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MALONEY, MACK Peppe Di Spirito
 

Dalla letteratura alla musica… Mack Maloney è uno scrittore americano di successo, che da diversi anni sforna romanzi con continuità, orientati soprattutto verso la science-fiction. Ma la sua prima passione è in realtà la musica e, da amante del progressive, ha pensato bene di percorrere anche un altro percorso artistico. Contattati altri musicisti mette le basi per realizzare un concept-album per raccontare, attraverso i suoni del rock, una nuova storia e nasce così il cd “Sky Club”. Abbiamo scambiato via e-mail qualche parola con Mack, che ci racconta le tappe della sua carriera e vari aneddoti ed ecco per voi il resoconto.

Come mai hai deciso di intraprendere una carriera musicale?

Ho sempre amato la musica. Mio nonno aveva un negozio di dischi a Boston, dove sono cresciuto, e fin da quando ero piccolo mi dava i 45 giri e gli LP che erano gli hit del momento e io li ascoltavo in continuazione. In realtà non mi considero un vero e proprio musicista. Non sono nato con il gene del musicista come gli altri membri del gruppo. Ma ho ascoltato tantissima musica nel corso degli anni e suono le tastiere da circa 20 anni, quindi sono stato in grado di suonare sul cd senza farlo sembrare troppo terribile.

Com’è stato il processo di songwriting per le vostre composizioni?

Ci sono solo due brani originali su “Sky Club”. Una, “Cross my heart” ci fu inviata dal nostro amico Steve Nardelli dei The Syn. Era un demo un po’ grezzo basato su chitarra acustica e voce e noi ci abbiamo lavorato su partendo da lì. La canzone originale da cui siamo partiti era “Star surfing 1962”. Iniziò come un patch della mia tastiera Yamaha che stavo suonando un giorno. Mark Poulin, che è il responsabile per la maggior parte della musica di “Sky Club”, lo ascoltò e iniziò a suonare una specie di chitarra surf. L’abbiamo registrata così, poi Amadee Castenell, il nostro sassofonista, ha aggiunto la sua parte e voilà! Ecco la canzone. Molta gente ci dice che è la loro preferita del cd.

Che differenze ci sono nello scrivere un romanzo ed un concept per un album musicale?

Be’, per la creazione, diciamo che entrambi partono da un concetto di base, ma dopo i due processi sono differenti. Scrivere libri è una cosa molto solitaria. Significa ore in una stanza a scrivere sul tuo computer, o, negli anni passati, a battere i tasti di una macchina da scrivere. E’ una costante ricerca di idea, di trame, di dialoghi e non c’è nessuno che possa aiutarti. Creare un concept musicale, invece, è un lavoro collettivo. Abbiamo passato tanto tempo in studio, capendo cose, spingendo la musica e le parti cantate nel verso giusto. Poi arriva l’intero processo di mixaggio ed è nuovamente una cosa basata sulla collaborazione. Così ci sono diverse teste che lavorano contemporaneamente. Si può dire che sotto diversi aspetti è più interessante e più divertente che scrivere libri.

Che aspettative hai riguardo l’album?

Sinceramente, se anche una sola persona lo compra, lo ascolta, capisce il concept e gli piace abbastanza da riascoltarlo, io ne sarò felice. E sarà bellissimo anche se più di una persona, o centinaia, o migliaia di persone faranno la stessa cosa. In questo è come scrivere un libro. Sono stato fortunato a vendere milioni di copie dei miei libri, ma non penso mai a milioni di persone li leggano. Penso semplicemente a una persona che legge uno dei miei libri nella speranza che gli piaccia. Scrivo per far piacere a quella persona. E’ sempre quello lo scopo.
Ma alla base, il vero motivo per cui abbiamo pubblicato il cd è per qualcuno che vuole ascoltare un album pieno di canzoni energiche. Ho capito che quando la gente sente che uno scrittore ha registrato un cd basato su un viaggiatore perso nello spazio, credono che la musica possa somigliare ai primi Moody Blues, una sorta di “rock da terra incantata”, ma non è così. Molte canzoni di “Sky club”, sono cariche di energia e di emozione e sono molto rock, pur contenendo elementi di progressive.
Non abbiamo iniziato cercando di somigliare a qualcuno, ma da quando è uscito il cd siamo stati paragonati a Pink Floyd, Yes, Supertramp, Horselips, Brian Eno e Alan Parsons Project e per noi è un complimento, essere citati alla stregua di tali musicisti è stato inaspettato. Ma tutti questi artisti sono capaci di produrre musica dinamica, soprattutto Yes e Pink Floyd e quello è il nostro obiettivo.
Forse il migliore complimento che abbiamo ricevuto è venuto da un ragazzo che conosco e che è un fan dei miei libri. Ha un lavoro molto interessante, è un pilota e capita che voli per una parte del governo statunitense che è meglio non menzionare. Spero tu capisca cosa intendo… una certa agenzia da tre lettere? Ad ogni modo, gli mandai un master del cd e lui se ne è davvero innamorato. Vola nei posti più strani del mondo, come Kyrgryzstan, Uzbekistan, Kazakistan e mi ha detto che nel pieno della notte mette il nostro cd e lo ascolta insieme al suo equipaggio mentre attraversa l’Oceano Atlantico a 45.000 piedi di altezza. E il fatto che ascoltano la nostra musica in quel momento è davvero un momento da ventunesimo secolo.

