Una commistione di fragranze acustiche, etniche e rinascimentali, imbastite con sensibilità Prog. Questo e molto altro nel nuovo album dei Rêverie che troverete recensito nelle pagine di Arlequins e che vi invito a scoprire. A fare con noi il punto della situazione c’è il leader e chitarrista Valerio Vado, già nostro gradito ospite in occasione dell’uscita del primo album ufficiale “Shakespeare, la donna, il sogno” pubblicato nel 2008. Mi auguro che questa breve chiacchierata vi spinga ad affrontare un nuovo entusiasmante viaggio musicale in terre senza frontiere dove si parla un linguaggio universale
Facciamo un po’ il punto della situazione: dal vostro primo album ufficiale, “Shakespeare, la donna, il sogno”, è passato un po’ di tempo, cosa avete fatto nel frattempo?
Innanzitutto grazie a te Jessica e alla redazione di Arlequins! Dunque, abbiamo fatto alcuni concerti per promuovere il cd, partecipato a diversi festival (tutti extra-prog…), a due edizioni dell’importante rassegna “MiTo SettembreMusica” a Milano… e, naturalmente, preparato i brani di questo nuovo cd “Revado”… Insomma, gli impegni non sono mancati!
Come è stato accolto “Shakespeare, la donna, il sogno”?
Il cd ha ricevuto molte ottime critiche in Italia e, soprattutto, all’estero. Due sono le cose che più ci hanno fatto piacere: gli elogi ricevuti proprio da studiosi Shakespeariani per la pronuncia dell’inglese elisabettiano di Fanny (la nostra cantante) e per l’aderenza delle musiche alle liriche del Bardo, e gli apprezzamenti da parte di gente che, grazie al cd, si è avvicinata all'opera di Shakespeare.
Non pensate che proporre un doppio CD per una band di nicchia sia una bella sfida? Perché questa scelta?
Proprio per allargare la nostra nicchia, espandendo l'attività di Reverie nell'ambito esperantista (più diffuso di quanto non si pensi) ed avvicinando all'esperanto il pubblico non-esperantista. L’idea originale era di fare un solo cd, ma per raggiungere questi obbiettivi ci siamo resi conto che un doppio cd, contenente anche le versioni in italiano dei brani in esperanto, sarebbe stato più utile. Infatti i non-esperantisti potranno confrontare con una lingua conosciuta le sonorità della lingua esperanto, saggiarne l'effettiva eufonia e magari cominciare a studiarlo; invece qualche esperantista magari si incuriosirà e vorrà scoprire le nostre produzioni precedenti a “Revado”... Inoltre, per quanto riguarda i costi, stampare un cd “doppio” costa poco di più di un cd “singolo”, e quindi ci è possibile venderlo al prezzo di un solo cd (potenza dell’autoproduzione!). A tale proposito, "Revado" (sia in formato cd fisico che in formato mp3) è già in vendita sui siti reverieweb.com, Vinilkosmo e a breve sarà disponibile anche su CdBaby, I-Tunes, Amazon ed altri vari portali di musica.
Nella vostra musica vi sono molti riferimenti etnici e alla musica antica, potete aiutarci a individuarli meglio?
Certamente! Credo che il riferimento etnico più evidente sia dato dall'utilizzo delle percussioni. Avendo infatti scelto di non usare la batteria, per evidenziare le ritmiche ci avvaliamo delle percussioni più disparate: da quelle tradizionali italiane (tamburelli, tammorra) a quelle mediorientali (darbuke, tablas, ecc.) e quant'altro possa servire alla bisogna (cajon, maracas, ovetti, guiro, piatti ecc.).
