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PANDORA Valentino Butti
 

Nel piccolo, ma comunque sempre attivo sottobosco prog, ha fatto un certo clamore l'esordio discografico del gruppo piemontese dei Pandora. Abbiamo incontrato il leader Beppe Colombo che ci racconta la storia del gruppo e come è nato "Dramma di un poeta ubriaco" l'album d'esordio.


Ciao Beppe e ben trovato…

Ciao a te e a tutti coloro che leggono di questa chiacchierata, è un vero piacere… poi tu sei stato il primo a parlare di noi pertanto il piacere è doppio…

Un album pubblicato da poco, ma consensi quasi unanimi e soprattutto numerosi…

Si è vero, il disco sta andando alla grande in tutto il mondo, riceviamo mail e telefonate da ogni parte.. dopo un mese il discografico ha ristampato il disco perché le copie erano già esaurite; una situazione che non ci aspettavamo, sentivamo che era venuto fuori un bel lavoro ma mai immaginavamo tale conclusione, anzi colgo l’occasione di ringraziare tutti coloro che ci hanno onorati comprando il nostro disco e soprattutto per averci ascoltato, includendo anche tutti voi del mondo dell’informazione musicale che ci avete accolti in modo fantastico! Direi un bell'esordio no?

La vostra musica è ispirata alla stagione migliore del progressive e cioè agli anni ’70. Mi pare però che il lavoro di Christian Dimasi alla chitarra con il suo approccio anche “heavy” abbia conferito maggiore spessore e modernità al vostro suono…..Che ne pensi?

Si, la nostra principale ispirazione è infatti la musica progressive che ha influenzato gli interi anni 70, però c’è da dire che l’idea del tocco più duro è proprio nato con la concezione del progetto Pandora stesso da parte mia e di Claudio; è un tocco che fa parte del rock moderno e quello che volevamo fare era unire le due influenze. Io e Claudio siamo legati sia al passato che al presente della musica e della sua storia; anche Corrado con la sua grandissima vena melodica ha permesso ciò, infatti nel brano “Così come sei” questo scambio di sonorità è molto marcato ma secondo il nostro parere non stona, anzi, ci crea curiosità vedere come due stili uniti assieme possano creare qualcosa di unico. Con l’arrivo di Christian siamo riusciti a migliorare questo lato “heavy” dei Pandora proprio perchè le sue influenze sono principalmente dure, quindi questo ci ha permesso di realizzare completamente ciò che avevamo in mente.

Parlaci del processo creativo che è alla base del vostro debut-album...

Beh, ci sono tanti anni di passione musicale che iniziano dai meravigliosi anni 70, che io ho vissuto in pieno ascoltando, suonando, viaggiando sempre per seguire i concerti di grandi band e praticamente predicando il rock da sempre. Dopo diverse esperienze musicali e di vita, ti trovi a essere padre di un figlio con un grande talento musicale, inizi a fare delle cose insieme a lui quasi per gioco, si condividono le stesse passioni e, nello stesso momento, vedendo che l’esperimento riesce, iniziamo a scimmiottare dei nostri idoli come gli EL&P con tastiere, batteria e basso, portando alla vita un trio dal nome C.& C. Project; poi dopo una decina di anni di bei concerti e una grandissima crescita musicale, soprattutto di Claudio, decido di smettere per seguirlo dal di fuori e godermi in pace mio figlio musicista, ma lui non ci sta e insiste per creare un nuovo progetto: mi fa conoscere un altro tastierista, un certo Corrado Grappeggia fan dei mitici Yes… “papà cavolo! Pensa che cosa potrebbe venire fuori! Un tastierista appassionato di Emerson e un altro di Wakeman…Allora???” Come puoi dire no a una così allettante proposta e soprattutto a tuo figlio…?
Così grazie all’intuito di Claudio e alla grande voglia di realizzare qualcosa di emozionante, nascono i Pandora... Praticamente era il settembre del 2005, e da quel momento inizia il tutto. Per cominciare abbiamo cercato altri musicisti che viaggiassero sulla stessa lunghezza d’onda di noi tre, cosa che non risultò facile; ne abbiamo provati molti, ma nessuno all’altezza di pensare Pandora; così dopo aver scelto Cris per la sua vena rockettara e il suo grande talento, si decise di restare in quattro. Naturalmente lui trova un disco pronto e pertanto deve solo metterci qualcosa di suo, mentre Claudio si occupa di chitarre acustiche, basso e tutto il resto oltre al mixaggio e le grafiche del disco… -tutto in uno, che si può volere di più..?!?!- per non dimenticare poi Corrado, l’autentico cuore della nostra musica, un cuore grande che batte forte offrendoci tutta la sua esperienza ricavata nei locali a suonare di tutto per molti anni.
Ti chiedo scusa per questo accenno di cronistoria, ma la base creativa del nostro disco è tutto quello che ti ho descritto, tanta voglia, tanta stima e tanta amicizia tra tutti, oltre ad amare lo stesso genere e concepirlo con naturalità ogni giorno da anni.
Tante idee, una mente vulcanica come quella di Claudio, la vena poetica di un grande musicista come Corrado, la mia esperienza e infine, la ciliegina sulla torta, il nostro piccolo grande chitarrista appena arrivato -sembra con noi da sempre...!-. Così si scoperchia il vaso e viene fuori quello che avete sentito: rock sinfonico, metal, jazz, folk ecc… ma soprattutto tanta voglia di fare musica e di emozionarci per ogni nota che esce dai nostri strumenti.

