Home

 
MORVISCOUS Jessica Attene, Alberto Nucci, Simone Querzoni
 

Con grande piacere abbiamo notato che in Inghilterra sta prendendo piede un certo numero di band di ispirazione Jazz Prog; di giorno in giorno se ne scoprono di nuove e c'è un grande fermento a livello underground. Per ora è un fenomeno locale che non sembra avere grande risonanza al di fuori dei confini del Regno Unito e dei club, ma visti i gruppi promettenti che stanno venendo fuori, ci auguriamo che presto questa scena possa avere la visibilità che merita. Si tratta di musicisti giovani, ben preparati, che amano improvvisare e che spesso presentano tratti in comune con i classici della scena Canterbury, come i Porpoise Corpus, l'ultimo di cui ho sentito parlare, o i Morviscous, oggetto di questo piccolo speciale, il cui album di esordio, "Free Pop", ci ha colpito positivamente, nonostante non se ne senta assolutamente parlare in giro. Abbiamo mandato il nostro inviato speciale da Londra, Simone Querzoni, ad un loro concerto in un piccolo pub Londinese e ovviamente abbiamo approfittato dell'occasione per fare qualche domanda al gruppo. Qui di seguito riportiamo le impressioni del nostro inviato e le domande che abbiamo rivolto al gruppo sia in occasione del concerto che nell'ambito di una più canonica intervista via email. Buona lettura.


Live al Gramaphone, 25 Febbraio 2008, Londra

I Morviscous sono 5 ragazzi londinesi che si stanno facendo notare nella scena progressive inglese con il loro disco di esordio "Free Pop", guadagnandosi ottime recensioni. Il concerto, avvenuto nella cornice del Gramaphone Club di Londra, é iniziato verso le 9. Il locale si é presto gremito, soprattutto di giapponesi (anche perché di lí a poco sarebbero arrivati i Nisennenmondai, gruppo principale della serata). I nostri 5 si buttano subito in scena mostrando carisma e sfrontatezza. Attaccate all’asta del microfono due banane che non si capisce bene cosa ci facciano, peró siamo a Londra, e qui un po' tutto é concesso. Il sax mostra subito di essere caldo, esibendo venature piú acid-jazz rispetto al disco, mentre il vero istrione sembra essere da subito a sorpresa il nuovo bassista, Pete, un omone di stazza ingombrante che si muove con inattesa disinvoltura e mostra decisamente una buona tecnica. Dove il gruppo fa piú presa sull’audience é nei momenti hard, in cui basso e seconda chitarra si scatenano con i decibel. Una ragazza giapponese imita persino l’headbanging, fortunatamente non seguita dai sornioni spettatori. In effetti siamo in molti ed a fatica entriamo tutti, la partecipazione é alta, con richieste da parte del pubblico ed applausi non risicati. Il batterista rimane sempre nell’ombra, nascosto dagli altri componenti e non sembra che fare il minimo sindacale, mentre quello che probabilmente é da considerarsi il front man, Adam Coney, cerca di reggere la scena atteggiandosi a rocker navigato. Ogni tanto lancia sguardi languidi alle ragazze in prima fila, ogni tanto si siede su una cassa oppure si mette a parlare con uno del pubblico come se del concerto fosse spettatore. Come detto i sussulti maggiori li sento sicuramente quando entra in scena Christian Berg che tra sassofono e clarinetto ammalia e riscalda la sala. Ha talento, e soprattutto sono certo sia uno dei maggiori fautori del songwriting della band. Lo si sente a suo agio in ogni momento del concerto, tra l’hard rock e l’ambient, passando per assoli di ottima fattura! Il club é forse uno dei luoghi migliori che abbia visto qui a Londra per una serata prog. E’ piccolo ma non angusto, sufficientemente grande da dar l’idea del pienone anche quando gli spettatori saranno in realtá non piú di 70. Una presala é divisa attraverso due archi dal palco, ma l’atmosfera (escludendo i vari flash) é soffusa quanto basta.
Nel complesso il concerto dei Morviscous corre veloce, 6 pezzi sparati e decisi che mostrano carattere e bravura tecnica di almeno tre elementi, basso chitarra e fiati, sopra la media. Il vero punto di forza é in ogni caso il songwriting, decisamente “rinfrescante” nella scena londinese attuale, e che riesce (nonostante un’evidente inesperienza dei giovani progsters) ad essere esaltato dall’energia mostrata dal vivo.
Simone Querzoni



Ragazzi, presentatevi agli amici di Arlequins.

