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FINISTERRE (FABIO ZUFFANTI) Fabrizio Masia e Paolo Rondoni
 

Partiamo dall'inizio. Vuoi parlarci delle origini del gruppo?

I Finisterre si sono formati nell'aprile 93 dalle ceneri dei Calce & Compasso, gruppo underground genovese, da cui provenivano il sottoscritto, il chitarrista Stefano Marelli ed il batterista Marco Cavani. Con l'ingresso in formazione del tastierista Boris Valle e del flautista Sergio Grazia si giunge alla line-up che in seguito pubblicherà il 1° disco.

Qual è il livello della vostra preparazione musicale: siete dei self-taught musicians oppure avete un tipo di preparazione specifica?

I Finisterre provengono da diverse estrazioni. Il batterista Marcello Mazzocchi ed io siamo autodidatti, Stefano Marelli proviene dal blues e i due maestri del gruppo, Boris Valle e Francesca Biagini hanno da poco conseguito (rispettivamente) il diploma in pianoforte e composizione e in flauto presso il conservatorio Niccolò Paganini di Genova.

Il vostro primo lavoro ha avuto grande successo di critiche e di pubblico, limitatamente - è ovvio -al nostro piccolo mondo progressivo. In che misura ne siete soddisfatti?

Sotto il profilo strettamente musicale siamo davvero soddisfatti. Purtroppo la limitata esperienza in sala di registrazione ha portato ad alcune ingenuità tecniche.

Quali fattori vi hanno Indotto a privilegiare le sonorità seventies?

Le sonorità 70s sono presenti in quanto condizionamento inconscio dopo anni di ascotto di Genesis & Co. ed, in generale, per una particolare predilezione verso certi strumenti musicali d'epoca. Credo comunque che siano presenti anche sonorità rapportabili al new prog degli anni '80 sia a certa musica minimale-contemporanea.

Che tipo di strumentazione adottate? E in futuro?

Nel 1° lavoro, oltre agli strumenti standard, sono presenti reperti archeologici come Minimoog o Polymoog. Per il prossimo CD quasi certamente ci avvarremo di un organo Hammond e, forse, di un Mellotron.

Quali sono le vostre maggiori fonti d'ispirazione?

Fabio Zuffanti: Genesis, Yes, Camel, Banco, Gryphon;
Stefano Marelli: King Crimson, Madredeus, Sylvian, Pink Floyd, Anekdoten;
Boris Valle: Genesis, Satie, Berio, Philip Glass, Cocteau Twins;
Francesca Biagini: Musica antica/rinascimentale, King Crimson; Marcello Mazzocchi: Marillion, Police, Gabriel, Chick Corea.

Parlando dell'album di debutto, che relazione intercorre tra testi e musica? E cosa significa il disegno in copertina?

I pochi testi che appaiono in Finisterre parlano di esperienze particolari collegate a persone che abbiamo conosciuto o che avremmo voluto conoscere. Abbiamo cercato di integrare questi testi nella miglior maniera possibile alle musiche da noi create. La cover riguarda una specie di paese immaginario simboleggiante, a nostro avviso, qualcosa che sta oltre le Colonne d'Ercole.

Cosa vuol dire Finisterre?

Finisterre è un termine che si trova nelle vecchie cartine geografiche, utilizzate dagli antichi navigatori. La parola indica la fine del mondo visibile e l'inizio di tutto ciò che sta al di là delle Colonne d'Ercole.

Quali sono i motivi del recente cambio di formazione?

Marco Cavani e Sergio Grazia hanno lasciato i Finisterre nella primavera 1995 per ragioni di studio e quindi di carenza di tempo. Siamo comunque in ottimi rapporti e non escludiamo future collaborazioni.

Potete descrivere il processo compositivo dei Finisterre?

Vi sono due diversi metodi: le classiche prove in studio/improvvisazioni che portano alla nascita di un pezzo; la composizione in privato di uno dei membri proposta, poi, al resto del gruppo.

Tra non molto vedrà la luce il vostro secondo progetto musicale dal titolo "In limine" (traduzione: Al confine)... che cosa vi attendete?

Da In limine ci aspettiamo che l'evoluzione tecnica e musicale del gruppo possa essere apprezzata da tutti coloro che ci conoscono ed anche da un pubblico nuovo, attratto da tutto ciò che è oltre i limiti.

...Volete parlarcene?

"In limine" continua la sperimentazione iniziata due anni fa. Conterrà nove pezzi, ulteriormente ricchi di contaminazioni eterogenee concernenti molteplici aspetti dello spettro musicale a nostra disposizione. In alcune tracce ci siamo tolti lo sfizio di essere sinfonici come pochi prima di noi, in altre abbiamo evidenziato una ricerca mirata già molti anni fa da gruppi come King Crimson, rivolta, in special modo, allo studio di certa musica contemporanea.

Siete soddisfatti di "In limine"?

Sostanzialmente sì.

Quali sono i vostri progetti live per il futuro?

Dopo due annate dense di registrazioni in studio, vorremmo prenderci un anno da dedicare totalmente all'attività concertistica.

Domanda inevitabile... che significato ha per voi il termine progressive?

Il progressive è per noi quello che il termine stesso indica: un progredire di qualcosa verso tutto ciò che c'è ancora da scoprire. Consideriamo il rock progressivo come il campo migliore dove percorrere nuove strade, ed in questo senso intendiamo il nome: non solo un insieme di gruppi accomunati dal suonare rock sinfonico/classicheggiante, ma piuttosto una sorta di oasi musicale che spazia dai Genesis a Sylvian, dai Dead Can dance a Elio e le Storie Tese.

Che opinione avete della scena progressiva odierna?

Siamo contenti che ci sia così tanto fermento, specie in Italia, dove molti gruppi cercano di esplorare i vari aspetti del rock progressivo. Ben vengano, quindi, tutte le band, dalle più conservatrici alle più sperimentali!

Per finire, volete lanciare un messaggio ai lettori di Arlequins?

Seguite i vostri sentimenti: non fatevi condizionare dai gruppi di pressione che esistono anche dentro il nostro piccolo mondo progressivo. Siamo già in pochi... cerchiamo di non alzare ulteriori ed inutili barriere. Ci vediamo tutti a FINISTERRE!

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