Amo molto i due strumentali presenti sull’album: "March to hell" e "Pandora"…

Non posso che essere d’accordo con te.… “March to Hell” è un pezzo che ho scritto almeno 12 anni fa, lo suonavamo ai tempi dei C.& C. Project e ed è un brano che amo molto, praticamente il primo pezzo suonato e scritto con Claudio…
Questo pezzo si ispira all’epoca della guerra nel Kossovo: in quel periodo, quella guerra non interessava a nessuno perché c’erano pochi interessi, mentre si era concentrati tutti sulla guerra del golfo; mi sentivo impotente e trovavo irritante lo scenario politico che teneva testa in quel momento.
Una sera mentre guardavo un telegiornale mi è uscita questa marcia dove immaginavo di mettere in fila in mutande tutti i potenti del mondo e provare la goduria di vederli marciare all’inferno per una volta impotenti verso il loro destino. Nella visione perversa e vendicativa ho immaginato queste note come colonna sonora…
Devo farti un complimento, hai carpito in pieno la parte centrale e cosa vogliamo esprimere, la tua definizione “La Premiata incontra Emerson che flirta con Petrucci…” testimonia esattamente il nostro volere e devo darti una notizia, c’è Claudio che suona il Moog pertanto siamo in tre tastieristi...! Quando abbiamo letto il tuo passaggio è stato quasi un urlo di un goal da parte di tutti… Immagina Cris che adora Petrucci...
Per quanto riguarda “Pandora”, è un grandissimo riff che una sera Corrado ha proposto in sala prove; oltre ad aver scritto dei grandi concetti sonori che riempiono buona parte del brano, ha dato la possibilità di elaborarlo tutti assieme in molte sue parti. Qui c’è tutta l’essenza dei Pandora, credo sia il pezzo che ci esalta di più soprattutto dal vivo; Claudio suona la partitura di basso in modo fantastico senza poi menzionare la batteria che è straordinaria, credo sia riuscito a tirare fuori quello che veramente voleva suonare, a mio parere lui è un grandissimo musicista.
Non voglio dimenticare l’intervento di Cris che si integra in modo magistrale, però il vero merito di tutto è di Corrado che ha portato queste sonorità meravigliose, il suo piano è fantastico come del resto tutte le sue parti tastieristiche. Riusciamo a esprimere noi stessi in ogni passaggio del brano, ci dà emozione e felicità suonarlo! Io trovo davvero tanto emozionante suonare “Pandora” e devo aggiungere che anche “Salto nel Buio” ogni tanto mi riserva qualche lacrimuccia; leggere che mio figlio scrive del dopo morte fa effetto e tutti coloro che sono padri mi capiscono…

Mi ha anche molto colpito “Breve storia di San George”…Pare di essere fra gli astanti in un telero di Carpaccio a Venezia…..Come è nata l’idea di questo brano?