Ciao, io sono Pete, il bassista. Io sono Adam (prima chitarra). Io Nick Siddall alla chitarra e lui Christian ai fiati. Ed io sono Johnny (batteria).

Proprio tu Pete sei l'ultimo arrivato vero?

Pete: Sì, mi sono unito ai ragazzi circa 4 mesi fa, infatti non ho registrato io il basso sul disco. Sto ancora cercando di trovare il giusto ritmo dal vivo, avrò bisogno ancora di un po' di gigs però.

Nelle vostre note biografiche abbiamo letto che il gruppo ha base sia a Londra che a Parigi. Volete raccontarci come mai e come nasce la vostra band?

Siamo un insieme di amici di scuola ed università. Per la maggior parte siamo dell'Inghilterra del sud tranne che per Christian che è nato a Parigi. Abbiamo deciso che Londra poteva essere un ottimo posto per iniziare a suonare insieme come Morviscous e ci siamo trasferiti lì nel 2004.

Siete molto giovani, ma molte riviste v’indicano come la New Wave of British Art Prog. E' un peso per voi tutto ciò o più che altro un incitamento, uno stimolo?

Adam: Beh le cose stanno andando bene, è abbastanza dura perché le aspettative sono sempre crescenti, ma cerchiamo di andare avanti a testa bassa, soprattutto aiutandoci con questi concerti.

Dite di ispirarvi ad alcuni gruppi storici inglesi della scena Canterbury. Questa scelta al giorno d'oggi potrebbe sembrare un po' impopolare invece ho letto sui giornali inglesi buone recensioni su di voi e riuscite a guadagnarvi a quanto pare un po' di seguito. Come spiegate questo interesse nei vostri confronti?

Il riferimento alla scena Canterburyana viene dalla rivista inglese "The Organ" che ha scritto una bella recensione sul nostro album non molto tempo fa. Noi non sapevamo proprio a cosa somigliasse la nostra musica e come il pubblico avrebbe reagito e l'accostamento alla scena Canterbury è stato per noi molto educativo. Molte delle nostre influenze come gruppo vengono da artisti come i primi Mothers of Invention, il jazz dell'etichetta Impulse/ESP e da alcuni nuovi personaggi come Lightning Bolt. Poi abbiamo una serie di altre influenze a livello individuale.

Adam: Beh molti hanno scritto che ricordiamo il Canterbury, o Henry Cow. In realtà ascoltiamo poco il progressive vero e proprio. Amiamo mischiare i nostri gusti, che vanno da Hendrix a Santana, al Jazz fino all'elettronica. Amiamo girare molto ed ascoltare dal vivo i gruppi per coglierne il meglio, ad esempio ultimamente io vado matto per i Battles. Ognuno mette il suo, e ciò che ne esce è alla fine inaspettatamente e decisamente prog!

A parte queste classiche influenze che avete citato, riconoscete nella vostra musica elementi più moderni? Quali?

Per lo più musicisti e compositori in attività che si lasciano coinvolgere dalle nuove idee non preoccupandosi di starsene seduti a casa e suonare in maniera "classica", tutti questi tendono ad essere moderni per default. Queste tendenze sono quelle che vorremmo sperare di riconoscere nella nostra musica.

Secondo voi sta cambiando qualcosa attorno alla considerazione data al prog da molti definito come una "parola di 4 lettere"?

Gruppi come i Radiohead sono troppo curiosi per poter essere racchiusi in una definizione, ma non puoi fare a meno di dire che sono "progressive" in gran parte della musica con cui hanno a che fare e che creano. Il carico negativo che devono sostenere i gruppi che non accettano le imposizioni di idee gia accettate a priori, è quello di essere considerati pretenziosi ma gran parte di questo carico viene dagli elementi reazionari della stampa inglese. Ho letto da qualche parte che le due band favorite di John Lydon erano i Magma ed i Van Der Graaf.

Trovo il vostro disco eccellente ma non ho letto ancora recensioni o articoli su di voi nelle riviste o nei siti prog, sia inglesi che non (con la sola eccezione di "The Organ"), ed il vostro CD è già alla seconda ristampa! Cosa è successo?

