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J'ACCUSE Antonio Piacentini
 

I J’accuse...! sono un gruppo di Trieste, autore, per quanto mi riguarda, di uno dei migliori esordi nel panorama rock italiano. Il rock progressive è solo una delle tante sfaccettature che contraddistingue il loro caleidoscopio sonoro, ma la freschezza delle soluzioni musicali, la forza melodica unita all’impatto sonoro non lascia indifferente anche chi è abituato a sonorità più canoniche.
Cerchiamo di conoscerli meglio, non solo da un punto di vista musicale, anche perché l’impegno sociale e anche un approccio politico critico sono importanti per capire meglio il loro background e il loro universo sonoro. Eccoci quindi a scambiare quattro chiacchiere con Sasha Colautti voce e chitarra dei J’accuse!


Sasha, raccontaci la storia del vostro gruppo.

Noi nasciamo nel 2001. Siamo la sintesi di due gruppi della scena triestina con alle spalle background completamente diversi. Michele e Donald, rispettivamente al basso e alla chitarra decidono di servirsi di me come chitarrista. Ai tempi avevamo un altro batterista, e Raffaele il nostro batterista attuale si sarebbe unito solo nel 2003.
All’inizio eravamo una bozza. Però una bozza che aveva per me già un non so che di particolare. Ci rifacevamo a gruppi Italiani della fine dei 90’s come Aftherohur, CSI e Marlene Kuntz. Durante quel periodo abbiamo prodotto un paio di demo e nulla più. Qualche concerto e qualche recensione ma non riuscivamo a far uscire quello che volevamo davvero. Eravamo ancora tecnicamente “deboli” ed il nostro primo batterista non era all’altezza della situazione. Ad un certo punto abbiamo scelto di trovare un nuovo batterista ed ho proposto Raffaele che già suonava con me ai tempi delle superiori. Molto tecnico con la caratteristica da rullo compressore alla Laddio Boloko.
E’ diventato in pochissimo tempo fulcro del nostro sound e noi abbiamo iniziato a macinare musica. I nostri ascolti nel frattempo si sono allargati a dismisura ed abbiamo iniziato a studiare… io chitarra Jazz ad esempio. Insomma, fagocitavamo musica si può dire.
Senza volerlo siamo diventati quello che siamo ora. Non abbiamo deciso noi di essere in qualche modo progressive. Hanno iniziato ad additarci come prog quando in realtà il progressive è ritornato fuori nel panorama rock alternativo attraverso gli echi di Radiohead, Tool e per ultimi i Mars Volta che sono il gruppo con cui siamo più spesso accomunati. C’è da dire che la nostra attitudine era già così, prima di scoprire i Mars Volta & co… Però adesso è chiaro che ci nutriamo dell’influenza anche di questi gruppi, e non c’è nessun problema a dirlo…
Poi … c’è il disco. Abbiamo pubblicato con la Mellow dopo un travaglio lunghissimo.
Inizialmente si era interessata a noi la Mylodon records. Dopo un anno tutto è sfumato, oramai a disco fatto ed a master stampato e per tutta una serie di questioni per la maggior parte derivanti dalla gestione pessima da parte di Mylodon della cosa. Ci siamo stufati e così abbiamo detto basta.
Mauro Moroni della Mellow, dopo una lunga serie di carteggi con il sottoscritto, ha deciso di pubblicarci dandoci estrema fiducia e regalandoci in qualche modo questa opportunità, e dandoci l’opportunità di ritrovare un entusiasmo che oramai si era perso nei meandri burocratici Cileni … Se possiamo essere intervistati da te è anche grazie a lui.

La vostra musica è un riuscitissimo mix di varie influenze, tuttavia riuscite comunque a risultare originali. Qual è il vostro background musicale?

