Home

 
GRAN TURISMO VELOCE Roberto Veneziani
 

Appena entrati nella seconda decade del terzo millennio, il progressive rock appare sempre più sofferente, sia a livello globale che a livello italiano.. Almeno dal punto di vista della visibilità e della popolarità del genere e dei gruppi che ancora oggi si accingono a suonare la nostra amata musica. Tuttavia, dal punto di vista delle produzioni, a mio avviso negli ultimi due, tre anni ci sono stati molti lavori veramente di altissimo livello di varie nuove band nostrane, tanto per citarne alcuni La Coscienza di Zeno, i Barock Project, ovviamente l’Accordo dei Contrari, Ske e i suoi Yugen. Un esplosivo disco di esordio è anche quello dei grossetani Gran Turismo Veloce, che hanno pubblicato circa un anno fa, sotto l’etichetta Lizard, Records, “di Carne, di Anima”. Facciamo due chiacchiere con Massimo Dolce, chitarrista della band.

Massimo, sul vostro sito internet compari nella line-up alla voce “guitars, loop programming, weird ideas”: confessalo, sei tu la vera mente dei GTV? Componi il materiale e ti occupi della stesura dei testi? Parlaci un po’ della vostra nascita.

Niente di tutto questo. Diciamo che nell'equilibrio dei GTV, io sono quello che pensa alla "visione d'insieme". Il lavoro è sempre molto organico e condiviso da tutti, non c'è un vero e proprio leader, in questo senso... Il gruppo ha cominciato nel 2008 a suonare assieme, con qualche cambio dietro alle pelli, ma fin da subito ci siamo detti: "o facciamo le cose per bene o niente".. Abbiamo quindi cominciato a comporre pezzi originali, con tanto impegno e dedizione. Questo, ovviamente, soprattutto in una realtà piccola come la nostra, spaventa chi vuole il tutto e subito.. Da qui il “problema del batterista”!.. Flavio (Timpanaro, bassista) e Claudio (Filippeschi, voce e tastiere) già suonavano insieme e, come succede spesso, un giorno avevano bisogno di un chitarrista, io mi sono appassionato al progetto.. E sono nati i GTV..

Per cui niente cover all’inizio?!?! Incredibile!

Le cover, a dire il vero, le stiamo cominciando a valutare ora, debitamente rivisitate, per il semplice motivo che, ahimé, è difficile portare nei locali uno spettacolo di musica originale, quindi abbiamo capito, con una punta di amarezza, che c'è bisogno di qualche pezzo che catturi l'attenzione di un pubblico venuto principalmente per bere una birra, e poi farlo concentrare su di noi..

Il titolo dell’album è molto evocativo, “di Carne, di Anima”. Una dicotomia propria della natura umana, specialmente quando si parla di sentimento e ragione. A mio avviso tutto l’album è intriso di questo concetto, a cominciare dal trittico “Misera Venere”, che se ho ben interpretato parla di questa condizione di distacco e di contrapposizione tra la purezza interiore e la bellezza esteriore, tra la cultura del corpo e la profondità dell’animo umano.

”Misera Venere” ed il suo reprise sono l'una l'opposto dell'altro, ovvero, nella prima parte si parla di una donna bella, ma stupida, come nella migliore tradizione delle leggende urbane.. Nel reprise viene raccontato invece l'esatto opposto, ovvero che una statua può anche essere libera dal suo piedistallo ed essere fatta di carne e di anima. Abbiamo poi deciso di usare la frase come titolo perché in effetti sono i due elementi che ci hanno supportato tra le atroci "sofferenze" che ogni band incontra fino ad arrivare alla pubblicazione del disco..

A mio avviso il disco è molto passionale in ogni suo frangente, la stessa “Sorgente Sonora”, o “L'estremo viaggiatore”, sono pezzi molto energici, sono di Carne, così agli antipodi “La Paura” o “L'Indice e l'occhio” sono pezzi molto riflessivi.. di Anima

La verità è che il disco nasce dall'EP che abbiamo prodotto nel 2009. Cinque dei brani presenti nel disco sono nati prima del mio arrivo nei GTV. Io mi sono limitato a "riorganizzarli" in un modo che fosse più organico tra di loro. “Quantocàmia”, “L'Indice e l'Occhio” e “Misera Venere Reprise” sono stati scritti quando il buon Samuele Santanna dei Raven Sad ci ha detto "vi va di pubblicare un disco per Lizard?".. Per questo sono molto diversi tra loro, ma con un unico filo conduttore. Con molta probabilità il prossimo disco sarà diverso perché scritto a sei mani. Qualcosa si può già sentire su youtube.

