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ZUFFANTI, FABIO Valentino Butti
 

L’incontro con Fabio Zuffanti è diventato un appuntamento fisso sulle pagine di Arlequins. Pochi mesi fa la pubblicazione del nuovo lavoro come “Aries”, tra qualche giorno l’uscita del nuovo “Hostsonaten”. Tra concerti e progetti vari facciamo un po’ il punto della situazione con l’interessato.

Ciao Fabio e ben ritrovato. Con un musicista prolifico come te un incontro all’anno è quasi doveroso… Quasi un anno fa è uscito “Petali di fuoco” il nuovo album della Maschera di Cera. Pur non rinnegando il passato avete modificato non poco l’approccio compositivo. Brani più brevi (anche se piuttosto articolati), un chitarrista a tempo pieno, una maggiore propensione, a mio avviso, al lavoro di squadra con tutti gli elementi più “presenti” nell’elaborazione dei testi e delle musiche. Una scelta che reputo azzeccata per un album riuscitissimo. Anche se ovviamente non a tutti i fans sarà piaciuto questo cambio di rotta. Parlo dei pezzi più brevi ad esempio. Che impressioni ne hai tratto?

Credo fermamente che si sia fatta la giusta scelta nel decidere di alleggerire un poco il suono. Dopo tre album nei quali avevamo esplorato a fondo un certo modo di elaborare i pezzi basato su lunghe suite, atmosfere oscure e testi angoscianti, sentivamo il bisogno di provare a modificare le strutture e rendere un po’ più solari le nostre composizioni concentrandoci più sulla canzone in se piuttosto che su interminabili digressioni strumentali o meno. Sono quindi molto contento di “Petali…” a tutti i livelli (anche le vendite sono state più che ottime) anche se immagino che per alcune persone sia stato un po’ traumatico sentire la Maschera Di Cera affrontare pezzi più brevi con tanto di strofe e ritornelli. Ripeto però che si è trattato di un passo inevitabile se non volevamo continuare a ripetere lo stesso cliché.

Qualche tempo fa avete avuto l’onore di salire sul palco del Festival prog di Roma assieme a parecchi “mostri sacri” del genere. Vuoi raccontarci l’esperienza e, immagino , l’emozione di incontrare i vari John Wetton, Ian Anderson, Thijs Van Leer… oltre alle band italiane ovviamente…

Beh, l'emozione è stata tanta. Sopratutto è stato bellissimo il fatto di esibirsi davanti a quasi quattromila persone in una struttura enorme e con un impianto degno di un megaconcerto. Dei personaggi che hai citato il migliore incontro è stato quello con Thijs Van Leer che già avevamo avuto il piacere di conoscere in Belgio e che si è dimostrato ancora una volta una grandissima persona (oltre che gigantesco musicista); simpatico, disponibile e con un amore per la musica che ti cattura in ogni instante in tutto il suo modo di essere.

Però quel che più conta è il fatto che vi siete esibiti anche voi e di fronte a parecchia gente. Il richiamo dei “big” ha sicuramente inciso sulla riuscita della manifestazione… comunque avete avuto modo di far sentire la vostra musica. Cosa avete eseguito e che riscontri avete avuto?

La nostra esibizione è durata circa 25 minuti ed abbiamo eseguito “Fino all'aurora”, “Orpheus”, “Agli uomini che sanno già volare” e “La consunzione” in medley con il finale de “La maschera di cera”. Come vedi, una citazione per ogni nostro album. Il riscontro è stato assai positivo anche se il grosso del pubblico era comunque in attesa dei mostri sacri. Da un lato quindi è stato positivo perché chi non ci conosceva ha potuto ascoltarci per la prima volta ma anche un po’ strano perché sembrava che non vedessero l'ora che ci togliessimo dai piedi per ascoltare i big :-). Comunque, tirando le somme, esperienza più che positiva che sarà presto immortalata su DVD.