Come ho detto prima siamo voracissimi di musica, ascoltiamo tutto ciò che è musica di qualità, dal progressive al jazz, dal post rock all’hardcore, dall’hard rock alla psichedelia fino al noise. Siamo la somma di tanti generi e di tanti ascolti diversi.
Il fatto di mantenere comunque una certa originalità è derivante esclusivamente dalla “guerra” vera e propria fra di noi in fase compositiva di un brano. Ognuno di noi ha delle preferenze, che possono essere di genere o di attitudine, e di conseguenza nei brani emerge un qualcosa che è il sunto del “brainstorming” che avviene durante la stesura a quattro mani della musica di un pezzo. Ad esempio Io e Michele siamo più votati al progressive ed ai tecnicismi in genere e magari Raffaele e Donald preferiscono le cavalcate post rock e le parti più soffuse. Questo però è un punto di forza perché alla fine i pezzi escono nel modo in cui vogliamo e comunque nessuno si sottrae a suonare una parte prog piuttosto che post-rock. Siamo molto eclettici e il fatto di ascoltare molta musica, e comunque di scambiarci esperienze ed ascolti ha fatto si di poter spaziare in tutto senza limite alcuno. Se abbiamo in mente qualcosa lo facciamo e basta.

Ho notato un netto miglioramento dalle versioni demo alle versioni finali dell’album. Il suono sembra più maturo e anche le linee vocali più morbide ed efficaci. Quanto avete dovuto lavorarci sopra?

C’è stato un lavoro di finitura sostanzioso e sostanziale. Dal momento in cui abbiamo iniziato a preparare il disco, abbiamo tralasciato “l’emotività” del brano e ci siamo impegnati ad essere più freddi in fase esecutiva ed abbiamo lavorato moltissimo sui particolari e sulla scelta delle sonorità da utilizzare. Il lavoro grosso è stato proprio quello di sgrezzare i brani dargli un’impronta più originale possibile dal punto di vista sonoro. Poi calcola che proviamo tre volte a settimana, cosa che non tutte le band possono permettersi, e questo di sicuro aiuta, anche per quanto riguarda le parti vocali.

Siete un gruppo che possiamo definire di frontiera… e non solo perché abitate a Trieste . Quanto vi sentite parte della scena progressive attuale?

Essere così decentrati di sicuro non aiuta. Sinceramente non ci sentiamo ancora parte della scena progressive Italiana … forse perché in realtà non ci siamo mai sentiti veramente un gruppo progressive inteso come tale. Le persone che ci sentivano hanno iniziato a definirci prog ed alla fine ci siamo piegati al volere del pubblico … ebbene si siamo prog, l’avete voluto voi!
Scherzi a parte: è un mondo con cui ancora non ci rapportiamo anche perché ci sembrava, fino a ieri, che il vero ascoltatore progressive non si sarebbe manco avvicinato ad un gruppo come il nostro. Calcola che pure io, che sono un ortodosso ascoltatore di prog faccio difficoltà a definire i J’accuse..! un gruppo progressive. Già mi viene un brivido su per la schiena.
Evidentemente il modo di intendere il progressive è cambiato anche radicalmente in alcune parti del mondo. Questa tendenza sta centrando anche l’Italia. Sinceramente non so se essere contento o meno di ciò.
Il mio obbiettivo come compositore di canzoni è quello di preservare una certa dose di Italianità all’interno di questo tipo di musica e dargli una mia impronta personale. Forse questo è ciò che ci accomuna con gruppi di punta del panorama progressive italiano. Nonostante una differenza di intenti e di sub-generi riusciamo tutti a conservare in modo anche geloso la nostra italianità da cui non possiamo prescindere … come fu in passato con i grandi nomi italiani del progressive.
La scena progressive dei giorni nostri deve secondo me ancora nascere. Finché non avremo eventi importanti da cui far emergere una “scena” trovo difficile che l’Italia si riesca ad unire sistematicamente sotto la bandiera dei gruppi progressive Italiani. Vedremo il futuro che ci riserverà da questo punto di vista.

Parlaci della scena musicale delle vostre parti. Siete un gruppo che suonate molto dal vivo e i brani del cd sembrano essere fatti apposta per questa dimensione. E’ difficile suonare nei locali?.

