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BRITTON, DAN (DELUGE GRANDER, BIRDS AND BUILDINGS...) Jessica Attene & Alberto Nucci
 

Correva l’anno 2005 quando questo oscuro personaggio sbucato dal nulla si presentò con l’album d’esordio dei suoi Cerebus Effect ai collaboratori del progetto Gnosis, il famoso database online dove si votano tutte le uscite Prog, chiedendo che la sua musica fosse ascoltata e giudicata in modo imparziale. Bene, non solo quel disco attirò subito l’attenzione di tutti per la sua complessità e per la qualità della sua musica ma a quel progetto se ne affiancarono via via altri, tutti interessanti. Ora come ora in molti abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare l’estro creativo di Dan Britton, in particolar modo per i suoi album con Birds And Buildings e con i Deluge Grander, band che hanno appena pubblicato, quasi in contemporanea, due nuovi lavori. Di questo e di molto altro abbiamo parlato in questa intervista.

Sei conosciuto in ambito prog per numerosi progetti, perché hai deciso di percorrere contemporaneamente così tante strade separate?

E’ semplicemente come sono andate le cose. Nel 2005 il mio obiettivo era quello di formare un’unica band su cui riversare tutte le mie energie ma in tutti i gruppi in cui sono coinvolto, gli altri musicisti hanno altre cose in cui preferiscono investire il proprio tempo. Piuttosto che tentare di forzarli a impegnarsi su materiale nuovo, ho trovato che fosse meglio coinvolgerli in progetti separati. Con tutte queste band che vanno avanti simultaneamente, a volte completano un album in contemporanea, cosa che è avvenuta con “Multipurpose Trap” dei Birds and Buildings e “Heliotians” dei Deluge Grander.

Quali sono gli elementi che maggiormente caratterizzano ciascuno dei tuoi progetti e quali i punti in comune?

Una cosa che distingue un progetto dall’altro è chi ci suona. Per esempio, Malcolm McDuffie suona la batteria negli album dei Birds and Buildings e credo che il suo modo di suonare vi aggiunge molto carattere. Mi viene da pensare ai Deluge Grander come a un gruppo più sinfonico mentre i Birds and Buildings sono più jazz. Ovviamente nella maggior parte degli album in cui sono coinvolto ho composto tra il 50 ed il 100% del materiale e questo probabilmente conferisce loro alcune somiglianze.

A quale di questi gruppi ti senti maggiormente legato?

Questa è una domanda difficile ma credo che i miei album preferiti finora sono “The Form of the Good” dei Deluge Grander e “Multipurpose Trap” dei Birds and Buildings.

A parte questi gruppi principali, Birds And Buildings, Cerebus Effect e Deluge Grander, ho letto di altre strane idee come i Fun Duck Hotel, gli Stentorian o i Tributaries, vuoi parlarcene?

Questi potranno come non potranno mai arrivare a termine. I Fun Duck Hotel dovevano avere canzone accattivanti con testi in inglese e in arabo, in modo tale che l’ascolto ripetuto delle canzoni avrebbe facilitato l’apprendimento della lingua araba. Gli Stentorian sono qualcosa di cui ha parlato Brett d’Anon che ha fatto alcuni demo per poterci lavorare assieme un giorno ma ancora non ne abbiamo fatto niente. Dovrebbe essere qualcosa simile all’album “Dopesmoker” degli Sleep incrociato coi Museo Rosenbach. Tributaries era un nome che avevo pensato per una varietà di gruppi cover che avevo in mente. Ma le cover band fanno di per sé un po’ schifo quindi credo che aspetterò per queste cose.

Ho visto che hai in programma altre uscite per i Deluge Grander addirittura nei prossimi dieci anni! Ce la farai a tenere fede a questo progetto? Vuoi parlarci di come saranno strutturate le prossime uscite?

Finora sta andando bene. Il grosso dilemma per me era in che modo sarebbe stato accolto il primo (“Helotians”), in particolar modo riguardo la strana confezione. Dal momento che ho venduto tutte le prime copie così velocemente è andata meglio di quanto avessi mai sperato. Il lavoro sta continuando con la realizzazione del secondo e del terzo album della serie di sei e c’è qualche possibilità che uno o entrambi siano finiti per la fine del 2014. “Lunarians” sarà più orientato sul versante classico. Si suppone che “Oceanarium” combinerà molte delle idee di “Helotians” e di “Lunarians” in nuovi pezzi.

