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MARS HOLLOW Nicola Sulas
 

I Mars Hollow sono stati una delle sorprese del 2010 nel campo del progressive rock. Esperti musicisti e scrittori di ottima musica, sono riusciti a sviluppare un sound accattivante e melodico che non rinuncia alla qualità. Grazie a questo, e grazie anche alle numerose esibizioni dal vivo, si stanno creando un discreto seguito. In questa intervista si sono dimostrati molto disponibili a fare una chiacchierata riguardo la band, l’album d’esordio, il proprio modo di intendere la musica e il progressive rock in generale.

Per iniziare, potete dirci qualcosa riguardo alla storia della band? Come avete iniziato a suonare assieme?

Jerry Beller: Incontrai Kerry Chicoine rispondendo ad un annuncio per la ricerca di un batterista qui a Los Angeles, nel 2005 ai tempi del progetto solista di Ryo Okumoto chiamato Code Red. Quel gruppo stette in piedi per circa due anni quindi Ryo prese altri impegni (con gli Spock’s Beard - nda) e non potè andare avanti, così la band si sciolse. Io volevo ancora suonare in un gruppo che scrivesse musica progressive così chiamai Kerry e gli chiesi se sarebbe stato interessato nel caso fossi riuscito a mettere insieme un gruppo. Trovai Steve Mauk subito dopo che avevamo iniziato a scrivere materiale. In quelle prime sessioni nacque il brano “Eureka”. In seguito trovai John Baker (ancora tramite un giornale musicale) e il materiale iniziò veramente a venir fuori.
Sono stato il fondatore della band, l’ho messa insieme e ora tutti ci dividiamo equamente la composizione e tutto ciò che riguarda il resto degli affari del gruppo.

Che tipo di esperienze musicali avete avuto prima dei Mars Hollow?

Jerry: Io ho suonato a Los Angeles con i Multiview, un gruppo Hard Rock che ha avuto qualche interesse da parte della stampa e delle etichette discografiche; in seguito ho suonato con i Pieces of Eight, una band progressive. Ho suonato anche saltuariamente per circa nove anni in una band tributo agli EL&P chiamata Knife Edge, poi southern rock per circa cinque anni con un artista di nome Timoty Craig, prima che si trasferisse a Nashville. Successivamente, ho suonato in maniera saltuaria per circa tre anni col virtuoso della chitarra Iain Ashley Hersey, poi mi sono unito alla band di Ryo. Ho suonato con differenti tipologie di artisti quindi, ma il progressive è il mio genere preferito.

Potete dirci qualcosa sul nome della band? Che significa “Mars Hollow”?

Kerry Chicoine: “Mars Hollow” è il posto in cui andavo a pescare con gli amici quando ero bambino, vicino a Milton, nel Vermont. Una località incantevole, probabilmente ora del tutto edificata (ride). Durante la mia infanzia “Mars Hollow” era uno dei miei luoghi segreti preferiti, con stagni …, trote…, tanta natura incontaminata. Il massimo del divertimento per molti ragazzini non ancora adolescenti.
Il nome “Mars Hollow” mi è sempre sembrato forte così, quando si trattò di trovare il nome lo proposi e agli altri piacque. Suona bene come nome per una prog band, se capisci cosa intendo… “cosmico e sballato”.

Che tipo di musica ascoltate di solito? Ascoltate i gruppi progressive moderni?

Kerry: Io ascolto di tutto, ma di solito rock progressivo, pop melodico, fusion e a volte jazz. Per quanto riguarda le prog band moderne, mi piacciono Echolyn, Transatlantic, Spock’s Beard, Frost*, Porcupine Tree, Mike Keneally, Frogg Cafe, Helmet of Gnats, Shadow Circus… roba del genere. Qualsiasi cosa che sia “densa”, complicata (ride), melodica, o comunque proiettata in avanti, fa decisamente per me.

Conoscete il prog italiano?

Steve Mauk: Si! La PFM era una delle mie band preferite negli anni ’70. Adoro l’album “Photos of Ghost” (e anche “Choccolate Kings”) e ricordo ancora il brivido provato ascoltando “Celebration” quando li vidi suonare al Roxy Theater a Los Angeles a quei tempi. Un’altra delle mie band favorite è il Banco. Amo in particolare l’album “…di terra”.

