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TIRILL Jessica Attene
 

L’inverno è alle porte e direi che si tratta della stagione ideale per lasciarsi coccolare e confortare dalla musica di Tirill Mohn. Moltissimi di voi conoscono questa artista per la sua collaborazione con i primissimi White Willow ma Tirill ha poi intrapreso una carriera solistica regalandoci album romantici e imbevuti di atmosfere prog, folk e cantautoriali. Abbiamo parlato del suo nuovo splendido album, “Um himinjǫður”, della bellezza della natura e di altro ancora. Accendete il camino, mettete su la musica e buona lettura

Se ci venisse regalato davvero un mondo tutto nuovo dove vivere, cosa porteresti con te di quello vecchio?

E' una bella domanda alla quale sarebbe meglio rispondere di fronte a una bottiglia di vino in tarda serata o con una canzone forse? Ad ogni modo cercherò di limitarmi ad un pensiero fondamentale riguardante la moderna evoluzione umana: desidererei una società che sappia meglio comprendere la natura in tutti i suoi aspetti. Credo che sia un bisogno fondamentale per noi essere in contatto con tutto ciò che cresce e germoglia, che appassisce e che si decompone naturalmente, di ricordarsi della sorgente di tutte le cose viventi, noi compresi. Credo che la natura sia in grado di guarirci e di garantire la felicità agli esseri umani e possa aiutare a promuovere scelte salutari per noi ed il mondo che ci circonda. Abbiamo bisogno di prendercene cura e di non distaccarci mai da essa.

Cosa ti ha spinto a desiderare un mondo nuovo? Ha qualcosa a che fare con la crisi globale?

Per il mio ultimo album ho utilizzato l'idea di un mondo appena creato come una metafora per esprimere i miei valori personali. E' come disegnare su un foglio di carta bianco. Credo che l'arte sia questo: l'abilità di creare e ricreare la realtà in una dimensione trasparente che non necessariamente si manifesta nella realtà o nella materia ma ci accoglie in spazi mentali diversi.
La crisi globale può benissimo essere un catalizzatore per le idee creative, l'espressione del desiderio di poter vedere il mondo in condizioni diverse. Credo che molte creazioni artistiche derivino da questo punto di vista.

Ti abbiamo conosciuta, anni fa, con i White Willow, in un album (“Ignis Fatuus”) ancora molto amato dagli ascoltatori Prog. Come mai la tua collaborazione con i White Willow è finita lì e hai preferito iniziare una carriera solista?

Beh, penso di essere sempre stata una musicista creativa. I miei anni nei White Willow sono stati pieni di opportunità per me come violinista ma credo di essere arrivata al punto di sentirmi più una cantautrice ed una arrangiatrice piuttosto che una strumentista.
La mia esperienza più importante con i White Willow è stata la registrazione di “Ignis Fatuus”, un'esperienza che mi ha mostrato i vari aspetti che riguardano la produzione di un album. Suonare con Jan e tutti i suoi meravigliosi strumenti e suoni è stato anche di grande ispirazione così come anche il modo così sensibile di suonare la chitarra e di scrivere le canzoni di Jacob.

Tra il tuo primo e il secondo album sono passati ben otto anni: perché questa lunga pausa?

Dopo la realizzazione di “A Dance with the Shadows” ho dato la priorità all'altra mia passione, il greco moderno. Ho letto molto, dato alcuni esami, ho insegnato e preparato materiale per l’insegnamento. La registrazione di “Nine and Fifty Swans” è avvenuta nel mio tempo libero. Allo stesso tempo ho creato l'etichetta Fairy Music - con tutti problemi pratici a questo connessi. Mi sono anche trasferita in una vecchia casa con un grosso giardino, con tutte le conseguenze che ne derivano.
Non mi sono fermata mai in effetti, per quel che mi riguarda.

Il tuo precedente album “Nine and fifty swans” si ispira alle poesie di W. B. Yeats. Come è avvenuto l’incontro con questo poeta e cosa ti ha colpito così tanto delle sue poesie da volerle mettere in musica?