Perché alcune uscite saranno a tiratura limitata ed altre no?

Un motivo che riguarda il programma di sei album è quello di realizzare molta musica dello stesso tipo in differenti formati destinati a un pubblico diverso. Per esempio realizzando gli LP per i fan del retro-prog e stampando successivamente solo la musica migliore per un pubblico più generico.

Nel momento in cui scrivo le 205 copie di “Heliotians” sono già terminate. Che faranno le persone che sono rimaste senza? Possono sperare in una ristampa?

Non mi aspettavo di venderle tutte così velocemente. Sto lavorando per la realizzazione di altre 160 copie addizionali ma questa volta senza i testi scritti sopra ma che continueranno ad avere sia il CD che l’LP con l’artwork fatto a mano. Si spera che alla gente che ha già comprato una delle 205 copie non importi che ne sto fabbricando altre 160. Alcuni dicono che avrei dovuto stampare 1000 CD ordinari ma non farò così dal momento che chi ha comprato una delle 205 copie originali potrebbe giustamente sentirsi ingannato se facessi così. Uno dei grandi svantaggi nel realizzare “Heliotians” così come abbiamo fatto è stato quello di non poter disporre di CD regolari da 10-15$. Volevo porre l’attenzione sugli LP fatti a mano e ho pensato che un’uscita in CD li avrebbe sminuiti, inoltre spero di poter pubblicare un giorno un box economico contenente tutti e 7 gli album tipo quelli italiani con i classici originali del progressive rock. Parlando con diverse persone sembra comunque che un’uscita su CD non dovrebbe sminuire più di tanto quella in vinile come pensavo, così per “Lunarians” sto pensando di far uscire, oltre alle 205 copie su LP fatte a mano anche una tiratura di 1000 CD.

Il tuo ruolo in tutti i tuoi progetti è sempre centrale? Che peso hanno i musicisti che collaborano con te nel dare carattere alle tue composizioni?

In genere realizzo alcuni demo a casa, li do agli altri membri del gruppo, alcune volte aggiungendo dei suggerimenti su cosa dovrebbero suonare e poi proviamo. Alcune volte i musicisti portano le loro idee e altre suonano quello che io ho suggerito fino all’ultimo dettaglio. Di solito preferisco che portino il loro contributo ma non posso davvero lamentarmi neanche se suonano ciò che ho suggerito.

Ho notato che scegli sempre delle sonorità opache, per nulla plastificate e in definitiva vintage a tutti gli effetti. E’ stata una scelta ponderata?

Non sono sicuro di quello che intendi dire con “sonorità opache” ma forse era inteso come un complimento? :-) Ci sono alcune sonorità che mi fanno rabbrividire, in genere la roba che suona molto anni Ottanta o falsa, ma ce ne sono anche altre degli anni Settanta, come quelle di certi synth analogici che non mi piacciono. Non riesco neanche a sopportare il suono della tromba con la sordina. Non mi piace neanche la tendenza che hanno alcuni gruppi di oggi di avere suoni simili per tutta la durata di un intero album. La roba Djent Metal è divertente e intensa per pochi minuti, poi diventa un po’ vecchia e mi piacerebbe che si provasse a fare qualcosa di nuovo. Ma io non sono un accanito sostenitore della purezza dell’analogico, molti dei suoni di tastiere che uso vengono da strumenti moderni e digitali.

Vuoi raccontarci come è nata l’idea di mettere su una tua casa discografica, la Emkog Records? Quali sono le maggiori difficoltà di gestione e quali le soddisfazioni più grandi?

Tornando al 2006, immaginavo che avrei pubblicato il primo album dei Deluge Grander (“August in the Urals”) con il logo della Emkog sul retro. Non sapevo davvero come funzionasse il mondo delle etichette discografiche, ma pensavo che avrei dovuto provare a fare il più possibile da solo e se non fosse andata bene allora mi sarei rivolto ad un’etichetta più grande. A distanza di otto anni penso che è andata bene e nessuna etichetta si è rivolta a me con qualche tipo di offerta e così probabilmente rimarrò così. Credo che la soddisfazione più grande è vedere quanta gente ha ancora voglia di pagare circa 5$ per un download, 10-15$ per un CD e persino 30-50$ per un LP, persino con tutta la buona musica che puoi ascoltare gratuitamente su internet. Sembra che molte persone comprino cose così appositamente per supportare i musicisti che fanno musica che piace loro e questo è davvero gratificante.