Avete recentemente suonato al Progday. Com’è andato il concerto? Avete avuto una buona risposta dal pubblico?

Steve: Suonare al Progday è stata un’esperienza incredibile. E’ stato un po’ angosciante dividere il palco con altre band così ben conosciute e rispettate, ma credo che ce la siamo cavata. Il pubblico è stato incredibilmente ricettivo e abbiamo avuto più di una standing ovation! Dopo, è stato emozionante per me incontrare i nostri fans alla fine dello spettacolo e autografare i CD.

Avete spesso la possibilità di suonare dal vivo?

Jerry: Si, suoniamo dal vivo a Los Angeles e siamo spesso invitati a suonare nei festival. Stiamo cercando di suonare dal vivo all’incirca ogni mese, dato che stiamo creandoci un seguito. Speriamo di suonare più spesso, non solo a LA ma anche negli altri stati e in Europa, e nel mondo intero in futuro!

L’album sta vendendo bene?

John Baker: Per essere una nuova prog band della quale nessuno aveva sentito parlare in precedenza, il disco è abbastanza popolare. Naturalmente siamo grati e sorpresi per questo.

Le vendite dei dischi di Progressive sono molto limitate in Italia. Qual è la media delle vendite di un gruppo come i Mars Hollow in America?

John: La media delle vendite per una band come i Mars Hollow si aggira attorno alle 2000 copie (prima che il disco successivo sia pubblicato), e questo è già considerato un discreto successo. Le etichette discografiche che producono prog considerano 3000 copie e oltre un ottimo successo. Arrivare a 10000 nel nostro mondo è come arrivare al disco di platino.

Cosa pensate del progressive rock in America? C’è un vero interesse per le prog band, a prescindere dai vecchi fan e da quelli assidui?

John: Al di fuori di ciò che viene trasmesso alla radio, penso che tutta la musica rock sia stata abbastanza creativa e piuttosto “proggheggiante” negli ultimi anni. Penso che gli ascoltatori dediti al prog siano più numerosi di quello che comunemente si pensa. Nel prog si guarda allo stesso tempo al passato ed al futuro, quindi lo stesso termine progressive è un po’ un ossimoro.

Ho notato che l’album può essere acquistato in formato mp3. Come sono le vendite di questa versione in rapporto al CD? Cosa pensate di questo modo di promuovere la musica? Credete che gli artisti siano ormai obbligati a scegliere questo mezzo di diffusione?

Kerry: con il filesharing illegale così ampiamente diffuso, sia i CD che gli mp3 non vendono come potrebbero; vendiamo all’incirca la stessa quantità di entrambi i formati. Penso che gli mp3 ad alta risoluzione siano parte integrante del mondo digitale attuale, ed essi sono qui per restare, e quindi vendere allo stesso modo dei CD. Per quanto riguarda il filesharing illegale, cosa possiamo farci? Almeno la gente fa circolare la voce, anche se la mancanza di entrate influenza la nostra possibilità di realizzare un altro album, e questo è triste da dire.

In quale modo state promuovendo l’album?

Kerry: La nostra casa discografica (10T Records) ha usato tutti i propri contatti per diffondere l’album. Grazie soprattutto ai loro sforzi, abbiamo avuto quasi cinquanta recensioni online e sulla carta stampata, e fortunatamente la maggior parte di esse è stata positiva. Io inoltre contribuisco a diffondere la parola sul nostro gruppo Facebook, in vari siti di progressive rock, stazioni radio online e cosi via.
Ad essere sincero la promozione non è stata tanta, ma a dispetto di ciò la parola si diffonde in maniera abbastanza sistematica, come ai vecchi tempi (ride). Penso che il passaparola attraverso i vari siti di progressive rock sia stato ciò che più ci ha aiutato. Sembra quasi che la cosa prenda vita spontaneamente, e ciò va bene di questi tempi. Siamo veramente grati per gli apprezzamenti, per favore, supportateci!

Penso che i Mars Hollow posseggano un ben definito “American prog sound”, ma quando ascolto “Eureka” e “In your hands” avverto una chiara influenza europea. Cosa ne pensate?