La tua esperienza di scrittore ti è stata utile in qualche modo in questa nuova avventura?

Sì, lo è stata nel processo di pianificazione, perché l’approccio al cd è stato simile a quello dell’inizio della stesura di un nuovo libro. Avevamo molte idee già scritte che abbiamo messo come basi e ciò ha significato capire molte cose in anticipo, determinando cosa doveva andare dove, quale canzone doveva seguire ad un’altra e così via. Ci sono 12 brani sul cd ed è stato davvero come mettere insieme 12 capitoli di un libro. Sono cose individuali, ma è importante guardarle in anticipo che se ne fosse una sola.

Come hai scelto i musicisti che suonano su “Sky Club”?

Mark Poulin e io siamo amici da moltissimo tempo. E’ un gran musicista, chitarrista, batterista e anche un bravissimo cantante. Quando mi è venuta l’idea per il cd è stata la prima persona a cui ho parlato perché sapevo che avrebbe apprezzato il concept e perché ha tanto talento. Sul cd suona la batteria, il basso, l’80% delle parti di chitarra e canta. Sotto molti aspetti si potrebbe dire che in realtà è il suo cd.
Il chitarrista è Rich Kennedy. Registra con il nome di Woco ed è il fratello di mia moglie. Il suo stile ricalca quello di Jimi Hendrix ed Eric Clapton e sapevo che il suo modo di suonare sarebbe stato perfettamente complementare a quello di Mark. E’ anche un grande appassionato di sci-fi come me, perciò anche lui ha capito il concept.
Abbiamo conosciuto il sassofonista Amadde Castenell nello studio dove abbiamo registrato i demo del cd. Mettemmo un sax campionato su una delle vecchie canzoni giusto per vedere come suonava. Quando l’ingegnere del suono lo ascoltò la prima volta ci chiese se volevamo mettere un vero sax. Così ci presento Amadee ed è venuto fuori che ha suonato con Paul McCartney, Paul Simon, gli Eagles, Bonni Raitt, Fats Domino, Elvis Costello, i Neville Brothers, ecc. (almeno un paio di dozzine di grandi artisti). Ascoltò il brano e mise giù una parte di sax perfetta in appena cinque minuti. Avevamo lasciato diverse spazi vuoti su alcuni dei demo, pensando di metterci qualche assolo di chitarra in un secondo momento. Ma ora avevamo questo fantastico sassofonista, così scegliemmo di farlo suonare su quasi la metà delle tracce. Onestamente, dal momento in cui Amadee è stato coinvolto, il cd è balzato su un altro livello. E’ un musicista fantastico. Siamo ancora in soggezione verso di lui.
Poi c’è Chris Billias; suona il piano ed è anche il produttore. Abbiamo missato e masterizzato il cd ai Bristol Recording Studios di Boston. E’ un posto abbastanza famoso. Quando siamo stati lì la prima volta Chris era il ragazzo che ci assegnarono e capì subito il sound che cercavamo. E’ anche un grande pianista. Così, mentre il progetto andava avanti, abbiamo avuto la possibilità di sfruttare anche il suo talento al piano. Ancora, siamo stati molto fortunati ad entrare in contatto con lui.

Siete stati influenzati da qualche artista in particolare per l’album?

Penso che il numero è troppo elevato per menzionare qualcuno. Sono un grande fan dei Beatles naturalmente. Secondo me, sono stati loro a lanciare il progressive rock.

Sky Club è stato definito come un album di progressive rock. Che ne pensi al riguardo? Sei un fan del progressive?

Da anni ascolto molto progressive rock. Ero un grande fan degli Yes, i “veri” Yes, non tanto quelli in versione attuale. Non sono gli Yes, a meno che Jon Anderson non sia parte del gruppo e mi sono reso conto che non sono l’unica persona ad avere questa opinione. Sono anche un grande ammiratore di Patrick Moratz che ha suonato con loro in uno dei loro periodi più progressive e che poi ha suonato con i Moody Blues per 11 anni. E sono stato molto fortunato ad avere un’amicizia che dura da circa venti anni con Patrick. Chiunque abbia trascorso un po’ di tempo con lui e con sua moglie Phyllis sa che sono due delle persone più gentili che si possa conoscere. Inoltre considero Patrick un eccezionale genio della musica. Tra le note sul libretto del cd abbiamo indicato Patrick e Phyllys come nostre guide spirituali. Sono stati con noi nello spirito durante l’intero processo creativo.
Penso che l’album possa essere descritto come progressive rock, perché presenta molti degli elementi del prog. E’ stato principalmente un lavoro che ci ha fatto prendere dei brani non prog e trasformarli in prog e penso che è per questo che a molte persone il cd è piaciuto. La gente probabilmente non aveva mai immaginato di poter ascoltare una canzone degli Who in una versione prog, o un sassofono su un pezzo dei Cream, ma come ha detto il presidente della nostra casa discografica dopo aver ascoltato l’album, “Penso che ce l’avete fatta”.
E’ stato anche definito il primo “covers concept album” e se ci pensi è l’essenza del progressive.