Il giardino del vicino sembra sempre più verde. Questa è secondo me la miglior frase per descrivere ogni scena di ogni città o regione Italiana. Ogni città o regione ha grossi problemi a far suonare la gente. Primo per la mancanza cronica di luoghi in cui suonare, e in seconda battuta la difficoltà aumenta a causa delle varie tribute-cover band che vanno per la maggiore e che sono il “cancro” della musica dal vivo italiana.
I locali non rischiano sulle band emergenti e se lo fanno il rischio è pari a zero in quanto spesso ti trovi in condizione da non percepire un quattrino. Suoniamo in giro e vero, ma c’è da dire che spesso si ritorna a casa andando in perdita o magari arrivi a casa con 20 euro se tutto va bene.
Suonare live, soprattutto per un gruppo come il nostro non è mai semplice. Ma c’è di sicuro chi sta peggio di noi. Abbiamo la fortuna di saperci muovere e organizzare. Spedisci più di 4000 mail e alla fine rimedi dalle 10 alle 15 date all’anno in giro per il bel paese.
C’è secondo me la necessità di creare un’agenzia di booking per aiutare esclusivamente le band progressive a trovare dei locali. Qualcuno che si occupi della promozione e del management. Puntando su gruppi validi e sulla creazione di eventi ad oc per le stesse. E’ una cosa a cui sto pensando da tempo. Mi piacerebbe poterci provare, magari intanto occupandomi delle band in capo alla mia label. Vedremo …

Nei vostri brani sento molto l’influenza della new wave italiana. Quanto è stato importante per un gruppo come il vostro l’influenza del rock italiano anni 80 ( CCCP, CSI, Diaframma, Litfiba) e come giudichi questi gruppi a distanza di tempo.

Togli pure Litfiba e Diaframma. Se ci sono dei gruppi che ci hanno influenzato per gran parte del nostro percorso musicale questi sono CCCP e CSI. Sono gruppi che hanno fatto la storia della musica italiana underground e secondo me i CSI sono uno dei migliori gruppi italiani di tutti i tempi. E’ impossibile non essere rapiti dal fascino di Lindo Ferretti , prima col gruppo filo sovietico CCCP e successivamente con il Consorzio … Il magnetismo e la potenza descrittiva dei testi non li trovi in nessun altro gruppo italiano. L’influenza da parte di questa corrente per noi è durata un paio d’anni poi c’è ne siamo separati ed abbiamo guardato ad altro. Ma evidentemente qualcosa è rimasto e fa capolino spesso nelle nostre canzoni, è inevitabile.

Ho visto in televisione il concerto del primo Maggio e mi sono chiesto come un gruppo come il vostro avrebbe fatto un figurone in quel contesto non solo per la musica ma anche per il contesto sociale dal quale venite (p.s. se non mi sbaglio sul forum un po’ di tempo fa qualcuno di voi-o proprio tu- scrisse che faceva l’operaio..) Cosa pensi di questo tipo di manifestazioni?

Ti ringrazio per aver pensato a noi. Effettivamente i live sono per noi la cosa più importante e spero avrai occasione di vederci dal vivo proprio per poter confermare quello hai detto. Le grandi manifestazioni come questa sono fatte per dare sfondo a problemi che devono uscire allo scoperto. Quest'anno c’era la questione dei morti nei luoghi di lavoro.
L’evento è importante. E’ chiaro che da musicista vedrei benissimo altri nomi, anche perché alla fine si vedono sempre gli stessi su questi palchi. Piacerebbe molto anche a me poterci suonare.
Però il punto è un altro. Se per sensibilizzare le persone ai grandi temi del mondo del lavoro come la sicurezza la precarietà e la dignità delle persone bisogna chiamare i Subsonica ben vengano i Subsonica!
Quello che è importante è che non si perda, ed i giovani non perdano, il significato del 1° maggio all’interno di eventi mediatici come questi; il primo Maggio deve essere una festa in cui vengano ribaditi i diritti al lavoro e del lavoro, per tutti. Un lavoro sicuro, di qualità, adeguatamente retribuito, che faccia crescere le persone e l’intera società. Non dobbiamo dimenticare che stanno aumentando le persone che vivono esperienze lavorative precarie e che, insieme alle loro famiglie, sono per questo insicure del loro futuro e private della capacità di progettarlo. È un fenomeno che mi preoccupa e che deve preoccupare tutti, perché può minare alla base la coesione sociale della nostra comunità, perché impoverisce le persone e le fa sentire più sole. Ciò che è triste è che mentre si discute di cosa è meglio per i lavoratori, spesso e volentieri senza discuterne con gli stessi, si continua a sopportare ogni tipo di affronto alla dignità nei luoghi di lavoro. Si lavora sempre di più, si guadagna sempre di meno. E alle volte si muore, nell’indifferenza generale … scusa mi sono lasciato trasportare …

Nessun trasporto...condivido pienamente. Da dove nascono i vostri testi che non sono per niente banali?

