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RÊVERIE Antonio Piacentini
 

I Rêverie sono un gruppo milanese autore nel 2008 di un bel lavoro ("Shakespeare, la donna e il sogno") che ha nel folk e nel rock progressive d’annata i suoi punti di forza. L’idea dell’intervista nasce dopo averli visti in concerto in un pomeriggio di fine estate a Villa Pamphili: pubblico scarso e quel poco che c’era non era sicuramente amante del rock progressive. Da qui l’idea di puntare un faro (seppur piccolo) su una realtà che credo sia interessante far conoscere a tutti gli amanti delle sonorità che amiamo e come la maggior parte delle realtà emergenti l’appassionato medio tende a trascurare.

Raccontateci la vostra storia e com’è nato il progetto Rêverie

Innanzitutto grazie per l'interesse! Rêverie è un progetto fondato da Valerio alla fine del 1996 (dopo varie esperienze in gruppi hard rock e prog-rock dell'area milanese), con l'intento di realizzare le sue idee musicali. A fine 1997 a Valerio si unisce Fanny, e in duo realizzano il primo "Demo 1998", il cd più marcatamente orientato al prog classico. Nel 1999, con una formazione a 6, iniziamo l'attività concertistica. Nel 2002, durante un periodo di transizione, realizziamo il cd "Demo 2002", più palesemente commerciale, con il deliberato intento di suscitare l'interesse delle "major" discografiche. Il tentativo fallisce e nel 2004, con un organico per metà rinnovato, pubblichiamo il cd "2004", quello che mette a fuoco la nostra attuale direzione: sonorità acustiche e elettroniche in brani originali e rivisitazioni di musica antica. Dopo vari cambi di violoncellista, nel 2008 pubblichiamo il nostro primo cd ufficiale ("Shakespeare, la donna, il sogno") che sta raccogliendo commenti positivi e vendite un po' dappertutto (Italia, Europa, USA, Giappone, ecc.). L'attuale formazione, stabile dal 2004, comprende: Fanny Fortunati (voce solista, percussioni), Fulvia Borini (flauto traverso, mandolino, tastiere, percussioni), Alberto Sozzi (fiati, banjo, tastiere, percussioni, didjeridoo), Valerio Vado (chitarre, tastiere, mandolino, 'ud, voce), Daniele Defranchis (chitarre, saz turco). Per quanto concerne l'immagine del progetto, ci affidiamo da sempre all'artista Mariangela Zabatino.

Nella vostra musica ci si possono sentire moltissime influenze dalla musica medievale, a quella celtica, dal rock progressive alla musica folk voi come definite quello che suonate?

Dopo varie discussioni, abbiamo deciso che la definizione "folk progressivo" è quella che - seppur vaga - racchiude lo spirito Rêverie. Infatti, i nostri brani sono in genere troppo elaborati perché siano puramente folk, pur utilizzando prevalentemente strumentazione acustica e ispirandoci a canti e danze antiche. Al contempo il nostro approccio alla musica antica non è "filologico", anche se, precisiamolo, prima di proporre la rivisitazione di un brano, ci documentiamo il più possibile sulle varie versioni già esistenti e sugli stili esecutivi. Così si può capire come personalizzare un brano senza replicare qualcosa già fatto (magari meglio) da altri.

Siete molto legati alla letteratura, a parte Shakespeare, ho ascoltato anche poesie di Pasolini musicate, come nasce quest’amore?

Dalla necessità di utilizzare testi di "spessore", capaci di dire molto con poche parole. E' un po' il concetto delle arie d'opera, dove tutti i significati e le sfumature del testo sono amplificati per mezzo della musica. Crediamo, infatti, che testi eccessivamente lunghi "soffochino" la musicalità della parte vocale, rischiando di farla scadere nel quasi-parlato tipicamente cantautorale piuttosto che nel rap.
Nello specifico, per quanto riguarda Shakespeare, alcuni anni fa abbiamo preparato una nostra versione de "La Follia", una danza rinascimentale contenuta nel nostro cd "2004". Ritenendo consono abbinare alla musica un testo coevo sull'argomento, siamo "inciampati" nel Sonetto 144 del vecchio Will, che peraltro si sposava perfettamente alla musica senza bisogno di traduzioni o adattamenti! Da lì siamo partiti alla scoperta degli altri sonetti del Bardo, musicandone alcuni e rivisitando musiche della sua epoca.
Per quanto riguarda invece Pasolini, riteniamo che sia una delle menti più lucide del Novecento, e ciò si evince anche e soprattutto dalle sue opere poetiche.

E già che ci siamo come nasce l'amore per l'esperanto ed il friulano?

