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CAMEMBERT Jessica Attene & Alberto Nucci
 

Il Camembert è fra le specialità più gustose del Prog, anche se il bassista Pierre Wawrzyniak, col quale ci siamo intrattenuti in questa bella chiacchierata, lo ha trasformato in una astronave. Oltre alla follia c’è anche tanta buona musica in quello che è uno degli album più interessanti e stravaganti dell’anno (ulteriori dettagli li troverete nello spazio recensioni). E’ per questo che vi invitiamo a scoprirlo, sicuri che rimarrete di stucco. Siete pronti per lo Schnörgl Attahk?


La prima inevitabile domanda è se il vostro formaggio c’entra qualcosa con quello dei Gong… è un tributo voluto o amate semplicemente i prodotti tipici del vostro paese? Come mai avete scelto questo nome?

Il nostro Camembert è un oggetto metaforico: è la trasfigurazione cosmica di un oggetto di uso comune della cultura francese. Ci siamo impegnati per dimostrare che le etichette sono prive di senso. Troppo spesso nel Prog alcune di esse prendono dei nomi pomposi. Siamo dei burloni e siamo rispettosi del patrimonio Progressivo francese. Ci è apparso logico utilizzare un Camembert come immagine del gruppo, salvo che questa volta lo stiamo spedendo nello spazio!

Il vostro gruppo è davvero ampio e ben assortito. Come vi siete conosciuti?

Il gruppo è nato cinque anni fa sotto l’impulso di tre persone: Vincent (Sexauer, ex chitarrista), Philémon (Walter, batteria) e me. Ci incontriamo e passiamo delle nottate a parlare di Prog in generale e di Jazz Rock. All’epoca il nostro livello tecnico era estremamente debole ma ci siamo messi a provare assiduamente mentre sognavamo Zappa, King Crimson, Return To Forever, Gentle Giant ed altri. In un primo tempo abbiamo provato musicisti diversi e vari, ottoni ed altri strumenti, ma nessuno faceva al caso nostro. Sia perché ci guardavano come dei pazzi furiosi che si ostinavano a suonare una musica complessa, sia perché capitava di imbatterci in supertecnici che ci giudicavano unicamente per le nostre capacità nel fare delle mezze semibiscrome senza batter ciglio… E’ stato un periodo un po’ oscuro che ci ha rinsaldato profondamente…
Poi abbiamo incontrato Harpus, alias Guillaume (Gravelin) che, come indica il suo soprannome, suona l’arpa nella band. Il suo arrivo ci ha fatto enormemente progredire ed ha apportato una vera impronta sonora al gruppo. Poi Bertrand Eber si è unito con la sua tromba Jazz e la sua pazienza implacabile. La ciliegina sulla torta della formazione è stata l’inserimento di Fab, alias Fabrice Toussaint, pazzo furioso multi strumentista (Xilofono, vibrafono, trombone, basso, percussioni etniche) che è stato una vera guida per la realizzazione della nostra musica. Questo tipo possiede una scienza negli arrangiamenti in tutti i generi musicali (Reggae, Jazz, Funk, Classica), cosa che rappresenta per noi una vera forza. E’ lui che ha saputo rendere coerente il suono del gruppo, variegato grazie alla sua composizione così “esotica“.

Il titolo del vostro album “Schnörgl Attahk” sembra quasi kobaiano: rimanda in qualche maniera ai Magma?

Sicuramente! I Magma sono uno dei nostri gruppi preferiti. Ciononostante esiste un certo settarismo dei fans, pronti a venerare qualsiasi tipo di side-project anche se di non buonissima qualità. In contrapposizione all’aspetto serioso, sciamanico e mistico della mitologia Magmiana, che adoriamo, noi vogliamo divertirci. Il nostro “Schnörgl Attahk“ è una storia di fantascienza delirante alla Tex Avery, Monty Python e Mel Brooks.

Sono passati due anni dall’uscita del vostro EP. Vi ha dato molto da fare la realizzazione del vostro primo album?