A giudicare dai tuoi progetti sembreresti una persona davvero bizzarra. Che aggettivi useresti per descrivere te come persona e la tua musica?

Bene, Si spera che io non sia troppo bizzarro! :-) Credo di essere abbastanza analitico, individualista e uno che lavora sodo. Cerco di andare d’accordo con gli altri ma non amo socializzare in modo superficiale alle feste agli eventi. Musicalmente cerco di fare musica che sia diversa, accattivante e complessa, qualità che sono difficili da mantenere insieme contemporaneamente.

Come nasce la tua passione per il prog e per la musica complessa?

Ascolto Progressive Rock fin dall’età di dodici anni. Il primo album è stato “Duke”, seguito a breve da “Nursery Cryme” e “Foxtrot” che ho scoperto a dodici anni, poi è stata la volta di Yes, King Crimson, Gentle Giant ecc. Poi, nel 1995 all’incirca, ho comprato un numero della rivista “Goldmine” e ho scoperto i gruppi europei meno famosi degli anni Settanta così come quelli moderni. Non appena ho iniziato a navigare in rete, come puoi immaginare, ho fatto tantissime nuove scoperte.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi come musicista?

Continuare a pubblicare album, auspicabilmente uno l’anno, e poi mettere su un gruppo che possa suonare dal vivo un po’ di quel materiale.

Pensi che i tuoi progetti siano destinati a particolari tipi di pubblico oppure che gli amanti del prog possano apprezzarli tutti trasversalmente?

E’ una bella domanda. Mi sembra che molte delle band Prog moderne siano molto specializzate. C’è lo stoner-retro Prog, il pubblico avant-garde/RIO, quello neo-Prog, jazz-rock/fusion, prog-metal, avant-meta ecc. Molte delle band prog di oggi si adattano abbastanza fedelmente a questi sub-generi. Ciò che rendeva grandi gruppi come gli Yes era che questi facevano un po’ di tutta quella roba. Questo è probabilmente l’aspetto che preferisco della musica Progressive, l’ecletticità. Credo che questo si sia perso per molte delle proggy band moderne ma è quello che cerco di fare con la musica delle mie band.

Le tue liriche, l’artwork, la musica contengono idee molto stravaganti, come trovi ispirazione?

In genere le idee per le liriche e per l’artwork ci mettono un po’ prima di balenarmi in testa. Cerco di non forzarle troppo finché non ho una buona idea del frame work della canzone. Per esempio, riguardo l’artwork di “Heliotians”, cercavo qualcosa che fosse facile da disegnare per 200 e più volte e che catturasse anche il contenuto dell’album. L’idea del sole all’interno della Terra dipinta sulla copertina dell’album ha funzionato davvero bene. Sembra carina, ha il vecchio trucco di diventare evidente solo quando guardi tutti e due i lati della copertina e ci vogliono circa 20-30 minuti per realizzarne una. Per quanto riguarda i testi, cerco di rimanere sul vago e a volte mi piace che all’ascoltatore venga il dubbio se si tratti di uno scherzo o meno. Mi piace anche creare puzzle geometrici o geografici nell’artwork, i titoli delle canzoni e i testi.

Ci parleresti del concept di “Heliotians”, a che ti sei ispirato e sai già come si svilupperà la storia nei prossimi progetti o inventerai sul momento?

Prima di tutto bisognava trovare dei nomi per sette album che suonassero bene e i cui titoli potessero essere combinati bene assieme e che riflettessero allo stesso tempo il progetto piramidale delle sette opere. Ci ho pensato sopra per circa un anno finchè non ho trovato i titoli “Heliotians”, “Lunarians”, “Creek”, “Din”, i titoli combinati “Oceanarium” e “Cretin” (anche se forse dovrei usare “Creaked In”) ed il titolo per l’album al vertice della piramide “Creationarium”. Il concept di “Heliotians” riguarda una teoria per cui la Terra sarebbe una conchiglia cava con un piccolo sole che fluttua al suo interno e le terre, gli oceani, la gente sull’altro versante della crosta. Questa è una teoria realmente esistente ma quasi sicuramente falsa. La canzone “Ulterior” parla della gente che scava la propria strada per arrivare dall’altro lato, “Reverse Solarity” parla della gente che vola attraverso fori a livello del polo nord e “Saruned” è sul concept in generale.
I sette album non sono destinati ad avere dei testi in comune. In realtà non ho dato molto pensiero al cantato dei due prossimi album, anche se musicalmente sono a buon punto.