Dopo il mio primo album volevo esplorare la condizione di scrivere musica nuova a partire da liriche già esistenti. La poesia di Yeats a volte riesce a descrivere perfettamente in poche righe. Sebbene le sue opere poetiche siano versatili con stili ed argomenti diversi, ce ne sono alcune che mi toccano particolarmente. “Before the World was Made” è una di queste ed è stata la prima ad ispirarmi. Ne è venuta fuori una primitiva versione di “It was Blue” (da “A Dance with the Shadows”) e si può facilmente riconoscere la progressione degli accordi nelle due canzoni. Bene, Yeats si era chiaramente manifestato prima ma doveva essere messo da parte per dopo. :-)

I testi delle tue canzoni sono molto poetici, sembrano qualcosa di molto personale. Da dove trai ispirazione?

Sono ispirata dalla natura e da un costante desiderio di bellezza. Sono anche ispirata dai cambiamenti nella vita, dai viaggi, dalle conversazioni e dagli amici. Alcune canzoni riguardano anche esperienze personali. In ogni caso ho bisogno di sentirmi in relazione con quello di cui scrivo.

In genere nasce prima la musica o è la musica stessa che viene adattata al resto?

Dipende. L'idea del contenuto della canzone in genere viene per prima, assieme all'idea per gli accordi e per i suoni. Poi sviluppo la musica attorno a quest'idea. Le liriche sono più o meno collegate all'arrangiamento della canzone. Il processo può comunque avvenire in modo totalmente diverso da questo. In genere compongo con la chitarra ma a volte mi ispira cambiare strumento o soltanto accordare la chitarra in modo diverso!

Per il nuovo album hai scelto un titolo che proviene dall’Edda Poetica. Ci puoi spiegare il suo significato e perché lo hai scelto?

“Um himinjǫður” significa “sul bordo del cielo” o “cerchio celeste” ed è un verso del “Voluspå”, una parte della ”Edda Poetica” della mitologia nordica che riguarda la genesi secondo la profezia delle veggenti (Volven).
Il motivo per cui l'ho scelto come titolo è perché volevo qualcosa che riflettesse un aspetto della mitologia nordica e che sottolineasse anche il contesto dell'album. Per me “Um himinjǫður” è diventata un'opportunità per esprimere alcuni dei miei valori personali, come ho detto prima, ispirata dall'idea di un mondo nuovamente creato; un timeout per la società consolidata, per le sue credenze e le sue convinzioni.
“Um himinjǫður” è preso dal punto in cui si parla della messa in orbita del sole e della luna e questo album è un tentativo di osservare artisticamente il mondo in questo momento. Forse con alcuni pensieri su cosa sarebbe potuto essere diverso se avessimo potuto ascoltare più da vicino la primigenia forza creatrice. La copertina dell'album riflette questo attraverso una serie di foto di pietre antiche di diversa forma. C'è una foto per ogni canzone dove la pietra rappresenta il simbolo della forza arcaica e della saggezza.

Nei tuoi dischi troviamo molti riferimenti folk e anche la copertina ha un che di tradizionale e pare legata alla natura. Pensi che dovremmo in qualche modo recuperare il legame con le nostre tradizioni e con la natura?

Sicuramente! Credo che le persone sperimentino l'importanza della Natura in diversi modi e credo che spesso, non sempre, abbia a che fare con le esperienze della nostra infanzia. Ad alcune persone non “piace” la natura e credo che ciò sia molto triste. Credo che alcune persone ne siano persino spaventate, forse perché ci fa sentire vulnerabili e ci ricorda della nostra mortalità. In alcune canzoni desidero riconnettermi, come dici, alla natura, anche se in modo piacevole. La natura è, a dispetto delle sue dinamiche, al nostro fianco. La Natura è la verità e può guarire ciò che può essere sbagliato nelle nostre tradizioni. La Natura sei tu, se ne hai il coraggio.

Per il tuo nuovo lavoro hai scelto un sound molto delicato e prevalentemente acustico, limitando l’utilizzo di organo Hammond e Mellotron, con arrangiamenti comunque abbastanza complessi. Ci puoi spiegare questa scelta?

Fondamentalmente penso che tutti i miei album abbiano un approccio acustico. Alcuni strumenti li uso in tutti i miei album e altri li cambio di album in album. Non è una scelta programmata. Semplicemente cerco di trovare il sound migliore per ogni canzone. In questo album ho utilizzato più tastiere perché penso che siano state utili per raggiungere un sound più oscuro.

Hanno collaborato con te vari altri musicisti; come hai scelto gli artisti che collaborano con te e qual è stato il loro apporto personale?

