Un vinile in edizione limitata, semi-acustico e misterioso, con Billy “Love” Forsberg e KG West dei Siena Root… Una nuova creatura spaziale ad opera del deus ex machina Scott Heller, anche conosciuto come “Dr. Space”. Da qui l’emblematico ed affascinante titolo: “West, Space and Love”, con i nomi dei tre protagonisti. Una pubblicazione insolita, esaurita molto velocemente. Il Dr. Space ci ha raccontato questo… e molti altri interessanti segreti riguardanti la galassia “Øresund Space Collective”.
Cominciamo con una domanda spontanea: l’ultimo album degli Øresund Space Collective, “West, Space and Love”, è stato inciso nell’ottobre del 2009 ma pubblicato il 31 marzo 2012, cioè più di due anni dopo. Come mai?
Questo materiale, originariamente, era stato inciso in aggiunta a quello richiesto per “Glossolalia”, il cd fatto con Dan McGuire e la sua label, la Facemop. Abbiamo registrato 15 brani, mixati da KG dei Siena Root. Alcuni pezzi li abbiamo inviati a Dan e poi noi abbiamo tenuto il resto. Siamo tutti occupati in altre cose, quindi c’è voluto un po’ per districarci e finalmente mettere in ordine, ma sono veramente contento del risultato.
È stata una release davvero particolare: edizione limitata di appena 200 vinili dipinti a mano, la collaborazione di Billy “Love” Forsberg e KG West degli svedesi Siena Root – due a cui piacciono veramente le jam session – ed un sound realmente differente se paragonato alle solite incisioni degli Øresund. Una decisione a lungo meditata?
Beh, siamo buoni amici con i ragazzi dei Siena Root, fin da quando abbiamo suonato alcune gigs assieme nel 2008. KG è stato in studio con noi due volte, anche Sam e Love hanno suonato dal vivo con noi. Questa session nel 2009 era stata immaginata con un bassista ed un altro al synth, ma chi doveva farlo era impossibilitato e così siamo rimasti solo noi tre. Eravamo tutti d’accordo nel fare una release graziosa, più soft, con colori smorzati ed in quantità limitata. Solo 110 copertine sono dipinte a mano. Mi sono sorpreso di come siano state tutte vendute in una settimana.
Pensi che sarà una bella notizia per tutti i vostri fan o appannaggio esclusivo di una cerchia ristretta?
Beh, adesso sarà un oggetto da collezione, ma la musica può essere ascoltata e comprata sul nostro sito. Di conseguenza, la musica è disponibile per chiunque ne voglia usufruire.
Avete intenzione di re-inciderlo su cd?
Questo sarà un altro discorso da fare con i ragazzi dei Siena Root. Se ci sarà dell’altro materiale extra da poter aggiungere, senz’altro. Ma non è previsto alcun cd, al momento. Sarebbe più simpatica una ristampa con una propria cover. Vedremo.
Sarà possibile un altro lavoro con gli stessi protagonisti, nel prossimo futuro?
In questo momento non abbiamo piani, ma di sicuro mi piacerebbe farne ancora.
In quest’ultimo periodo avete realizzato durante la stessa annata musicale sia album esclusivamente in vinile che altri solo su cd, presentando ovviamente pezzi totalmente differenti. Un pensiero particolare per i collezionisti?
Non è realmente incentrato sui collezionisti. Dell’LP “Live at Roadburn” abbiamo solo i diritti per la realizzazione in vinile e non in cd. Una produzione su cd sarebbe complicata come VPRO (serie di piattaforme hardware – N.d.A.) in Olanda, in quanto chi mette gli streams ha certi diritti. “Dead man in space” è stato prima pubblicato su vinile, 300 copie, e poi su cd, visto che i vinili stessi erano troppo pochi e si è poi scoperto che sono andati esauriti in 3 mesi. La versione in cd non è totalmente differente, ma presenta in generale del materiale in più ed è masterizzata in maniera specifica per supporto ottico.
“Øresund Space Collective” è l’ensemble scandinavo “aperto” per eccellenza. Vi hanno suonato tanti grandi musicisti, provenienti da gruppi davvero eccellenti come Balandbladen o Papir. Come li scegli, solitamente?
