Quella di Motis, alias Emmanuel Tissot, è una carriera musicale di tutto rispetto, scandita da ben nove album in studio e da tantissime esibizioni dal vivo. In occasione dell’uscita del nuovo concept “Josquin Messonier” abbiamo colto l’occasione per far fare quattro chiacchiere con lui sperando che i nostri lettori, soprattutto quelli che amano il prog francese, si sentano invogliati a conoscerlo meglio. Ma non voglio anticipare troppo, meglio lascare spazio all’intervista.
Prima di tutto, puoi spiegarci il motivo per cui hai scelto questo nome? Immagino che abbia qualcosa a che fare con il tuo vero nome.
Sì, Motis è una sorta di anagramma del mio nome e cognome: Emmanuel Tissot. Inizialmente si trattava di un progetto solista, ho cercato di trovare un nome di progetto che è breve e facile da ricordare, a differenza dei miei vecchi gruppi che avevano sempre nomi estesi ed impossibili da ricordare!
All'inizio della tua carriera hai suonato in diverse band con differenti stili. Che cosa ti ha spinto ad iniziare la tua carriera solista con l'album "A chacun son Graal" (2000)?
Dopo varie esperienze in diversi gruppi che andavano dal rock al jazz, passando per la canzone, ho voluto sviluppare il mio mondo artistico e musicale, scrivere le mie canzoni e andare esattamente dove volevo andare senza ostacoli.
Quali di queste esperienze passate sono state più importanti per te? Hanno influenzato in qualche modo la tua musica?
Ogni esperienza è stata interessante, si impara sempre passando attraverso il contatto con gli altri. Il fatto di avvicinarmi a diversi stili di musica in tutti questi gruppi mi ha permesso di avere un approccio globale e crossover della musica, e poi è stato anche molto educativo a livello umano, perché suonare in una band significa ovviamente fare musica, ma anche e soprattutto vivere un’avventura umana!
Fin dal tuo primo album è stata evidente una passione per la musica antica e medievale. Qual è il tuo approccio: semplice ispirazione, contaminazione, o c’è uno studio più approfondito?
La musica antica e medievale è stata una fonte di ispirazione per me fin dall'inizio del progetto Motis, me ne sono servito come base per costruire il mio universo musicale, con la volontà di fondere tradizione e modernità. Quello che mi piace prima di tutto è la figura del trovatore, del menestrello, musicista-narratore-cantante-intrattenitore che va di città in città, di villaggio in villaggio, per cantare le sue storie sul modo di incontrare gli altri. Questo è un po’ quello che siamo in Motis, menestrelli, ma d’oggigiorno! "Ménestrels" è anche il titolo che abbiamo scelto per il nostro album in vinile che uscirà questa estate su etichetta MUSEA e si tratterà di una raccolta dei brani più rappresentativi di diversi periodi della band sin dal suo inizio 15 anni fa.
Quali sono i gruppi di folk francesi tradizionali e progressivi nei confronti dei quali ti senti più debitore?
Malicorne per il versante folk, Ange e Atoll per la versante progressivo.
Nel 2001, con l'album "La Fête des Fous", è iniziata la cooperazione con il batterista Rémy Diaz, interrotta con "Ripaille" (2011). Come vi siete conosciuti e perché Rémy ha lasciato?
Rémy era nei primi anni 2000 un batterista molto attivo nella mia zona, ha suonato in diverse band e progetti. Ho composto e registrato "A chacun son Graal" nel 2000 tutto da solo, e siccome le persone che hanno ascoltato questo album ne hanno chiesto una versione dal vivo, ho fatto appello a Rémy di unirsi a me di lavorare insieme, e poi abbiamo registrato insieme " La fête des fous " e poi ancora siamo partiti per portare la nostra musica nelle sale concerti e nei festival. Rémy lasciò la band nel 2011 dopo aver suonato quasi 10 anni insieme, abbiamo vissuto bei momenti e ognuno ha fatto la propria strada per conto suo. Rémy ora sta suonando con altri musicisti, e da "Ripaille" ho iniziato a lavorare con il batterista-percussionista Tony Carvalho, che è uno dei miei vecchi amici, ci conosciamo da quando io avevo 16 anni.