L'amore per l'esperanto nasce da un esperimento: il tentativo di miscelare il nostro esperanto "musicale" con l'esperanto "linguistico". Alberto (il nostro polistrumentista) ha parlato di noi al suo amico esperantista Andrea Fontana, il quale ci ha illustrato le possibilità fonetico-musicali della lingua. La cosa c’è parsa intrigante (infatti l'esperanto è più eufonico di quanto si possa pensare) e in poco tempo abbiamo scritto due brani, che ci hanno convinto a tal punto da farci proseguire anche in questa direzione. Poi bisogna dire che la comunità esperantista, diffusa capillarmente ovunque, accoglie con interesse ogni nuova proposta musicale in lingua. E' vero che è sempre un pubblico di nicchia, però è una nicchia in più oltre a quella del folk-prog!
L'amore per il friulano nasce invece dal fatto che Valerio è appunto di origini friulane, e quindi l'utilizzo di testi in questa lingua è un atto d'amore verso le proprie radici.
In ogni modo teniamo a precisare che abbiamo diversi brani in Italiano in repertorio e che continueremo a scriverne. Non siamo anglofili e l'uso di testi shakespeariani in lingua originale è dovuto puramente al fatto che, tradotti, perdono tutto il loro fascino. Anche le cover di musica inglese o statunitense che proponiamo hanno lo scopo di far sì che il pubblico possa avere un metro di paragone con qualcosa di conosciuto...

Cosa pensate della scena progressive italiana attuale? Vi sentite parte oppure no di questo mondo?

La scena prog italiana attuale ci pare sicuramente in fermento, rispetto ai pochi gruppi di fine anni '80-primi anni '90! Comunque, a livello internazionale, abbiamo l'impressione (forse errata ma che in ogni modo c'è) che, a prescindere dalle doti tecniche spesso indiscutibili dei musicisti, quello che fa difetto alla musica odierna in generale (non solo prog, quindi) è il fattore "personalità".
Per quanto ci riguarda, non ci sentiamo totalmente parte del mondo prog. Infatti, seppure ciò che proponiamo sia intrinsecamente progressivo per la commistione di suoni, lingue, stili (in fondo il prog è, parafrasando Fripp, "un modo di fare le cose"), troviamo ben poche similitudini con i gruppi prog attuali. Ad esempio, se riteniamo un pezzo compiuto in 3 minuti, non ci mettiamo certo ad allungarlo per forza. Inoltre, come avrai notato durante la nostra esibizione a Villa Pamphili, il pubblico presente era composto da chiunque tranne che da progsters! Se poi ciò sia un bene o un male, è difficile dirlo...

E' difficile proporre un tipo di musica come la vostra in giro? E cosa pensate delle cover band che praticamente monopolizzano i locali?

Una proposta come la nostra è sicuramente più difficilmente "vendibile" di un "Ligabue-tribute", ma del resto non è neanche musica da pub. Nondimeno notiamo che le potenziali occasioni per poterci esibire non mancano: festival di musica acustica, di contaminazione ecc. ci sono un po' ovunque. Il vero problema consiste nel contattare in tempo gli enti organizzatori e, soprattutto, farsi pagare almeno le spese di viaggio! Tutto sommato, la nostra è musica sostanzialmente melodica, certo non iperconcettuale o d'avanguardia, per cui risulta quantomeno gradevole anche ai cosiddetti "ascoltatori distratti".
Per quanto riguarda le cover band... che dire? Personalmente non ce la prendiamo più di tanto: sarebbe solo una guerra tra poveri! Se ce ne sono così tante è perché le richiedono i gestori dei locali e degli enti organizzatori (questi sì, spesso ottusi), e se possono servire come palestra per principianti, ben venga: contenti loro...

Se doveste consigliare 3 dischi a una persona che rimane colpita dalle vostre cose su che cosa cadrebbe la scelta?

Solo 3 dischi? Aiuto! Dovendo scegliere, in via del tutto indicativa, suggeriremmo: "Villanelle alla napolitana" dell'ensemble Conserto Vago (nota: titolo e nome del gruppo si scrivono proprio così!) per quanto riguarda l'approccio alla musica antica e l'uso del dialetto; "Ommadawn" di Mike Oldfield per la commistione di stili e strumenti acustici ed elettronici, "Songs from the wood" dei Jethro Tull per la combinazione di flauto e riff incisivi. Ma l'elenco potrebbe continuare...

Una domanda che faccio sempre ai gruppi italiani, avete mai pensato di vivere di sola musica?

Beh, almeno 3 di noi già lo fanno: come insegnanti in scuole di musica, come turnisti e collaborando con altri progetti musicali, riescono ad arrivare alla fine del mese. Ovviamente sarebbe impossibile campare solo con i proventi di Rêverie. Questo vale, comunque, per qualsiasi musicista professionista, sia di musica moderna che classica: deve avere i piedi in tantissime scarpe!

Ringraziandovi per il tempo che ci avete dedicato quali sono i progetti per il futuro?Ora come ora stiamo promuovendo il cd "Shakespeare, la donna, il sogno", acquistabile sia da CDbaby che da BTF. Poi, abbiamo cominciato le registrazioni di un cd tutto in esperanto, che contiamo di pubblicare entro il 2009 in collaborazione con l'etichetta esperantista Vinilkosmo. Inoltre, parallelamente, stiamo lavorando al filone friulano, in vista di collaborazioni con enti locali, musicando poesie di autori friulani e arrangiando musiche regionali antiche. Insomma, il materiale su cui lavorare non ci manca. Diciamo che stiamo lavorando "a progetto": focalizziamo dei "percorsi tematici" e cerchiamo di portarli a compimento.
Sperando di risentirci e magari rivederci presto, ringraziamo per la disponibilità e la gentilezza te e la redazione di Arlequins!

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