Altri concerti previsti come “Maschera di cera” magari a qualche festival in giro per il mondo? So che siete piuttosto apprezzati all’estero…

Sì, specie in paesi come il Belgio o gli Stati Uniti abbiamo raggiunto apprezzamenti veramente fantastici. La differenza è che se suoniamo in Italia, ad esempio con gli Osanna, questi in ogni caso saranno considerati (a ragione) dei grandi che vengono dai gloriosi anni '70 e noi i giovani che cercano di seguire i loro passi mentre all'estero non c'è questa distinzione e riusciamo anche noi ad essere nel nostro piccolo mostri sacri :-) con conseguente apprezzamento entusiastico.
Per il momento non abbiamo concerti in programma ma diciamo che la situazione è in progress giorno per giorno e fino all'uscita del nostro prossimo album saremo in tour promozionale.

Mi ha sempre incuriosito la tua assenza, in ogni tua “manifestazione” intendo (sia essa MDC, Hostsonaten, Aries…) in qualsiasi progetto Musea/Colossus di cui ultimamente è uscito il “Paradiso”. Una scelta tua precisa o più banalmente non sei mai stato invitato?

No, anzi, il gentilissimo Marco Bernard mi ha spesso invitato a fare parte dei suoi progetti ma ho deciso di non partecipare perché non amo molto le raccoltone e gli album enormi con dentro miriadi di artisti. Una semplice scelta che non mi impedisce comunque di apprezzare lo sforzo per realizzare questi lavori che mi sembra siano anche molto graditi dal pubblico.

Recentemente hai riproposto anche il progetto “Aries” con “Double reign”. Lavoro più intimista e per molti aspetti più ricercato del predecessore… sempre con Simona Angioloni… Come nasce l’idea di ispirarsi al libro di Paola Capriolo… ”Double reign” appunto?

Le atmosfere di “Double Reign” sono un po’ più oscure e claustrofobiche rispetto al nostro primo album del 2005. Questo perché abbiamo scelto di realizzare un concept basato sul libro di Paola Capriolo. Libro che io lessi qualche anno fa e che mi incantò letteralmente per la sua narrazione sospesa tra sogno/incubo e realtà. Amo molto ritrovare questo genere di atmosfere e quindi mi è sembrato più che naturale cercare di realizzarne una versione musicale. Anche in questo caso, come per “Petali di fuoco” della MDC, abbiamo optato per brevi canzoni piuttosto che per lunghe suite, anche se, essendo un concept, il tutto va letto come un flusso unico. Tra parentesi mi piacerebbe moltissimo poterlo realizzare in teatro con attori e danzatori. Chissà...

Non posso fare a meno di notare, come ogni volta, il numero e la qualità dei tuoi collaboratori. Mi piacerebbe spendessi due parole su Luca Scherani che oltre ad essere autore di un brano, ha diretto l’ensemble di archi presenti sul cd e credo sia stato un valore aggiunto notevole per l’album…

Conosco Luca da parecchi anni ma, a parte il suo intervento in qualità di tastierista e arrangiatore in “Merlin - The rock opera”, non avevamo mai trovato il modo di collaborare fattivamente. Il pretesto è arrivato perché avevo bisogno di un quartetto d'archi per alcuni pezzi di Aries e Luca si è gentilmente messo a disposizione, coinvolgendo il Formus Quartet, scrivendo e dirigendo le loro parti. Con Luca abbiamo lavorato anche per il nuovo Hostsonaten nel quale lo si ritrova, oltre che come arrangiatore e direttore degli archi (anche in questo caso presenti), nelle vesti di tastierista. Il suo coinvolgimento durerà anche nei prossimi progetti live e altri lavori in cantiere.

E veniamo a “Hostsonaten”. A fine febbraio esce l’ultima parte del ciclo delle stagioni… l’estate… Ce ne vuoi parlare in anteprima?

“Summereve” di Hostsonaten è la prima ed ultima parte della SEASONSCYCLE SUITE, il concept in quattro album dedicato alle stagioni. Il progetto è iniziato nel 2002 e solo ora è arrivato alla conclusione. Inutile dire che sono alquanto soddisfatto e galvanizzato di avere portato a compimento un lavoro a così ampio raggio. Il disco che sta per uscire è caratterizzato da un ritorno (dopo le atmosfere jazzate e cameristiche del procedente “Autumnsymphony”) in grande stile al rock sinfonico e orchestrale. Probabilmente si tratta del disco più classicamente “prog” dei quattro e credo non deluderà chi ama le grandi aperture strumentali e i momenti epici tipici del nostro beneamato genere musicale.