Hai scelto di registrare gran parte della musica di “Heliotians” in analogico. Come mai? E’ stato difficile oggigiorno percorrere questa strada?

Non ne so molto di vinili. Ho sentito diverse persone dire che non c’è un grosso vantaggio nell’ascoltare su vinile album registrati in digitale. Dal momento che sapevo che avrei voluto fare l’artwork a mano, immaginavo di far uscire l’album in vinile e quindi ho pensato che avrei dovuto provare a registrarlo in analogico anche se ero consapevole del fatto che ci sarebbe voluto più lavoro. Non ero sicuro che avrebbe suonato “meglio” ma ero certo che avrebbe almeno suonato “diverso”, cosa che potrebbe risultare rinfrescante. Abbiamo usato lo studio di registrazione di Cliff Phelps (che suona anche la chitarra e canta un po’ sull’album) che è fornito di un equipaggiamento analogico. In definitiva è stato più difficile registrare in questo modo e non credo che ci sia stato tutto quel beneficio. Una cosa che a volte i puristi dell’analogico non considerano è che sì, sebbene molti dei nostri dischi preferiti degli anni Settanta siano stati registrati su nastro e hanno un buon suono, non è detto che registrando su nastro si ottenga per forza un buon suono. Molti di questi vecchi dischi beneficiano del fatto di aver avuto alle spalle ingegneri e produttori capaci con un equipaggiamento da centinaia di dollari, cosa che non credo di poter avere a disposizione per nessuna delle mie band, a meno che non la acquisti da me. Finora, con mia piacevole sorpresa, nessuno si è lamentato con me della qualità sonora di “Heliotians” anche se vergognosamente abbiamo dovuto riconvertire le registrazioni in file digitali ad alta fedeltà quando non riuscivamo ad ottenere un mix non distorto usando l’equipaggiamento analogico e anche se avevo dei grossi dubbi sul fatto che la fabbrica stesse stampando bene i dischi.

E’ importante per te l’uso di un Mellotron autentico o credi che questo possa essere soppiantato da surrogati?

Avendone finalmente suonato uno vero un po’ di volte, penso che sebbene siano molto nitidi e ci siano pochi suoni che puoi ottenere da uno vero che non credo possano essere imitati con dei software, sono abbastanza contento delle imitazioni. Se diventassi ricco probabilmente ne comprerei uno vero ma non è una priorità.

Ho visto che in “Heliotians” usi synth Univox e Multivox, c’è un motivo per cui hai scelto questi strumenti in particolare?

Il synth Univox è uno di quelli che trovai fuori del mio appartamento a Baltimora, ricoperto dalla neve, molti anni fa. Così me lo sono preso e lo ho usato molto nell’album al quale stavo lavorando allora (“August in the Urals”). Ho preso il Multivox in un negozio di strumenti usati per circa 40$ un paio di anni fa. Non ha una grossa varietà di suoni ma credo che si adatti al mood di questo album, in più è “analogico”.

Mi sembra di capire che non vi esibite molto dal vivo, perché?

E’ difficile trovare abbastanza musicisti che siano in grado di provare e suonare dal vivo. La musica che mi piace realizzare tende ad essere complessa e richiede almeno quattro o cinque persone che suonano bene, così è un po’ problematico mettere insieme un gruppo in grado di suonarla e dal momento che il massimo a cui possiamo aspirare realisticamente (senza un grosso promotore) sarebbero forse cinque date di fronte a un massimo di cinquecento persone, non credo valga la pena provarci. Mi piacerebbe piuttosto utilizzare il mio tempo per la registrazione e la pubblicazione di nuovi album. Mi piacerebbe un giorno mettere insieme un bel gruppo di musicisti in grado di fare un bel lavoro dal vivo, ma adesso questa non è una priorità.

Ascoltando soprattutto “Heliotians”, ma anche i precedenti album dei Deluge Grander, mi viene in mente, più che i classici grandi gruppi inglese dei Seventies, la scena underground prog statunitense, con gruppi molto eclettici che sapevano combinare in modo originale le tante influenze. Cosa ne pensi?

Certo, mi piacciono molto gli album dei Babylon e alcune cose degli album dei Mirthrandir e degli Easter Island. “Heliotians” in realtà era stato pensato come un album lunatico di retro prog. Non mi piace proprio quell’etichetta ma con quest’album ho cercato di ricreare quello stile, nel bene e nel male.


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