Josquin Messonier è un personaggio immaginario, ha qualche cosa a che fare con te, in qualche modo, o qualcuno che conosci?
Josquin Messonier è un personaggio immaginario che è stato ispirato dalle mie esperienze di vita, ho pescato nei miei ricordi d'infanzia e d'adolescenza per creare questo personaggio. Avevo bisogno forse di parlare un po' di quello che ho provato in quei periodi, perché guardando indietro trovo che questi momenti di infanzia-adolescenza siano momenti preziosi e molto importanti per la costruzione della vita di adulto.
La sua vita è poetica e semplice, pensi che i musicisti debbano essere spiriti liberi come lui?
La poesia e la semplicità: due parole che mi si adattano perfettamente, se è questo che hai provato ascoltando il disco, allora sono felice perché questo è quello che ho cercato di trasmettere mentre lo scrivevo. L'arte in generale deve essere libera! Assolutamente! Comporre, scrivere, creare vuol dire partire nella propria bolla, nella propria isola, in tutta libertà!
Nella tua carriera, hai preso parte a numerosi festival, tra cui il Festival Interceltico di Lorient, il Festival della Primavera di Bourges o, più recentemente, il Crescendo. Quali sono state le esperienze e i ricordi più importanti?
I festival che hai citato (Lorient, Bourges, Crescendo) sono davvero super ricordi! Inoltre quest'anno torniamo a suonare al Crescendo festival che è unico nel suo genere, totalmente dedicato alla causa del progressive rock in un ambiente naturale eccezionale: il palco è di fronte al mare, quando si suona su quel palco, ti senti trasportato, in armonia con gli elementi naturali, un’esperienza magnifica da vivere, e il pubblico è molto ricettivo. Anche il Festival Interceltico di Lorient è stato eccellente, l’abbiamo fatto due anni consecutivi, e ogni volta che partivamo per una decina di giorni, si suonava ogni sera, eravamo in immersione con il pubblico Bretone che noi adoriamo! Accanto a questi ricordi di grandi festival, ci sono un sacco di ottimi, divertenti, a volte strani e singolari ricordi dei concerti in posti più piccoli, ma dove abbiamo vissuto aneddoti di tournée altrettanto memorabili! Ciò che è bello ogni volta che si riparte per la strada dei concerti è quello di partire all'avventura, di andare ad incontrare il pubblico, le persone, le regioni che incontriamo.
Credo che il tuo nuovo album sia tra i migliori. Lo troviamo ispirato, equilibrato, molto sinfonico. Sei d'accordo?
Grazie per i complimenti e la vostra analisi di questo album. Sono d'accordo con la tua opinione sul suo posto all’interno della nostra discografia. In generale siamo sempre contenti della nostra ultima creazione, la troviamo migliore di quelle precedenti, e questo è un bene, è ciò che ci fa desiderare ogni volta di fare un nuovo album, una nuova creazione, di andare più lontano. Effettivamente "Josquin Messonier" è un album più sinfonico dei precedenti, credo che questo sia dovuto all'uso generoso di tastiere vintage che era un mio desiderio, e la predominanza del Mellotron porta necessariamente un tocco sinfonico perché questo strumento a nastri analogici riproduce i suoni di un'orchestra classica: violini, violoncello, flauti, ottoni, cori vocali... E poi in questo album ho voluto "lasciarmi andare" in termini di arrangiamenti, creando livelli sonori multipli. L'arrivo di Martial Baudoin nel nostro gruppo ha permesso di sviluppare un suono ancora più ricco rispetto al passato, Martial ha utilizzato nell'album dei bassi di vario tipo (5 corde, fretless, basso-piano...) per arricchire il nostro suono originale, abbiamo aggiunto dei cori a 3 voci, Tony non si è limitato alla batteria e si è espresso anche al vibrafono... Questi diversi contributi hanno contribuito a creare quello che tu chiami il suono "sinfonico" e questo per accompagnare i testi di questo concept album: l'infanzia e l'adolescenza sono dei periodi molto forti, un po’ come una sinfonia.
