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GREENWALL Alberto Nucci
 

Chi è Greenwall e perché questo nick?

Greenwall è un pazzo scatenato imbecille di nome Andrea Pavoni, innanzitutto. Poi è un pazzo scatenato imbecille leader di un gruppo che anche si chiama Greenwall; il gruppo suona i pezzi scritti da lui, più qualche cover, eppure senza alcuna ombra di dubbio è un gruppo. In ultimo, è un pazzo scatenato imbecille che porta avanti un progetto musicale, che anche si chiama Greenwall, e che tenta di pubblicare dischi per altri pazzi scatenati imbecilli come lui. In questi dischi non c'è niente dentro, se non la pazzia e l'imbecillità di volersi esprimere tramite gli unici modi a lui conosciuti, ovvero con accozzaglie di note e, qualche volta, di parole. Il verde è il suo colore preferito, i Pink Floyd sono stati uno dei suoi amori di gioventù.
Inoltre Greenwall, scritto così, può essere tranquillamente scambiato per un cognome. Non per niente uno dei suoi film preferiti è National Lampoon's Vacations, il cui protagonista è Chevy Chase, che nel film impersona il signor Greenswald.

Definisci la tua musica progressive/newage. Ti senti più legato alla prima tendenza, alla seconda, a entrambi... o a nessuna?

Mi sento disgraziatamente legato alla necessità di classificarmi per essere catalogato. La realtà è che non riesco a copiarmi, a rifare lo stesso pezzo. Quelle rare volte che l'ho fatto mi ha dato fastidio, e magari non ho finito il pezzo. Il Progressive è la musica con cui sono diventato adulto musicalmente, che amo tuttora e amerò sempre. La new age è la musica della maturità. Ma sono entrambi mezzi per esprimermi. Ogni definizione mi va stretta. Potrei essere classificato anche come musicista elettronico, in fondo. Eppure dal vivo SUONIAMO, eccome.

Puoi scrivere un breve commento sul tuo nuovo album?

Non è un commento, è una realtà: è bello, cavolo. Raramente capita di sentire dischi così, che più che composti sono buttati, tirati alla come viene viene, eppure allo stesso tempo pensati, cercati, provati e riprovati, ma spontanei. Elektropuzzles è un evento. L'evento della spontaneità che, credimi, in tanta musica ora come ora si è davvero perso. Poi chiaramente i gusti sono gusti, e infatti non posso entrare nel merito definendo bello il contenuto, perché questo non spetta a me. Ma il processo posso anche auto-valutarlo, perché è un fatto oggettivo. Ed è bello. Sentivo proprio recentemente i Radiohead, che mi affascinano enormemente. Eppure Kid A è un disco ragionato, non spontaneo, non bello, sotto questo punto di vista. Questo non toglie che sia un disco splendido, che si voglia chiamarlo post-rock, o non so cosa. Ma la spontaneità è altra cosa, altra bellezza. Con le dovute differenze, mi sento di paragonare Elektropuzzles ai lavori solisti di Patrick Moraz, ma tutto in elettronica.

Che differenze (musicali, compositive, esecutive...) ci sono col precedente?

Questa sì che è una domandona! E come dovrei risponderti? Negazione? Rifiuto? Il Petalo del fiore l'ho registrato nel 1989. Nel 1990 registrai altre cose, tra cui Nonno. Poi ho smesso di comporre per due anni. Peggio, ho smesso di ascoltarmi, di sopportarmi, di stimarmi musicalmente. Quel periodo mi è servito molto, mi è servito a capire cosa potevo o non potevo fare, cosa potevo o non potevo comporre, cosa potevo o non potevo suonare. Poi ho ripreso, lentamente, durante il sevizio militare, con la chitarra. Poi ho riapprocciato le tastiere, e parallelamente è iniziato il mio amore-odio con Chick Corea, la fusion, il jazz, l'infinito (musicalmente parlando)... e sono rinato: è morto, forse, il progressivo puro, ma posso dire che è nato il musicista, per quanto scarso, se mi si consente una opinione personale, ma valido come compositore e arrangiatore anche se ignorante perché autodidatta. Piano piano sono nati i pezzi, spesso comunque da rielaborazioni di cose precedenti a Il Petalo del fiore. Il motivo de La frutta a pezzi è del 1986, come anche quello di Spiragli di luce. Così come anche ci sono cose del tutto originali, come Tappetti persiani o La nascita dei fiori, cose quasi improvvisate, come L'armata delle tenebre, e ho messo tutto lì, per altro tempo. Poi ho pubblicato il primo CD, ma questo era già pronto. E' andata così, sono uscito con un disco di progressive quasi puro come Il Petalo..., ma già c'era tutto il resto, e non mi andava di soffocarlo, o di tornare sui miei passi e riprendere a fare il puro, l'incorrotto. Così sono rimasto determinato a pubblicare Elektropuzzles e sono riuscito a farlo uscire. Tutto questo travaglio chiaramente non può percepirlo l'ascoltatore, ma per me lo è stato. Adesso ho imparato anche a bilanciare le cose, ma sono anche più compositore di quando ho composto Il Petalo del fiore, che è stato un puro atto di incoscienza giovanile, che chiaramente rifarei.

Per chi non ti ha mai visto, puoi raccontare come si presenta un concerto di Greenwall?

Si presenta bene! Siamo 6 elementi: Silvia Ceccarelli - voce; Mauro Maiolino - batteria; Mirko Memeo - chitarra; Fabio Ciliberti - basso; Alfredo De Donno e me - tastiere. Abbiamo anche un minidisc con cui sovrapponiamo le parti orchestrali per brani come Nonno. Stiamo anche iniziando a fare cover alternative, cioè brani che il pubblico che viene a vederci non si aspetta, come cose di Dave Weckl, o dei Rush. Forse ci cimenteremo anche nei Genesis, ma anche qui in modo alternativo, ma questa è una cosa da vedere. La formazione non dovrebbe essere stabile, ma dato che pensavo che la precedente lo sarebbe stata, probabilmente lo sarà questa! Scherzi a parte, ho progetti per allargare l'organico con membri non stabili che suonino strumenti acustici o classici, mentre invece con i membri stabili vorrei fare una politica di valorizzazione, dando a ciascuno più spazio, o semplicemente il proprio. Ma sono comunque membri forti, nessuno è passivo rispetto al progetto, per questo dico che siamo un gruppo, anche se io certamente ho il ruolo di regista. E questo si vede dal vivo, esprimiamo certamente 6 individualità, 6 backgrounds, 6 stili diversi. E questo non può che arricchire e dare frutti. (9/5/2001)

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