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KARFAGEN Jessica Attene & Alberto Nucci
 

Guardando la copertina di “Solitary Sandpiper Journey”, il terzo album in studio dei Karfagen, mi viene in mente un colorato libro di favole per l’infanzia e la musica ne dà quasi la conferma, con la sua freschezza e la sua ingenuità. Si tratta di qualcosa un po’ distante dai primi due dischi di Kalugin, musicista ucraino che è l’essenza stessa della band, che apparivano invece più sofisticati ed elettronici. I Karfagen trovano insomma una nuova anima romantica, molto più vicina a certo New Prog inglese. Abbiamo contattato Kalugin per fare un po’ di chiarezza sui suoi progetti e sulle sue aspirazioni musicali ed è stato un piacere scoprire una persona semplice e così fiduciosa nel Progressive Rock.

Prima di tutto ti salutiamo e ringraziamo per la tua disponibilità. Vuoi presentarti brevemente ai nostri lettori?

Ciao a tutti, sono un uomo ucraino che spera di scrivere buona musica. Mi sono laureato in architettura, quindi di professione faccio l’architetto ma ho iniziato a scrivere musica da giovanissimo come parte del mio modo di spiegare me stesso al mondo.

Karfagen significa Cartagine. Un nome che evoca nella mia in mente immagini di civiltà antiche e distrutte. Come mai hai scelto questo nome?

E’ stata un’idea di mio padre che ama la storia. Avevo 13 o 14 anni quando scrissi il mio primo pezzo a nome “Karfagen”.

E’ chiaro che i Karfagen sono una tua creatura ma allo stesso tempo vi partecipano tanti musicisti. In che modo tutti questi artisti contribuiscono alla realizzazione della musica dei Karfagen?

Sono abbastanza fortunato da avere molti musicisti fra i miei amici e che portano molta espressività nella mia musica. Quando chiedo a qualcuno di contribuire alla mia musica gli do tutto lo spazio per esprimere la sua creatività, anche se partiamo da veri e propri demo con riff, base ritmica e melodia - mi piace che ricreino alcuni frammenti – cosa che significa essere coinvolti al 100% nella musica.

Nella tua biografia si legge che il primo album di progressive rock che hai comprato è stato “Retropolis” dei Flower Kings. Vuoi raccontarci le tue prime impressioni di ascolto e in che modo questa musica ha influenzato la tua produzione artistica?

Si, è atato uno dei primi album “prog” che abbia mai ascoltato. E’ incredibile il feeling che mi ha trasmesso, fresco ma autentico allo stesso tempo. Struttura delle canzoni interessante, grande cantato e grande produzione. E’ stato un album in cui i musicisti hanno suonato per una audience di musicisti, cercando di mettersi in mostra e suonare in modo più complesso possibile.

Cosa ti piace del Progressive Rock rispetto ad altri generi e perché hai scelto di dedicarti ad un genere musicale così poco popolare ai nostri giorni?

Mi piacciono i bei quadri che puoi osservare per molte ore e ogni volta che li guardi ci trovi sempre più cose all’interno. Lo stesso avviene con la musica. Mi piace ascoltare e naturalmente provare a creare “favole” alle quali l’ascoltatore ritornerà forse dopo un anno e continuerà a trovarvi degli angoli nascosti.

Rispetto ai primi due album in studio che hai realizzato a nome Karfagen questa terza produzione presenta dei suoni più solari e tonalità meno elettroniche. Vuoi spiegarci il perché di questo cambiamento?

Grazie per le gentili parole, davvero appare un album più luminoso e meno elettronico perché ho imparato alcune buone lezioni riguardo al missaggio, il mastering, la registrazione e la composizione rispetto ai primi album. Nel frattemppo ho anche pubblicato degli album a nome Sunchild e Hoggwash. E naturalmente ho iniziato ad usare il più possibile strumenti d’orchestra come oboe, fagotto, sax, tromba, violino, violoncello ecc. cosa che aiuta a rendere il suono più vivido.

In questo nuovo album dei Karfagen c’è più spazio per le tracce cantate. Come mai questa scelta?

Questa volta ho deciso di usare alcune parti cantate perché pensavo veramente che si adattassero e completassero la musica. Sono fiero di avere Marina a bordo come cantante solista. Ha portato delle autentiche fragranze a “Magic Moment” e anche alla magnificente “Mystery”.

Nel booklet del CD viene spiegato che questo CD è centrato su ”l’inesauribile spirito della rivelazione”. Vuoi spiegarci cosa significa e di che parla questo tuo nuovo lavoro?

L’album parla della bellezza delle avventure e delle rivelazioni e anche la musica è un viaggio verso gli angoli nascosti della tua mente dove ancora vivono gli spiriti dei racconti che nostra madre ci narrava da bambini. In più parla della bellezza della vita attorno a noi. Ho composto “Carpatians” subito dopo il ritorno da un viaggio nelle rigogliose montagne che contornano l’ovest dell’Ucraina.

I Karfagen non sono il tuo unico progetto. Vuoi dirci come sono nati i Sunchild e gli Hoggwash? Perché hai sentito l’esigenza di realizzare questi altri progetti e quali caratteristiche li distinguono dai Karfagen? Avranno un seguito?

Il nuovo album dei Sunchild, “The Wrap” (il terzo), verrà pubblicato il primo Novembre 2010. Rispetto ai Karfagen i Sunchild hanno un suono più potente (o diciamo Prog) e la musica è costruita attorno al cantato. Gli Hoggwash sono una collaborazione fra due amici: Will Mackie e me, hanno un sound più retro ma anche loro con una buona dose di parti cantate. Ogni progetto che io intraprendo mostra il mio amore per le differenti tendenze dell’Art e del Prog Rock.

Un particolare che mi piaceva molto dei precedenti album dei Karfagen erano dei riferimenti al folk ucraino che però non riesco a percepire in questo nuovo lavoro che nel complesso suona più “britannico”? Cosa ne pensi? E’ stata una scelta precisa?

Posso sentire che c’è un grande mood “britannico” ma in realtà io non voglio creare intenzionalmente qualcosa di “Ucraino” o “Britannico”. La musica è solo quello che è.

Conosci altre band Prog provenienti dal tuo paese? Puoi suggerirci qualcosa?

Sì, ne conosco un po’ ma non fanno dischi all’estero. Max Velichko, il chitarrista che ha preso parte alla registrazione del nuovo album dei Sunchild ad esempio, proviene da una buona band strumentale, gli Inside The Sound, che spero possano pubblicare presto il loro album di debutto. C’è anche un progetto chiamato Traveller che è molto carino. Credo che un giorno ci sarà un vero e proprio arsenale di Art Prog band in Ucraina, come per esempio dai nostri vicini polacchi. La sola ragione per cui al momento non ce ne sono molte è che la macchina sovietica ha ucciso la creatività da queste parti mentre in Polonia avevano un po’ di “fresca aria occidentale”. Ricordo ancora quando ero così felice di vedere i videoclip dei Queen in TV a metà anni Novanta. Era come un piccolo spiraglio di luce alla fine del tunnel.


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