Per quanto riguarda la musica antica, ci influenza nell'uso del contrappunto e della polifonia in genere. Un esempio in questo senso è il brano "Plurmiljaraj knaboj" ("Ragazzi millenari"), ispirato alle forme tardo-rinascimentali e che potrebbe essere quello più riconducibile alle atmosfere del precedente cd Shakespeariano. Tuttavia consideriamo "progressivo" il nostro approccio compositivo ed esecutivo, in quanto ci interessa prendere le fonti come punto di partenza piuttosto che usarle in maniera filologica. Ad esempio, in varie sezioni di "La tradezrta komercisto" ("Il mercante del deserto") o di "Silkovojo" ("Via della seta"), di ispirazione vagamente mediorientale, gli strumenti non viaggiano all'unisono ma procedono per contrappunto, e questo risulta alquanto strano ad un ascoltatore arabo. Invece "Arkana belulino" ("La belle dame sans merci"), forse il brano più immediato di "Revado", coniuga incastri ritmici quasi dance e atmosfere esoteriche... Altro elemento, meno ricorrente ma che mi garba parecchio, sono gli interventi jazzati di Alberto il nostro clarinettista/polistrumentista) in contesti molto strutturati, non riconducibili al jazz (come in "Danco de l' maro", “Kiam alvenos la fino” o “Pluvas rosmareno”).
Come nasce l’idea di creare un album intero in esperanto?
L’idea che ha portato a “Revado” si è sviluppata a partire dal 2006, grazie all'incontro con l'esperantista Andrea Fontana (autore dei testi in esperanto), amico di Alberto. Parlando insieme ci è venuta l'idea di unire il nostro esperanto musicale all'esperanto vero e proprio. Il mio dubbio iniziale riguardava la "melodiosità" dell'esperanto, ma dopo aver ascoltato alcuni esempi di musica in lingua questa perplessità è stata fugata.
I primi due brani nati dalla collaborazione sono stati "Kiam alvenos la Fino" e "Plurestantaj memoroj". Il risultato ci è sembrato soddisfacente, e le loro versioni primigenie sono state pubblicate come bonus tracks in "Shakespeare, la donna, il sogno". Il riscontro positivo dei fruitori esperantisti e non-esperantisti, nonché i commenti di Floreal Martorell della Vinilkosmo (etichetta esperantista francese) ci hanno spinto a proseguire la collaborazione, ed a pensare quindi alla realizzazione di un album totalmente in esperanto. Durante le registrazioni, nel 2009 abbiamo trovato anche un editore: Ilario Calì delle edizioni musicali Alosibla/DownBridge Publishing. Non ci sono stati posti vincoli creativi; anzi abbiamo potuto registrare le parti vocali e mixare il disco presso il loro studio di registrazione, con tecnologie più "avanzate" di quelle già in nostra dotazione. Per le versioni italiane dei testi, ci siamo avvalsi dell'aiuto dell'amico esperantista Pier Luigi Cinquantini, che colgo l'occasione per ringraziare.
Devo dire che in fin dei conti preferisco ascoltare il CD nella sua versione in esperanto. Mi piace molto la ritmica di questa lingua e il modo in cui siete riusciti a combinarla con la musica. Che difficoltà avete avuto nel lavorare con una lingua non vostra? In qualche modo il suono della lingua vi ha ispirato nella creazione della musica?
Mi fa piacere che tu preferisca il cd esperanto, vuol dire che il nostro esperimento funziona! In effetti, Andrea ha lavorato parecchio sui testi, per ottenere “concatenazioni di suoni” piacevoli che si sposassero ad argomenti il più possibile vari. Del resto, uno degli scopi di “Revado” è appunto quello di mostrare come l’esperanto sia utilizzabile in musica almeno quanto l’inglese e, appunto, l’italiano. Poi, come sai, noi già musichiamo anche testi in friulano, per cui siamo abituati ad un minimo di "sperimentazione linguistica". Quelli che hanno faticato sono piuttosto Andrea, che ha dovuto “plasmare” i testi su linee melodiche già esistenti (infatti in molti brani è nata prima la musica) e naturalmente Fanny, che ha dovuto acquisire una perfetta pronuncia esperanto. Per cui direi che il suono della lingua non ha influito sulla creazione della musica, ma piuttosto il contrario: la mia richiesta ad Andrea era che le parole fossero il più possibile eufoniche. Ma questa condizione per me vale sempre, a prescindere dalla lingua.