Si tratta quasi sempre di band con cui sono molto amico e che finiscono poi per suonare con noi. Il collettivo è sempre in evoluzione. Questo weekend (lo scorso 7 aprile, al momento dell’intervista – N.d.A.) suoneremo per la prima volta con Paw dei danesi Highway Child (RIP) ed anche con un nuovo batterista degli Univerzals. Vediamo che succede.
La scena scandinava è apparsa per molti anni come un eccellente “baluardo” per il tipico suono vintage e per le tradizioni musicali settantiane, non credi?
Questo è sicuramente vero per la Svezia, meno per la Danimarca. Ma quel sound seventies e la musica psichedelica in generale stanno comunque crescendo e nel corso degli ultimi anni sono apparse nuove band davvero cool come Causa Sui, Papir, Troldmand, Fuzz Manta, ecc…
Le band sembrano mostrare un rispetto particolare per il passato. Pensi ci siano particolari ragioni per questo studio profondo delle “radici”?
Ciò accade dove le band sono solite jammare per trovare le proprie idee musicali, per esprimere loro stesse ed è quanto noi facciamo. Non creiamo canzoni pop o brani per cui necessita usare un determinato tipo di formula, è musica creata sul momento. Naturalmente, siamo tutti grandi fan del classico space, prog e hard rock degli anni settanta.
Una domanda cattiva: gli Øresund Space Collective esistono… o al momento si tratta solo di un progetto di Scott Heller?
Io non lo vedo così. Lo vedo come un autentico collettivo di musicisti dalla mente piacevolmente aperta, avventurosi e desiderosi di prendersi dei rischi nel trovare l’utopia o l’estasi musicale. È una vera democrazia musicale ed ognuno porta le proprie idee. Io sono semplicemente il direttore, l’organizzatore, colui che guida il treno chiamato “ØSC”.
Cosa ci dici di una produzione particolare chiamata “Picks from space”?
Ai vecchi tempi, quando facevamo avanti e indietro da Copenaghen a Malmö, eravamo soliti avere queste jam session con i membri dei Bland Bladen e Mantric Muse e queste sono una selezione delle migliori jam di tutte quelle sessioni. Ero solito sfornarli in serie per i nostri fan più affezionati ma, semplicemente, non ho più tempo, così sono tutti disponibili anche al Bandcamp, sul sito.
Cambi il tuo metodo di composizione a secondo dei differenti musicisti?
No, è sempre musica improvvisata al 100%. Però le dinamiche cambiano quando entra qualcuno nuovo.
“Psichedelia” è sufficiente per descrivere in generale lo stile Øresund?
Non credo. Penso che noi siamo anche una vera Progressive band, oltrepassando i limiti di quel sound che puoi creare con 2 chitarre (a volte di più), 2 sintetizzatori, basso e batteria.
Se dico “Ozric Tentacles”, tu cosa rispondi?
Grande band, ma molto più elettronica di quanto noi siamo.
Secondo te, oggigiorno, ci sono altri modelli di riferimento per le space-rock band?
Credo che tutte le space-rock band saranno comparate a quelle che originariamente hanno definito il genere, che sarebbero Pink Floyd e Hawkwind. Ma io mi tengo davvero in stretto contatto con questo stile e quindi dico che band come Farflung e White Hills apportano un elemento più intenso, quasi punk, nello space rock, mentre gruppi come gli Hidria Spacefolk si basano più sul groove e band tipo Bong e Dark Buddha Rising stanno realizzando un lento, pesante, dark space doom. Quindi c’è posto per tutti, per fare ognuno il proprio genere. E noi stiamo facendo il nostro…
Ultima domanda: sono già pronti nuovi album o nuovi progetti importanti?
Sì. Ieri (3 aprile) ho avuto il master del nostro prossimo cd, intitolato “Give your brain a rest from the Matrix”, ed oggi ho ricevuto la stampa del vinyl test di “Phaze your fears”. Quest’anno realizzeremo anche uno split 7’’ con i Papir sulla Transubstans. Forse anche la ristampa del nostro cd di debutto, che è stato fuori produzione per molti anni nella versione in doppio vinile. Naturalmente, i fan possono attendere speranzosi tutti i concerti dal vivo che incideremo e metteremo gratuitamente su internet. Quindi, controllate la nostra pagina web un paio di giorni dopo ogni gig e godetevi il viaggio musicale fatto dagli spettatori… Grazie per l’intervista – ha quindi concluso il Dr. Space –. Spero che un giorno avremo una chance per suonare in Italia.
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