Ti ringrazio per il bel paragone, devo dire che le atmosfere del Carpaccio e i colori un po’ si addicono ad accompagnare il brano, però quello che vogliamo dare è un tono un po’ più fiabesco che aleggia tra il classico colore dei ricordi e quelli dell’immaginazione, come una bella storia che precede il risposo portandoci ad immaginare ciò che abbiamo sentito, ed è proprio così che è nata: con l’intenzione di creare una storia con venature fiabesche.
Eravamo nel periodo in cui il gruppo era ancora composto da tre elementi e Claudio, con la chitarra acustica tra le mani, aveva intenzione di sviluppare un brano che si rifacesse alle sonorità medioevali semi-acustiche, allora dopo aver trovato le note e gli accordi che più ci facevano provare quelle sensazioni, pensammo a cosa ci potesse ispirare quel suono così uscì fuori la frase “Raccontiamo la storia di un drago...”, “un drago morente!” aggiunsi; Corrado si mise al lavoro per scrivere un testo adeguato a quello che tutti e tre cercavamo. Il risultato finale ci entusiasmò molto, perchè ci fece fare un salto nel passato storico cercando di ritirare fuori sonorità antiche e ci mise così a confronto di nuovi concetti musicali che fino ad allora avevamo sentito solo tra le mani di maestri come Geantle Giant, Jetro Tull e via dicendo!

Altro brano interessante “Il giudizio universale”…Una disamina anche dura del mondo d’oggi…

“Il Giudizio Universale” è un pezzo che sognavo di fare da sempre, un brano che trovo adatto per aprire i concerti e un disco. Ho immaginato un breve dialogo con Dio dove gli contesto che il giudizio non deve arrivare perchè secondo me è già arrivato, basta guardarsi intorno... più giudizio universale di così...! Infatti diventa una disamina molto dura, come giustamente fai presente, ed è proprio quello che volevamo ottenere.
Gli effetti iniziali sono quelli di vita quotidiana, dove senti bambini giocare, varie parti di tv commerciale, politici che si accavallano parlandosi addosso senza neanche ascoltarsi.. è la catastrofe che incombe! Poi essa arriva... improvvisamente.
Sono proprio orgoglioso di questo inizio, gli effetti sono venuti fuori proprio come li volevo e giuro che non mi sono ispirato a nessuno, come ogni componente della band, ogni parte che ascoltate nel disco è frutto di quello che proviamo al nostro interno, anche se in qualche momento sembra che ci siano riferimenti ad altri grandi nomi… e questo ci lusinga moltissimo.

Parlaci del back-ground musicale tuo e dei tuoi compagni…

Inutile dirti l’entusiasmo, la voglia e la stima che gira intorno a noi; in passato avevamo degli elementi destabilizzanti (anche se devo dire degli ottimi musicisti), con loro non avremmo mai realizzato nulla di quello che abbiamo fatto oggi perchè un vero lavoro in tutti i sensi è fatto di tanti bisticci che servono a crescere, come in ogni buona famiglia che si rispetti, di tanti confronti e momenti creativi intensi, ma soprattutto per realizzare ciò serve stare uniti fino in fondo per lo stesso obiettivo. I Pandora oggi sono un cerchio unico, le emozioni ci accomunano e la voglia pure... Basta sentire il disco per capire come stiamo bene insieme.

