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DI TOLLO, MAURIZIO Valentino Butti
 

Abbiamo incontrato Maurizio Di Tollo, apprezzato batterista della Maschera di Cera, nonché protagonista ultimamente del nuovo album dei Moongarden, degli Höstsonaten e dei Rohmer.
Una chiacchierata, ci auguriamo interessante, per fare un po’ il punto della situazione all’interno delle band, nonché per conoscere meglio Mau e i progetti che lo vedono attualmente impegnato, nell’attesa del festival Altrock di Sesto San Giovanni del prossimo novembre dove avremo modo di vederlo sul palco con Zuffanti e soci negli Höstsonaten.


Vuoi presentarti brevemente per chi ancora non ti conoscesse...?

Ho cominciato a produrre prog con le Distillerie di Malto con i quali, nel 2001, ho realizzato un disco auto prodotto: "Il Manuale Dei Piccoli Discorsi". Nel 2003 sono entrato a far parte della Maschera Di Cera e da quel momento il mio lavoro dietro ai tamburi si è fatto più intenso e soddisfacente.

Prima di entrare in ambito "progressive", qualche collaborazione illustre mi pare...

Anche se i "puristi" del prog storceranno il naso, devo ammettere che la collaborazione con due cantautori come Francesco Baccini ed Enrico Nascimbeni sono stati momenti professionali ed umani molto educativi. Una bella esperienza che spero di ripetere presto.

Il 2008 è stato un bell'anno per te: prima l'album dei Moongarden e ora, recentemente, il primo Rohmer...

E non è ancora finita!!! Sto ultimando le sessions del primo album di Chiara Jerì, una cantante toscana di grande talento, che mi vede nella veste di produttore, polistrumentista e compositore. E' un disco di musica d'autore e sono presenti alcuni amici musici provenienti dal prog come Alessandro Corvaglia, Cristiano Roversi e Matteo Nahum. Indubbiamente questo 2008 è... impegnativo!

Sembra quasi che ci si ricordi di te solo in seconda battuta. Mi spiego: Maschera di Cera: 2 album, poi arrivi tu per il live e "Lux Ade"; Moongarden: parecchi album e poi con "Songs from..." arriva il tuo turno. Avendo un tuo stile, devi comunque sempre confrontarti con quanto proposto dal tuo predecessore, oltre a proporre le tue qualità...

Nutro un profondo rispetto nei confronti di Marco Cavani e Max Sorrentini, i miei predecessori nella Maschera e nei Moon, ma preferisco non farmi influenzare troppo dal loro precedente operato. Ti racconto un retroscena riguardante il mio ingresso nella Maschera di Cera: La mia collaborazione con loro doveva durare il tempo di un concerto. Mi misi a studiare la scaletta partendo dal presupposto che avrei cercato di riproporre le parti ritmiche dei brani esattamente come il mio predecessore, questo per cercare di venire incontro alle loro abitudini. Rinunciai molto presto. I precisi e morbidi fraseggi di Marco erano solo suoi, mentre sentivo l'esigenza di giocare su dinamiche diverse, maggiormente fluide o aggressive a seconda delle situazioni. Ed è stata proprio questa "differente visione ritmica" a convincere Fabio e gli altri compari al punto che, appena se ne è verificata l'opportunità, mi hanno chiesto di entrare in pianta stabile nel progetto. Più che lo stile batteristico, è una questione di differente sensibilità musicale. Questo non significa che il mio punto di vista sia migliore di quello di chi ho sostituito…

...E poi, anche se sempre di progressive si tratta, un conto è la proposta fornita dai Moongarden, un conto il suono della MDC, un conto ancora i Rohmer…


E’ questione di come “senti”e di come interpreti quello che suoni. Non sento la necessità d’imporre il mio stile nei diversi progetti, non è quello che mi rende artisticamente appagato. Uso un diverso filtro a seconda del momento e cerco di mettermi al servizio della composizione. Cerco di spiegarmi meglio: Prendiamo il caso di “Orpheus” della Maschera di Cera e “My Dark Side” dei Moongarden. In entrambi i casi, la batteria scandisce il ritmo nervosamente ed in maniera molto presente. Ma sono due aggressività differenti perché differenti sono i “mood”dei brani. “Orpheus” ha l’estro sporco e sfrontato del prog primi anni 70, “My Dark Side” è rabbia e sofferenza. Non potrei suonarli alla stessa maniera.
Per quanto riguarda i Rohmer e certe atmosfere francesi contenute nel disco… beh… quando ci ritroviamo per registrare o provare mi ritrovo a parlare con l’erre moscia… hihihihi…

Giriamo il discorso invece. C'è il "rischio" diciamo così, che "Songs from the lighthouse" e "Winterthrough" (Höstsonaten) siano fra i must del 2008 per il progressive italiano. (Nell'attesa di ascoltare Rohmer, che all'atto della chiacchierata non ho ancora avuto modo di ascoltare). E chi è il batterista...?