Steve: E’ interessante il fatto che i recensori abbiano caratterizzato la nostra musica come “Americana” o in alcuni casi come “California sound”. Nel caso di “Eureka” molte delle parti di pianoforte sono state certamente influenzate dai miei idoli rock britannici ed europei. In generale, comunque, affrontiamo ogni canzone come una creazione a se stante e ci concentriamo solamente nel farla suonare come un brano dei Mars Hollow e come una canzone che il pubblico apprezzerà.

Ho notato che i brani dell’album sono basati sulla struttura e sul feeling piuttosto che su inutili passaggi strumentali. Come affrontate il processo compositivo, e chi scrive la musica nei Mars Hollow?

John: Sebbene alcuni dei nostri brani durino più di dieci minuti, cerchiamo di mantenere gli arrangiamenti in movimento. Preferiamo sbagliare abbondando invece che limitarci pensando di esagerare. Le cose possono diventare noiose se non sono controllate. Il nostro processo di scrittura è abbastanza democratico e quasi sempre inizia con un’idea proposta da uno dei membri. Per quanto riguarda le parti vocali, personalmente trovo poco confortevole cantare i versi o la melodia scritti da qualcun altro, ma la democrazia non è sempre facile.

Alcune canzoni hanno un indiscutibile fascino (come “Wild Animal” e “Midnight”). Avete avuto qualche riscontro al di fuori del mondo del prog?

Kerry: John (Baker, chitarra/voce) e io siamo ammiratori della vecchia scuola del pop melodico, viviamo e respiriamo cose come XTC, Todd Rundgren, Beatles e Beach Boys; abbiamo entrambi avuto i nostri gruppi pop nel passato, quindi per noi non è inconsueto scrivere quel tipo di musica.
Ho sempre amato le band di rock progressivo che dimostrano le proprie capacità di scrittura inserendo “singoli” orecchiabili all’interno di dischi prog altrimenti impenetrabili (ride). Come gli EL&P ad esempio, con “Lucky Man” o “Still you turn me on”, oppure i Transatlantic con “Bridge Across Forever”.
Nel nostro album volevamo fare qualcosa di simile, così “Wild Animal” e “Midnight” sono state scelte non solamente perché piacciono a noi, ma anche perché crediamo abbiano un potenziale di facile presa verso un pubblico più vasto. Naturalmente, qualcuno dei fan accaniti del prog-rock non gradisce questo approccio (ride), ma per quanto mi riguarda avrò sempre una certa attenzione per una melodia orecchiabile, che conferisce una gradita pausa nel massacro musicale del più tradizionale e vasto campo delle canzoni progressive.

Il vostro prossimo album sarà prodotto da Billy Sherwood; pensate che la sua presenza potrà apportare miglioramenti al suono, già ottimo, che avete ottenuto con l’esordio?

Jerry: Non direi che ci saranno dei miglioramenti con Billy, solamente un diverso tipo di produzione rispetto al primo CD. Ronan Chris Murphy è stato ingegnere del suono e ha missato e masterizzato il primo album facendo un grande lavoro. Abbiamo avuto tanti commenti positivi riguardo alla sua produzione, e Ronan ha tutto il merito di questo.
Abbiamo contattato Billy poco dopo aver finito il primo album – a dir la verità, prima che fosse pubblicato – e lui ha espresso l’interesse di occuparsi della produzione del successivo. Lo abbiamo incontrato, abbiamo dato un’occhiata al suo studio e ascoltato alcune storie succose sugli Yes (ride)… ci siamo diverti molto, in sostanza. Billy ha una grande energia, un istinto musicale propositivo, e siamo onorati ed eccitati di lavorare con lui.

Per finire, potete anticipare qualcosa sul nuovo album? Seguirà le orme del debutto o dobbiamo aspettarci qualche differenza?

Steve: Dal punto di vista della composizione, credo che molte delle nuove canzoni siano forse un po’ più “avventurose”, sia negli arrangiamenti che nella strumentazione, e questo ci eccita parecchio. In ogni caso potrete aspettarvi valide melodie che vi gireranno nella testa per parecchio tempo! Dal punto di vista della produzione, siamo contentissimi di lavorare con Billy Sherwood e di produrre un disco che crediamo avrà un suono molto ampio e moderno.


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