La situazione concerti…un problema per molti gruppi…

Qui tocchiamo il tasto dolente della musica: purtroppo il mercato è in mano a pochi eletti e quelli che hanno ruoli importanti capiscono poco di musica; mi riferisco a tutto ciò che c’è di commerciale e di falso che questa società ci impone. Il problema grosso è che hanno tutto sotto controllo e i nomi li conoscete bene tutti e non perdo tempo a fargli ancora una volta pubblicità… Affossano tutto quello che c’è di creativo senza ritegno obbligando tutto lo scenario musicale e tutti coloro che vogliono fare qualcosa nella musica a fare cover e cancellarsi per impersonare altri già ricchi e famosi che non dicono nulla di nuovo. Se non fai cover non suoni e per di più vogliono che suoni gratis… C’è una specie di mafia bianca tacita sotterranea che è strisciante, quasi invisibile, l’arte non esiste più conta solo fare soldi, solamente loro però...
Noi dobbiamo suonare gratis?! Io lavoro tutto il giorno per potermi concedere quelle poche ore settimanali di sala prove oltre a tutte le rate per pagare la strumentazione; sacrifici immensi se pensi alle spese di sala prove, di studio di registrazione e, ripeto, le rate da pagare per poi sentirci dire “ma ragazzi, vuole sentire cover la gente! Con musica propria non ci si diverte e i clienti non arrivano”; Però se non sai suonare e scimmiotti qualche star facendo cover ti fanno suonare perché il sistema perverso oramai funziona in automatico, è un congegno che và avanti da solo; poi ci metto anche noi amanti del pop che siamo diventati dei pantofolai, una volta sfidavamo i terremoti pur di essere in prima fila a un concerto, oggi c’è la poltrona… il dvd… ecc… A volte mi chiedo dove siete finiti tutti! Tutti quelli che riempivate i palasport negli anni settanta quando arrivavano i Gentle Giant, i Genesis i K. Crimson… e provo ad immaginare se venissero fuori tutti quelli che eravamo che cosa succederebbe! Oggi ci sono band che meriterebbero di essere seguite come i sacri nomi degli anni 70.
Io ho sfidato i miei 49 anni, 18 ore di macchina senza neanche fermarmi a dormire per andare a vedere i Genesis a Roma al Circo Massimo la scorsa estate, come si faceva ai vecchi tempi e non eravamo in tanti a fare questa follia in quell’occasione credimi; non entro nel merito della storia musicale del gruppo, ma vedi, l’emozione di andare a un concerto, l’attesa, l’emozione dell’inizio e la tristezza della fine è sempre uguale anche dopo tanti anni e sul palco è la stessa situazione. Io provo le stesse sensazioni nel salire sul palco per suonare ed entrare in un luogo per assistere a un concerto.
Il pop non ha più di queste cose, se fai conto che ho visto i Flower Kings, che secondo me oggi sono una delle band più innovative e importanti del panorama pop, a Torino eravamo come una festa di ex compagni di classe e non menziono altre situazioni altrimenti scriviamo un libro non un’intervista, ma la situazione live resta drammatica: o trovi i soldi per finanziarti un tuo tour oppure suoni in sala prove per te stesso... che tristezza, e poi se ti senti dire da manager affermati che non hanno tempo per nuove band emergenti... beh il resto si commenta da solo... Noi abbiamo avuto la fortuna di incontrare il nostro discografico che ci ha dato fiducia e ci ha lasciato fare tutto quello che avevamo in mente, ma ragazzi, in tutti i sensi, è davvero dura essere dei creativi…
Speriamo di avere la stessa fortuna e incontrare uno che ci porti in giro a suonare, cosa davvero difficile oggi… Però come abbiamo fatto fino a oggi con l’aiuto di qualche amico fidato e uno sponsor che ha creduto nel nostro progetto ci proveremo lo stesso…

Progetti futuri…un nuovo album immagino…

Già… se ti dico che abbiamo già pronto un secondo album con un progettino molto intrigante che farà sicuramente piacere a tutti coloro che hanno comprato il nostro primo disco ma soprattutto a quelli che hanno la mia età ci credi…?? E se ti dico che abbiamo materiale anche per un terzo album…???Il vaso di Pandora è colmo di idee, c’è materiale per almeno 5 anni, ma per il momento ci godiamo questo primo disco che ci sta dando molte emozioni e soddisfazioni in attesa di poter suonare dal vivo dappertutto e condividerlo con tutti coloro che ci verranno a sentire…

Per chiudere…”Dramma di un poeta ubriaco”…punto di partenza o sogno che si realizza?

Per il sottoscritto all’inizio è stato un sogno che si realizza; sai fare un disco a 49 anni, che è stato sognato tutta la vita, è stato come rinascere ancora una volta, ho dedicato la mia vita alla musica e adesso che sono in pista io continuo a ballare e pertanto diventa un punto di partenza con una compagnia giusta! Meglio di così non potrebbe essere, con mio figlio, un grande amico e un secondo figlio acquisito è il massimo no???

Grazie per la bella chiacchierata e a presto con novità dal mondo Pandora…

Grazie a te per avermi dato l’opportunità di raccontare tutto questo e di ringraziare ancora una volta tutti di cuore... Che la musica accompagni sempre e ovunque tutti voi...

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