro che questo potrà avvenire in un prossimo futuro. Abbiamo deciso di realizzare il prossimo album (al quale stiamo già lavorando) in maniera abbastanza diversa da "The Bridge".

Potendo cambiare qualcosa in SGS, con l'aiuto delle tecnologie moderne, cosa fareste?

Ci piacerebbe poter mettere le mani sui master tape multitraccia di SGS. Il mix fu effettuato veramente al volo nel 1977. Se lo potessimo scaraventarlo su una bella console Neve con faders automatici e poterci lavorare un paio di settimane potremmo dare alla musica il trattamento che merita. E' stata un'esperienza interessante imparare di nuovo le nostre canzoni degli anni Settanta per i nostri spettacoli dal vivo utilizzando il nostro equipaggiamento moderno. Se non fossimo stati così occupati col nuovo materiale sarebbe stato divertente entrare in studio e ri-registrare i vecchi pezzi nel modo in cui stiamo suonando adesso.

Perché avete deciso di pubblicare "The Bridge" come una autoproduzione?

Potrebbe essere difficile per me farti vedere il mercato Prog dalla nostra prospettiva. Siamo molto isolati, non c'è nessuna scena progressiva nelle nostre vicinanze. La nostra pagina su MySpace a volte ci fa sentire le cose in maniera diversa ma nessuno ha fatto un passo avanti per accollarsi l'onere di produrre questo album. Siamo anche molto attenti a mantenere il completo controllo sull'intero processo creativo. Sin dalla pubblicazione di "The Bridge" abbiamo ricevuto diverse offerte di aiuto nella promozione e distribuzione e queste sono ancora in sospeso.

Avete mai sentito parlare di un gruppo svedese chiamato Änglagård? Negli anni Novanta hanno realizzato un paio di album dichiarando esplicitamente di essersi ispirati al vostro SGS

Abbiamo sentito parlare degli Änglagård ed apprezziamo i complimenti. Mattias Olsson (il batterista. ndr) ha corrisposto con noi sul nostro blog dedicato alle tastiere ed entrambi forniamo le nostre opinioni su una web page sul Mellotron. C'erano delle somiglianze nei nostri stili compositivi ed alcune differenze molto interessanti che posso attribuire alle nostre radici americane e alle loro scandinave. Avrei voluto essere assieme a loro al Progfest negli anni Novanta!

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