Con il lavoro dedicato all’estate si chiude un cerchio iniziato qualche anno fa… ora dovrai riflettere sulla direzione da seguire in futuro con questo progetto… e aprire una nuova fase…

Sì. In effetti non sarà facile capire in che direzione fare muovere Hostsonaten in futuro e addirittura se sarà il caso di scomodare ancora questa sigla per i prossimi lavori o se invece, ora che questo grande progetto è terminato, non sarà il caso di riporla nel cassetto e trovare nuove soluzioni. Per il momento comunque non ci penso, mi godo il lavoro finito e penso al suo allestimento live. La rappresentazione semi-integrale dell'opera andrà infatti in scena in anteprima il prossimo 26 Maggio a Roma.

Nel nostro precedente incontro nell’autunno del 2009, affermavi che “Finisterre” era in stand-by almeno fino al 2011… beh siamo arrivati al 2011… dacci delle buone notizie…

E così sarà! I Finisterre sono in fase di scongelamento e ritorneranno a fare ruggire gli strumenti il prossimo 19 Agosto in Francia al Crescendo Festival (insieme, tra gli altri, ad un dei gruppi da me favoriti, gli Enid). Fatto ciò vedremo come muoverci per il 2012; se concentrarci solo su concerti o se pensare ad un nuovo disco. Per ora cerchiamo di scongelarci al meglio, poi valuteremo.

Passiamo ai progetti futuri… un nuovo MDC, un nuovo Rohmer, un nuovo Hostsonaten, un nuovo solo-album… il “solito” Zuffanti insomma? :-)

In realtà questo sarà un anno di minore attività discografica ma di maggiore impegno, sia in situazioni concertistiche (magari non riguardanti a tutti i costi il sottoscritto o i gruppi nei quali suono), sia nelle cose di cui si parla più sotto e che riguardano il cercare di scrollare un po’ gli animi assopiti delle persone. Il successo della mia lettera mi sta facendo riflettere su un po’ di cose che ho dentro da tempo e che vorrei provare a gettare su carta. A parte ciò spero di fare uscire il mio terzo cd solista. Un disco assai diverso da quelli che lo hanno preceduto, una vera sorpresa da molti punti di vista.

Recentemente mi sono imbattuto, grazie ad un sito specializzato che ne segnalava la presenza, in una tua lettera aperta ad un giornale locale, dove evidenziavi , in sintesi, la mancanza “di pari opportunità” (diciamo così) per artisti come te ed altri invece che hanno avuto la fortuna di essere ben inseriti nel “giro giusto” e che quindi avevano la possibilità di far conoscere meglio la propria “musica”…

Non ho scritto tale lettera pensando ad una soluzione a breve termine del problema e forse nemmeno mi interessa sapere che ci sarà una risoluzione (cosa peraltro veramente difficile). Le mie riflessioni sono nate nel tentativo di dare una scrollata alle persone e di tornare a parlare di quelli che sono i problemi legati alla fruizione della musica in Italia. Sopratutto mi sono chiesto come sia mai possibile essere ogni giorno sommersi da articoli, libri e programmi tv in cui si parla di sdegno per delitti, governi, mafie, etc... e non fare mai riflessioni su quanto il mondo delle musica sia marcio, corrotto e malato. Diciamo quindi che non mi propongo di risolvere ma semmai di aiutare a riflettere.
Le reazioni a questa lettera sono state svariate. Dispiace vedere che molte persone sono purtroppo più che rassegnate e quasi nessuno crede che la situazione possa cambiare. Forse hanno ragione (o forse sono troppo abituati a dare per scontate troppe cose?) ma intanto vediamo se riusciamo a risvegliare un po’ di cervelli assopiti.

Grazie Fabio per la disponibilità e a presto

Grazie a voi. E buona musica a tutti.



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