Molti dei miei musicisti sono vecchi amici di anni addietro. Molti hanno collaborato con me fin dai primi esordi, altri appaiono per la prima volta su “Um himinjǫður”. Cerco di coinvolgere musicisti che possano adattarsi bene per la loro espressività o per le loro doti vocali. Contribuiscono col loro modo di suonare, di solito con note prestabilite o con la struttura dell'arrangiamento o a volte con la libera improvvisazione nelle parti strumentali. Sono molto grata e mi sento molto a mio agio con i miei musicisti.

Il tuo nome è conosciuto soprattutto in ambito Prog; ti senti legata al concetto di Progressive Rock? Cosa caratterizza la tua personale interpretazione di questo genere?

Mi piace semplicemente il Prog degli anni Settanta e oserei dire che è una delle mie principali influenze e ragioni del mio desiderio di scrivere musica. Comunque ci sono solo pochi elementi nella mia musica che sono palesemente ricollegati al progressive rock tradizionale. Quello che scrivo è un crossover fra diverse influenze, come il folk, la musica cantautoriale e persino quella classica. Ma certamente mi sforzo di imprimere a tutto ciò un'aria progressive. Mi piace dare alla mia musica un'atmosfera familiare ma che allo stesso tempo non suoni come qualcosa di già sentito. Ricordo alcune recensioni che richiedevano maggiori elementi progressive, più tastiere, meno violoncello, più di questo e meno di quello... Quindi penso, tra me e me, che sia stato perso il punto di cosa questo album voleva essere. Con questo concetto chiaro in mente credo che gli ascoltatori possano benissimo afferrare l'atmosfera progressiva nella mia musica.

Recentemente sei stata impegnata nel ruolo di produttrice del secondo album degli Autumn Whispers. Puoi parlarci di questa collaborazione?

Autumn Whispers è il progetto musicale del mio amico Dino Steffens che scrive le canzoni, molti dei testi e degli arrangiamenti. Ho iniziato a contribuire col violino dagli inizi ed ora partecipo anche con alcuni arrangiamenti e come co-produttrice. La serie degli album “Cry of Dereliction” è ormai arrivata al suo terzo volume che sarà pubblicato forse il prossimo anno. E' un viaggio musicale molto eccitante cui partecipare: ogni album ha un punto in comune con l'altro attraverso la title track; “Cry of Dereliction”, che inizia con la parte precedente e finisce con la successiva, con elementi già sentiti. La tematica è comunque differente e connessa con il messaggio che predomina in ogni singolo album.
Dino scrive anche poesie e in questo momento ne ha pubblicato una bella raccolta dal titolo “Drops od Poetry”. Visitate il loro sito: autumnwhispers.com

Adesso ti trovi a gestire un’etichetta discografica tutta tua. Cosa ti ha spinto a metterti in proprio? Quali sono i vantaggi e le difficoltà di questa scelta? Hai in progetto altre uscite discografiche per la tua etichetta?

Dare vita alla mia etichetta personale è stata una scelta naturale dopo la morte di Michael Piper che curava la mia vecchia etichetta, la Wild Places. Mi sono resa conto che i vantaggi erano maggiori rispetto all'affidarsi ad una nuova etichetta. Dopotutto non avrei mai trovato un altro Michael Piper (lo avrei desiderato!).
Con la tua etichetta sei da solo di fronte alle decisioni e soltanto tu puoi stabilire una deadline. Credo che trovare vantaggi o meno sia una questione personale. Per quel che mi riguarda trovo che si adatti molto col mio carattere prendere decisioni finali e assumersi le responsabilità amministrative. Lo raccomando a tutti coloro che stanno valutando questo passo.
Per ora non ho progetti di espansione della mia etichetta ma ci sono alcuni album sconosciuti che mi piacerebbe rendere noti ai miei ascoltatori. Vedremo cosa accadrà in futuro.

Stai già scrivendo nuovo materiale per il prossimo album? Puoi anticiparci qualcosa?

Ho due nuovi album in mente e ho iniziato a lavorare un po' ad entrambi. Il prossimo album parlerà di viaggi e delle svolte nella vita. Il quinto probabilmente sarà strumentale. Non c'è molto altro da dire al momento.

Hai in programma dei concerti dal vivo o la tua musica rimane essenzialmente da studio?

Mi trovo molto meglio in studio e mi esibisco dal vivo molto raramente, solamente se costretta :-)


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