Ci fa piacere che vi sia piaciuto! Abbiamo avuto un approccio casereccio "fai da te" nella realizzazione di questo album così nessuno si è occupato di prendere contatti per noi fino ad ora. Abbiamo registrato il disco a casa a Hackney utilizzando un vecchio radio desk della BBC, i nostri amici, i fratelli Downes, hanno creato l'artwork e noi abbiamo trovato un distributore. Penso che stiamo lavorando contro il mondo del free pop, qualunque cosa voglia dire, ma, ebbene sì, mi piacerebbe che la nostra musica potesse essere ascoltata da più gente possibile, senza guardare da che mondo vengono gli ascoltatori. La ristampa è semplicemente un modo per portare il CD ad un maggior numero di orecchie. Per quanto riguarda la stampa siamo sorpresi che ci sia stato qualcuno che ne sia venuto a conoscenza! A parte qualche collaboratore stravagante della nostra stampa nazionale e voi stessi naturalmente. Probabilmente abbiamo bisogno di un manager, continuiamo a fare confusione, forse dovremmo chiedere a Fabio Capello se ha un po' di tempo libero…

Avete qualche dato di vendita del vostro CD?

Va a rilento, diciamo così. Ci fa comunque piacere considerando i fondi limitati che abbiamo avuto per promuoverlo.

Pete: Beh le vendite non vanno malissimo, le ultime notizie ci dicono intorno ai 500 pezzi, speriamo nei prossimi mesi con alcuni concerti mirati di incrementarle!

Conoscete altri gruppi in U.K. con un approccio simile al vostro?

Si sta parlando di una nuova ondata di "Brit Jazz" qui da noi ma non ha ancora raggiunto le dimensioni della sfida degli Oasis contro i Blur, se lo farà allora noi puntiamo su Bonehead!  (il chitarrista degli Oasis, cacciato dal gruppo ndr). C'è comunque una sensazione di isolamento a Londra e nel Regno Unito; invece abbiamo sentito che in Italia e nel resto d'Europa non è così per il Jazz Rock e per la musica sperimentale. Abbiamo sentito per esempio di un gruppo di New York chiamato Talibam. Dicono che in Italia abbiano ottenuto ai loro concerti la migliore risposta in termini di pubblico, quindi ci piacerebbe molto venire a suonare da voi: chiunque leggesse queste righe e fosse interessato si mettesse in contatto con noi! (morviscous@hotmail.com)

Come va la vostra attività dal vivo? Quanto riuscite a suonare e che tipo di seguito avete?

Al momento facciamo uno o due concerti al mese a Londra e per quanto possiamo cerchiamo di fare qualche data nel resto del paese. Abbiamo fatto anche da supporter di recente per Quack Quack, Fulborn Tevershem e Zombie Zombie e questo tipo di serate forniscono delle buone vibrazioni: anche se siamo tutti molto diversi il pubblico impazzisce per certe deviazioni.

Chris: Non è proprio banale trovare spazio in questa città. Il progressive non è particolarmente seguito ora, e spesso ci troviamo a suonare in posti dove la gente non si accorge neanche di noi e fa un gran casino. Questa sera, anche grazie al fatto di essere insieme con i Tevershem, la gente ascoltava e partecipava, il che è grande. Ma spesso dobbiamo fare miglia e miglia per una serata, quindi stiamo cercando di concentrarci più sul lavoro in sala riducendo le uscite pubbliche.

Com’è nato "Free Pop"? Avete uno schema compositivo predefinito?

Chris: No, in realtà ognuno di noi butta giù le idee, in una sorta di "Democrazia Alcolica".

Adam: Sì ognuno dà un input per migliorare il tutto senza schemi nè idee prefissate, è una cosa che succede e basta.

La vostra musica ha un approccio molto diretto, ispirato molto al jazz, per voi è importante l'improvvisazione nel processo compositivo?

Ognuno di noi porta qualcosa di suo nel gruppo. Questo può essere scritto su uno spartito, o può essere rappresentato da un paio di riff o accordi buttati lì, o vibrazioni musicali di altro tipo o un incidente fortunato. L'improvvisazione circonda la maggior parte dei nostri temi musicali, ci sono pochi assoli nell'ultimo disco ma c'è improvvisazione di gruppo e libere tendenze su cui ci piace lavorare. Questa è democrazia totale. La F.B.I. ha informazioni si di noi nei suoi schedari, se questo viene fuori potremmo non essere più liberi…

State lavorando a qualcosa di nuovo?

Sempre!

Chris: Abbiamo terminato 4 nuove tracce che faranno parte del prossimo disco, mentre una è in lavorazione in questi giorni. Speriamo di poter concludere il tutto presto, in modo da entrare in sala di registrazione il prima possibile!

Italian
English