Che progetti hai nell’immediato futuro?

Proprio adesso sto lavorando su un libro sui pirati moderni e appena avrò finito ne inizierò un altro che avrà gli UFO come argomento ed è una cosa che ho sempre desiderato fare. Per quanto riguarda la musica, abbiamo parlato ultimamente di un secondo “Sky Club”. Ma dobbiamo prima occuparci di alcune cose. Siamo stati invitati a realizzare un brano per un album tributo ai Flower Kings. Abbiamo scelto “Church of your heart”. Non appena sarà pronto e quando io avrò finito l’altro libro, penso che potremo iniziare a parlare seriamente di un secondo cd.

I tuoi libri sono influenzati da fatti reali?

La maggior parte dei miei libri si basano su fiction militare e qualcuno sulla fantascienza, perciò anche se molti di essi sono basati sulla ricerca, non sono influenzati da “fatti reali”. Non ho mai fatto nessuna delle cose di cui scrivo. Ma parlo con molte persone, militari e che hanno lavorato per i servizi segreti statunitensi, che mi raccontano aneddoti e indizi che inserisco nei miei libri. Si tratta comunque di conversazioni che restano molto lontane dalla musica, come puoi intuire.

Quanto e in che modo la musica è importante nella tua vita?

Penso che la musica sia una delle cose più importanti della mia vita, sicuramente tra le prime tre. Una è mia moglie e parlando con lei di celebrità e persone famose che ci piacciono o non ci piacciono, mi ha detto “Ti rendi conto che tutti i tuoi eroi sono musicisti, non scrittori?” e ha ragione. I miei eroi sono i Beatles e i musicisti dei Cream, gli Who, i Marillion e persone come Jon Anderson e Matt Malley dei Counting Crows, Julian Colbeck e Terry Thomas, Trey Gunn dei King Crimson e naturalmente Patrick Moratz. Invece non riesco a considerare nessuno scrittore un mio eroe. Perciò, in qualche modo, la musica per me è anche più importante della letteratura.

E’ difficile portare avanti una carriera da scrittore ed una da musicista?

No, si tratto solo di farle conciliare, trovare il tempo per portarle avanti entrambe. Sono fortunato di avere un lavoro, quello di scrittore, che non va svolto in orari precisi durante il giorno. Così posso anche concedermi cinque ore per andare allo studio di registrazione, posso organizzarmi per lavorare tardi la notte, o molto presto al mattino. Orari flessibili, come si suol dire.

Pensi di realizzare un nuovo album in futuro?

Sì, come già accennato, ne abbiamo parlato. Ho già alcune idee su come potrebbe essere. Penso che sarebbe bello rifare la stessa cosa di “Sky club”: registrare un po’ di cover e riarrangiarle per raccontare una storia. Gli ascoltatori sembrano apprezzare il concept alla base del primo album, quindi perché cambiare qualcosa che funziona?

So che stai dando una mano a Jon Anderson nella promozione del suo nuovo album. Come sei entrato in contatto con lui e come prosegue la promozione?

Ho conosciuto Jon tempo fa via e-mail. La promozione sta andando alla grande e il suo nuovo album (con Rick Wakeman), che si intitola “The living tree”, secondo me è una delle migliori cose che abbia mai fatto. Ci sono solo lui alle parti vocali e Rick alle tastiere, ma il risultato è un’opera d’arte bella e pacata e credo che ce ne sia bisogno in questi giorni. Stiamo anche lavorando su un’idea denominata “Jon talks music” che dovrebbe essere un sito web dove Jon parla di tutte le canzoni che ha fatto con gli Yes, con brevi descrizioni di com’era la loro registrazione e della sua ispirazione nello scriverle. E’ affascinante leggere parte del materiale che mi ha già mandato. Per esempio, “South side of the sky”, presente su “Fragile” era ispirata da una storia di due scalatori che morirono mentre salivano su una montagna. Ho ascoltato quel brano un milione di volte e non avevo mai saputo a cosa si ispirava. Dovrebbe essere davvero carino una volta pronto.

C’è qualcos’altro che vuoi dire ai lettori di Arlequins?

Semplicemente grazie, con la speranza che vi sia piaciuto il nostro cd.



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