Avete avuto molte occasioni per suonare dal vivo? Che tipo di pubblico avete?
Attualmente, grazie a "Revado" ed al passaparola tra esperantisti, stiamo ricevendo molte richieste di concerti, prevalentemente all'estero. Diciamo che, a prescindere dall'esperanto, se si tratta di suonare gratis le occasioni non mancano. Ma nel nostro caso, dato che Reverie è composto prevalentemente da musicisti professionisti, non possiamo permettercelo ed anzi dobbiamo valutare con attenzione ogni proposta. Sempre a prescindere dagli esperantisti, il pubblico di Reverie è decisamente eterogeneo: dai ragazzini che scoprono qualcosa di diverso da quel che passa la radio ai melomani incalliti. Certo è che la maggior parte dei nostri ascoltatori non ha nulla a che fare col prog…
Avete intenzione di continuare ancora con l’esperanto o pensate ad altri territori?
Per quanto riguarda l'esperanto, per noi ormai è una porta aperta e nulla ci vieta di usarlo ancora in futuro... Per ora siamo curiosi di vedere quali reazioni susciteranno i brani di "Revado"! Per quanto concerne gli "altri territori", buona parte del nostro repertorio extra-esperanto è dedicata al friulano ed uno dei prossimi progetti è appunto quello di fissarlo su cd.
Cosa pensate circa la possibilità di usare l’esperanto come lingua universale: ha per voi soltanto un valore simbolico o possiede altre potenzialità?
Abbiamo "toccato con mano" l'effettiva facilità di apprendimento dell'esperanto, per cui ritengo che possa benissimo essere usato parallelamente o al posto dell'inglese. Anzi, per quanto mi riguarda suona addirittura meglio! Poi, come già hai notato in prima persona con "Revado", l'esperanto ha delle sonorità interessanti e piacevoli, ricche di vocali e quindi facilmente musicabili. Quindi direi che, sì, l'esperanto ha potenzialità espressive illimitate dal punto di vista letterario e poetico. E infine mi piace l'idea che una lingua pianificata continui ad esistere da più di 100 anni solo grazie all'entusiasmo dei suoi parlanti, senza imposizioni economico/politiche: in fondo, anche questo è un piccolo miracolo...
Avete pensato di recuperare o ripubblicare i primi lavori che avete realizzato solo sotto forma di demo?
Questo è un altro dei "prossimi progetti" accennati poco fa! Ci sono diversi brani, specie dal Demo1998, che suoniamo ancora oggi con arrangiamenti diversi e che piacciono molto già al primo ascolto. Pensiamo quindi di ri-registrarli, sia per fissare l'evoluzione dell'ensemble, sia perché chi ci vede in concerto e vuole portarsi a casa un ricordo, ora come ora si ritroverebbe ad ascoltare qualcosa che c'entra poco dal punto di vista degli arrangiamenti e della qualità di registrazione... Tra l'altro ci siamo già mossi in questo senso nel 2009, grazie ad un'etichetta USA che per una compilation folk-rock ci ha chiesto una nuova versione di "Principe di un attimo" (una "ballad" contenuta nel Demo1998). E poi proprio "Silkovojo" ("Via della seta") è una suite che già nel 1993 suonavo con un altro gruppo, seppur in forma molto diversa. Ma, dato che la "versione Reverie" ci risulta più compiuta e convincente, nonché consona alle atmosfere di "Revado", l'abbiamo registrata in studio e inserita nel cd.
E non posso chiudere questo "botta e risposta" su "Revado" senza salutare te e i lettori di Arlequins con l'augurio di incontrarci presto in occasione di un nostro concerto!
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