Le reazioni all’uscita dell’EP sono state estremamente incoraggianti: il pubblico progressivo è veramente uno dei più simpatici del mondo. Quando crei una musica che lo tocca veramente hai delle reazioni molto calorose. Appena dopo l’EP ho incontrato Paolo Botta che ha realizzato la copertina dell’album che mi dà un CD di Yugen. Una settimana dopo ero il fan numero uno di Yugen al mondo. Un mese dopo Marcello Marinone e Francesco Zago dell’etichetta AltrOck ci hanno contattati e detto: “Nella AltrOck c’è un posto per i Camembert”. Un mese dopo ci siamo trovati scritturati per l’etichetta del nostro gruppo Prog attuale preferito.
Da quel momento abbiamo compreso che bisognava progredire tecnicamente e compositivamente per essere all’altezza delle composizioni AltrOck. Una scommessa non facile.
Ci siamo allora posti le domande essenziali: “Che musica vogliamo fare?”. Risposta: “Una musica senza frontiere e disinibita dove il materiale ritmico afrocubano e Funk incontrano i materiali armonici della musica contemporanea, del Jazz-Fusion e del Rock Progressivo”. “Che album vogliamo fare?” Risposta: “Un concept album i cui brani sarebbero legati da interludi cinematici sorprendenti che utilizzino sonorità elettroniche e voci”.
Con una ventina di concerti, almeno due prove a settimana, centinaia di ore di scrittura e di un mese completo in studio, abbiamo lavorato estremamente duro. Si spera adesso che il pubblico accoglierà lo sforzo che rappresenta questo album. Dulcis in fundo Udi Koomran ci ha curato il missaggio ed il mastering. Quest’uomo è adesso un amico della Cheese Family: ha fatto un lavoro straordinario in termini di suono e di effetti in studio. “Schnörgl Attahk“ ha mantenuto una consistenza sonora che va oltre la musica in sé stessa. Udi sarà evidentemente sollecitato e ingaggiato per collaborare ai nostri futuri progetti.

Il nuovo album parte da tracce che erano già presenti sul vecchio EP, in particolare una di esse come “Le vautour de Mars” è stata addirittura ricomposta e riarrangiata. Come mai avete sentito l’esigenza di riproporli? Che modifiche avete apportato?

All’epoca dell’EP si contrapponevano due fronti nel gruppo: una prima che voleva una musica semi-improvvisata e una, più stakanovista, di musica integralmente scritta. “Le vautour de Mars“ nell’EP testimonia la prima di queste. Non eravamo soddisfatti di questa versione: immergendoci nella cultura Funk ci siamo accorti che i migliori album del genere erano super scritti e ultra-rifiniti.
Parlando con Marcello ho capito che non saremmo andati molto lontani da quel punto di vista: esistono talmente tanti gruppi che mettono in circolazione pezzi Funky incompiuti. La sfida è stata quella di riscrivere integralmente il brano proponendo delle ritmiche più complesse, delle armonie folli e dei dialoghi inattesi tra gli strumenti. Sul tema principale lo xi-brafono effettua un dialogo iper rapido con gli ottoni. Inoltre tutte le improvvisazioni sono state soppresse e rimpiazzate da un tema doppiato dallo xi-brafono e dall’arpa. Fabrice e Guillaume hanno enormemente lavorato per assimilarlo. Pensiamo che questo brano sia adesso più che presentabile!
Evidentemente l’abbandono del lato semi-improvvisato e la tecnica resa più complessa della nostra musica non sono piaciute a Vincent Sexauer che ha lasciato il gruppo in seguito a delle divergenze artistiche e personali legate a questo cambiamento di direzione.
Infine “Untung Untungan” è un brano cui eravamo molto legati ma la cui esecuzione tecnica restava veramente aleatoria sull’EP: non eravamo all’altezza. Era indispensabile ri-registrarlo in una versione da destinare ai posteri; ci abbiamo aggiunto molte idee nuove.

Nel vostro album suona anche Francesco Zago. Volete parlarci di questa collaborazione? Pensate che in futuro si potrà ripetere?

Per me Francesco Zago è il chitarrista più interessante della scena progressiva mondiale. E’ il vero erede di Robert Fripp: un architetto del suono unito a un compositore incredibile. Con molta timidezza ho domandato a Marcello se Francesco poteva registrare “Untung Untungan” dopo la partenza di Vincent.
Immediatamente ha accettato e ha realizzato un lavoro incredibile su questo pezzo. Lascio agli ascoltatori il piacere di scoprirlo. Lui suonerà su tutto il nostro prossimo album.

Non credo siano molti i gruppi rock che hanno come strumento solista un’arpa. Come è nata quest’idea e in che modo questo strumento entra in gioco nella creazione del vostro sound?