In questo caso, spero si dica “il batterista dei Moongarden” o “Il batterista di Höstsonaten”, a seconda del disco in questione. Quello che m’interessa davvero non è che la gente s’accorga di me e del fatto che sono in tutti questi meravigliosi progetti. Quello è solo frutto di bellissimi incontri di vita. La mia speranza è che, per esempio, la batteria nei Moongarden suoni “come deve suonare una batteria nei Moongarden”, che la batteria in Rohmer suoni” come deve suonare la batteria nei Rohmer” e così via…
Ho sempre rivendicato la libertà di poter suonare con chiunque possa arricchirmi musicalmente ed umanamente. Finora sono sempre riuscito a godere di questa libertà e ad imparare moltissimo da tutti i musicisti che ho incontrato lungo il mio percorso.

Zuffanti e Roversi: ormai da 15 anni nel "giro"progressivo italiano... Due personalità simili o molto diverse fra loro?

Stiamo parlando di due assoluti talenti, di due personalità fuori dal comune ma totalmente opposte, con metodi, convinzioni e modi assolutamente differenti. Ciò che hanno di condivisibile è solo il momento storico nel quale sono iniziate le loro carriere musicali. Ma, ancor prima che musicisti, sono due caratteri diversi.

Fra non molto le date italiane dei Musical Box. Tu, con i The Watch ad aprire il loro concerto. Fermo restando l'onore di suonare davanti ad una grossa platea, che ne pensi del fenomeno cover-band, che nel caso del gruppo canadese fa registrare sold out quasi ovunque?

Bisogna ammettere che il caso dei Musical Box è assolutamente unico nel panorama musicale mondiale. L’unica cosa che mi sorge spontanea è che la potenza immaginifica di uno show dei vecchi Genesis supera di gran lunga, a livello d’interesse, quello di qualsiasi altra band, se siamo arrivati al punto che una riproposizione storica di quegli eventi, fedele quanto vuoi ma stiamo pur sempre parlando di clonazione artistica, arrivi a toccare questi livelli di “commerciabilità”. Non so quanto questo possa essere eticamente corretto. In generale, il fenomeno delle cover-band è un altro inquietante aspetto dell’appiattimento culturale del nostro paese.

Situazione concerti, un po' il tasto dolente. Eppure come MDC vi siete tolti parecchie soddisfazioni. Quasi più all'estero forse...

Assolutamente di più all’estero. Mi riaggancio alla risposta precedente, nel nostro paese ci sono realtà che muoiono d’inedia a causa dell’impossibilità di proporsi e di avere spazi. Poi giri l’Europa e la gente ti chiama per nome, ti chiede l’autografo,
riempie i teatri. Suonando prog. Qualcuno ne parla? Hai letto qualcosa sulle riviste specializzate, quelle generaliste che trovi in edicola? La Maschera di Cera si è esibita al Nearfest ed il pubblico americano ha tributato al gruppo una standing ovation di 5 minuti. Qualcuno lo ha scritto? No, ma se Carmen Consoli suona in un pub a Londra subito si parla di
“Successo oltre confine”. Il nuovo disco dei Moongarden è distribuito da una major; credi sia bastato questo per avere uno straccio di ”feedback tricolore” dalla stampa specializzata? Ma gli Afterhours hanno fatto un disco in inglese per il mercato americano… ahhhh…
La nazione che ha dato al prog mondiale dei capolavori assoluti ora sbatte i suoi artisti in una nicchia dalla quale sembra impossibile venir fuori. Eppure i nostri dischi non fanno propriamente schifo. Se la stampa non ne parla, praticamente non esistono. E se sei un fantasma è difficile che ti facciano suonare… anche perché, nel frattempo, una cover band dei Village People risulta più interessante di te che ti sbatti per creare qualcosa di personale.
Quello che ti fa andare avanti è il cuore. Il cuore di gente come noi che abbiamo scelto questa musica strana per raccontare e raccontarsi. Il cuore di gente come voi che ci date spazio e pubblicate notizie sui nostri lavori. Il cuore di quei pochi che in Italia apprezzano ancora questo curioso genere di “artigianato”.

A fine novembre l'Altrock festival di Sesto San Giovanni. Una buona vetrina come Höstsonaten, un cast senz'altro interessante e una nuova occasione per gli appassionati...

Ci vuol cuore anche per organizzare happenings di questo tipo. Sarà una bella avventura per Höstsonaten e mi auguro con tutta l’anima, per noi e per chi organizza l’evento, che tutto vada bene e che siano in tanti a venire a vederci.

Tornando a "Lux Ade": la collaborazione importante con Franz Di Cioccio. Batterista come te…

E non solo. Abruzzese come me, amante dei cani come me… Per un batterista, il confronto con chi ha messo lo zampino in tanta, eccezionale musica, è sempre stimolante ed educativo. E’ stato testimone di così tanti avvenimenti e cambiamenti fondamentali nella storia della musica italiana che fa quasi paura. Per non parlare della solita scatenata bestia rullante dietro ai tamburi… a dispetto di quegli anni che sembrano passare per tutti (me compreso) tranne che per lui….

Grazie Maurizio per la disponibilità e a presto.

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