Una cosa che molto mi ha colpito, sia leggendo la vostra presentazione sul vostro sito, che parlando con te, è che voi stessi vi considerate progressive solo fino a un certo punto. La stessa impressione è quella che ho avuto anche io, parlerei più di rock italiano con riferimenti al progressive, ma non solo. Quali sono i vostri punti di riferimento, se ce ne sono?

Il punto è che, come direbbe un nostro caro amico Alessandro Seravalle (Garden Wall), il progressive è più un'attitudine che non un genere ben preciso. Ovviamente a tutti noi piacciono le sperimentazioni degli anni '70 e, soprattutto, i suoni di quell'epoca lì. Usare uno Hammond, un MiniMoog e ogni tanto lanciarsi in un 7/8, però, secondo noi non fa il "progressive". Capiamo perfettamente che l'etichettatura serva per posizionare un prodotto sul mercato, ma quanto sarebbe più bello (utopisticamente) se il mercato guardasse solo alla buona musica anziché al genere? A dirla tutta non abbiamo gruppi o generi di riferimento.. Ci sono gli ascolti e le naturali influenze delle musiche con cui siamo cresciuti, ma alla fine quando scriviamo, l'unica cosa a cui pensiamo è "ci piace o non ci piace?"

Oltretutto, a livello di mercato musicale, non è che sia una bella etichetta in questo momento.. quella progressive intendo.. Almeno in italia!

Esattamente. In Italia questa etichetta non dico che ci stia creando problemi, ma ci sta forse in un qualche modo limitando. Intendiamoci: meglio essere etichettati come prog che non come pop rock. Inoltre, per quanto difficile, nel mondo delle nicchie quella del prog è effettivamente quella che ci sta dando un po' più di spazio (vedi il concerto al Prog' Sud di Marsiglia e quello di Veruno 2012). Magari il problema è che l'ascoltatore "medio" associa a "progressive" suite di 20 minuti autoreferenziali e complesse, spesso senza emozioni. Noi l'anima ce la mettiamo tutta...e spero che si senta!

Guardando le date del tour europeo di questa primavera sembra che invece in Europa non vada così malaccio, anzi.. 15 date in un mese e mezzo, a Amsterdam, Londra, Berlino, Praga.. Com’è stata l’esperienza?

L'esperienza ce la siamo inventata di sana pianta, dal niente dopo centinaia di email inviate in Italia, rimaste senza risposta: avevamo dei soldi da parte e, anziché pagare una delle molte agenzie di booking truffaldine, ci siamo detti "andiamo a vedere com'è il terreno fuori". Al di là dell'esperienza umana e personale (due mesi in giro sono pur sempre una gran bella cosa), questo viaggio ci ha insegnato molto a livello musicale, ovvero, che in Europa c'è la stessa crisi che in Italia (non puoi immaginare la fatica per organizzare 15 date...) ma, varcati i confini, c'è ancora tanta, tanta voglia da parte del pubblico di ascoltare musica nuova. E' stato stupefacente come platee assolutamente non preparate al prog (o alla prog attitude, se preferiamo), si siano appassionate alla nostra musica, persino se non era cantata in inglese. Questa è la vera differenza: il rispetto e la curiosità. Non ultimo, il fatto che all'estero ancora esistono le serate Open Mic, palco aperto, in modo da dare a tutti una possibilità di farsi sentire. A noi ci è tornato utile perché è così che abbiamo recuperato qualche contatto per tornare "in grande stile" a Londra e a Bonn..

Prima mi parlavi di nuove canzoni.. E’ in previsione un album per il 2012?

Il vero "problema" è che la promozione in senso stretto di "di Carne, di Anima", non è mai partita. Quindi al momento, tour compreso, siamo più concentrati su spargere il nostro nome piuttosto che lanciare un altro disco quasi nel nulla. Stiamo comunque scrivendo un concept album (tanto per rimanere cari al prog...) sulle favole per bambini che più ci hanno entusiasmato quando eravamo piccoli… Uscita prevista? Spero entro il 2013, quando tra date e vendite dei CD avremo di nuovo qualche soldo in tasca...

Allora.. In bocca al lupo, sperando che la vostra esperienza continui ancora a lungo.. Nonostante il mercato del disco (non solo nella nicchia progressive) in grossa difficoltà.. Ma ricordiamoci: le difficoltà generano opportunità..

crepi il lupo!



Bookmark and Share

Italian
English