Guillaume si è presentato nel gruppo tramite Vincent: era folle. Non si trovava nessuno all’epoca per suonare con noi ed ecco che sbarca un artista. L’arpa e lo xi-brafono sono adesso dei marchi distintivi del suono Camembert. C’è qualche gruppo che ha un arpista ma la maggior parte lo utilizza come ornamento. Guillaume interviene sulla maggioranza dei temi ed è spesso in primo piano. Nelle parti jazz è sempre indaffarato nel cambiare i suoi pedali coi piedi per i cambi di tonalità. E’ piuttosto inusuale…

Pierre, sei fra i principali compositori della band. Come siete abituati a lavorare normalmente per la realizzazione della vostra musica?

I principali compositori del gruppo sono due: Guillaume ed io. Noi rivisitiamo i nostri pezzi a ripetizione: io suggerisco delle cose a lui e vice versa. Fabrice apre allora la porta del locale e, con passo leggero, si impadronisce del suo xi-brafono e si appassiona per le sottigliezze ritmiche e armoniche di ciò che gli viene proposto. Nel giro di quattro ore usciamo dalla sala prove mentalmente spossati ma con delle composizioni che funzionano. Poi trovo Philémon e spulciamo le parti di basso: egli propone allora degli schemi di batteria che vengono sottoposti agli altri. Questo processo di lavoro è in fase di accelerazione permanente in questo momento.

Pierre, sei l’organizzatore del festival prog in Alsazia e di vari altri concerti. Vuoi parlarci di questa attività? E’ difficile mettere su eventi del genere? Ci sono gruppi con cui hai collaborato che ti hanno colpito in particolare?

E’ estremamente difficile organizzare dei concerti Prog. Bisogna essere scaltri e dissimulare il nome Prog con dei sotterfugi di linguaggio: Rock, Jazz Funk… Infine la maggior parte dei Proggofili sono reticenti alle tecniche di comunicazione moderne: Facebook, internet, radio, stampa, volantini e manifesti.
Cerchiamo di adattarci: lanciamo il concept di “Prog In Alsace” il 18 Novembre con i Gens De La Lune: l’idea è di lanciare un ponte fra le generazioni, di fare colpo con un gruppo di grande attrattiva al fine di fidelizzare un pubblico ad una scena più alternativa. Francis Décamps è uno molto simpatico e aperto che condivide perfettamente questo spirito. Collaborare con lui per puntare i riflettori sul Prog in Alsazia è probabilmente la più bella cosa che potesse succedere al genere a Strasburgo. Pubblicizzeremo questo avvenimento ad oltranza!
Mi è molto piaciuto lavorare con i French TV e con gli Accordo Dei Contrari: sono tutti degli esseri umani eccezionali!

Ci piacerebbe sapere chi è l’inventore del concept e se ha mangiato pesante prima di scrivere la storia.

Uh! E’ il gruppo stesso. Siamo morti dal ridere per delle ore!

Pare che questi Schnörgl siano molto cattivi. Simboleggiano qualcosa che appartiene al mondo reale o non c’è nessuna attinenza con fatti di attualità?

Questi Schnörgl sono stupidi e malvagi,subdoli e maleodoranti: sono l’archetipo cartoonesco del male. Potremmo vederci una metafora politica sulla società francese perché ci stiamo sorbendo uno dei peggiori governi mai visti dopo la seconda guerra mondiale. Ma, rassicuratevi, la resistenza anti-Schnörgl si sta organizzando! Parliamo spesso fra di noi dei problemi di attualità: sono la cristallizzazione incosciente della nostra percezione della stupidaggine umana.

Vi piace l’etichetta R.I.O per la vostra musica?

No, il Rock In Opposition non è la denominazione più appropriata. Proporremmo piuttosto Jazz Fusion FunKosmique. Dopotutto le etichette non sono che etichette…

Volete fare gli auguri a Carla Bruni per la nascita del suo bebè?

Preferisco salutare tutti i bebè di tutte le madri di Francia prima, giusto per ristabilire un equilibrio. I bebè dei potenti di questo mondo devono essere salutati prima degli altri? Il colpo di bebè che arriva prima delle elezioni è come tutto il resto: un piano di comunicazione abominevolmente disonesto per fare rieleggere l’agente Schnörgl infiltrato che ci fa da presidente.
Ciononostante il bebè di Carla Bruni è innocente: gli auguriamo di vivere felice.

Un enorme grazie a voi e a tutti i lettori di Arlequins!



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