Ovviamente dalla percezione del sociale. J’accuse..! è l’essenza artistica impermeata alla coscienza politico sociale. E’ la necessità di dire qualcosa passando per un antitesi. La bellezza dell’arte per descrivere l’orrore della società moderna. I nostri testi, sono scritti sempre prima della musica. Nascono come poesie o racconti. Il “tempo muta le forme” ad esempio, era inizialmente un racconto che avevo scritto. Parla del desiderio e della bramosia imposti dal vivere moderno e basati su una società capitalistica che alla fine si scontra con ciò che è la natura di carattere umanistico… un qualcosa che ha a che fare quasi col nichilismo: Costruiamo una vita basata sul raggiungimento di uno scopo e sul continuo cercare di soddisfare i nostri desideri che vengono sostituiti da altri e poi altri … ma la vita non è eterna e la domanda che incombe è la seguente: tutta questa foga nel nostro continuo desiderare ha un significato se siamo destinati a perdere tutto? Questo è un testo che ho scritto io … ma anche i testi di Donald, come “Sul bordo dell’abisso” hanno dei significati molto forti. Amiamo i simboli e le metafore. Ermetismo e critica sociale. Del resto il nostro nome è questo: Emile Zolà scrivendo il J’accuse..! sull’Aurore è uno dei casi più eclatanti in cui un artista si esponeva così tanto per gridare al mondo la sua rabbia verso una società che colpiva l’uomo attraverso i poteri forti da cui tutt’ora siamo schiacciati. Chiaramente non ci vogliamo paragonare a Zolà … figuriamoci!

Quali sono i gruppi che amate di più in ambito prog e in generale?

E’ una domanda difficile da rispondere. Ciò che ascoltiamo varia di continuo ed è difficile fermarsi e scattare un fermo immagine di ciò che gira attorno al nostro pianeta. Però ci sono delle stelle fisse facilmente individuabili nel nostro sound. Ci sono King Crimson, i Radiohead, ovviamente i vari Anekdoten Mars Volta ed i Tool, poi gruppi come i Jaga jazzist, gli Area, Santana, i Pink floyd … explosion in the sky, Sigur ros e Mogway infine gruppi come Deus, CCCP, CSI e Afterhour. Ultimamente ascoltiamo cose come Ani Di Franco, Zaal, Paolo Benvegnù, Tony Williams, Mahavishnu Orchestra, Hella, Django Reinhardt, Eddie Vedder … Duello madre … Obscura e Jinetes Negros. Cose così insomma. Ma tra un mese ascolteremo di sicuro qualcosa di diverso. C’è sempre qualcosa o qualcuno da scoprire.

Una domanda che faccio spesso: siete al vostro primo lavoro in studio in prospettiva ci pensate mai a vivere di sola musica?

Vivere di sola musica sembra oramai un sogno irraggiungibile e irrealizzabile. Il mercato discografico sta subendo una trasformazione … anzi una deformazione inarrestabile. Se volevamo vivere di sola musica dovevamo evidentemente suonare qualcos’altro. E poi non siamo un gran che bravi con le coreografie ed i balletti ammiccanti. Che vuoi, ci siamo messi su questa strada con la consapevolezza di essere un gruppo di nicchia. Però la nicchia ha indubbiamente i suoi pregi.
Poi c’è internet che fa si che la musica si possa scaricare in tutti modi. Questa è l’implosione di un mercato che ha favorito la musica usa e getta e che ha travolto ahimé anche la musica di qualità. Ho comunque notato che tra gli ascoltatori “di nicchia” c’è un maggior rispetto per il lavoro dei musicisti e delle case discografiche. I dischi ancora si comprano anche se in numero esiguo.

L’ultima domanda che uso anche per ringraziarti del tempo che ci avete concesso, cosa saranno i J’accuse tra venti anni secondo te?

Siamo noi a ringraziare te per questa intervista. E’ una grossa emozione. I J’accuse..! tra venti anni saranno ciò che sono ora, prima di tutto delle persone che si vogliono bene. Degli amici. Musicalmente parlando non riesco a vedere così lontano. Chissà magari saremo un puntino sperduto in mezzo alle bancarelle di qualche mercatino di dischi usati in attesa di un nuovo ascoltatore … Non sarebbe male.

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