Troviamo alcune recenti scelte strumentali quali il passaggio dal bouzouki acustico all’elettrico o l’utilizzo di nuove tastiere come un nuovo organo Hammond con Leslie e il Mellotron M400. Pensi che queste scelte siano state importanti per ridefinire il suono negli ultimi due album?
Questa scelta degli strumenti si adatta ai miei gusti artistici, mi ci sono voluti diversi anni per mettere insieme questi strumenti venuti dagli anni '70, abbiamo dovuto trovarli, rimetterli in sesto, e imparare ad usarli correttamente per le registrazioni, domarli, addomesticarli (il Mellotron a nastri per esempio è uno strumento molto capriccioso!!!). In ogni caso da alcuni anni ho deciso di assumere le mie influenze "proto-prog" (King Crimson, Genesis, Yes), perché mi sono detto che fosse inutile cercare di negarle per suonare attuale, anzi! Si può anche suonare attuali ispirandosi ai maestri del passato, senza peraltro copiarli. Ritengo che, per essere autentici e sinceri, è meglio fare quello che ci piace davvero, senza essere moderni o di moda a tutti i costi.
Nel 2004 hai condiviso il palco con gli ange nella loro tournée "Par les Fils de Mandrin revisitée". Puoi parlarci di questa esperienza? Come sono gli Ange dal vivo?
Sì, molti bei ricordi ancora una volta, ne abbiamo fatto anche un album live "La dame et le dragon". Gli Ange sono la mia grande influenza, sia nei testi che per la musica, in più è un gruppo della Franca Contea, come noi. E 'stato un grande piacere condividere il palco con questo gruppo leggendario! Rinnoveremo l'esperienza questa estate, dato che saremo con loro nel programma del festival "Rock au Château " l'8 agosto nel parco del Castello di Villersexel. Gli Ange dal vivo oggi sono sempre il vascello angelico condotto magistralmente dal suo leader carismatico Christian Décamps, ora accompagnato dal figlio Tristan alle tastiere, e un team di grande talento di giovani musicisti. Quest'anno offrono uno spettacolo che ripropone il concept "Emile Jacotey" Non vediamo l'ora di vedere e sentirlo questa estate!
Hai l’abitudine di fare quasi tutto da solo. Come fai a gestire la situazione dal vivo?
Dal vivo si semplifica ciò che è stato fatto su album, ci sono ovviamente meno parti di tastiera, torniamo all’essenziale, al cuore della composizione e delle canzoni, e la maggior parte delle volte ci si rende conto alla fine che è ancora più energico ed evidente che sull’album. Si ritorna quindi alla nozione di semplicità evocata ad inizio intervista. Ciò che è più semplice, più snello, è sempre quello che suona meglio.
Come è arrivato il contatto con l'etichetta Musea, collaborazione che continua tuttora?
Ho scelto MUSEA fin dai primi album autoprodotti, perché questa etichetta ha prodotto tutti i gruppi che ho amato. All'inizio la mia musica non li interessava, era troppo folk per i loro gusti. Poi abbiamo preso un colore più prog a partire da "Prince des hauteurs", e questo album ha sedotto Bernard Gueffier, il label manager MUSEA, e da allora tutti i nostri album sono stati pubblicato sull’etichetta. Si tratta di una collaborazione che dura perché la sua filosofia a favore della difesa del progressive rock si adatta a noi, è la musica che ci piace e che produciamo, e MUSEA assicura una distribuzione eccellente in tutto il mondo, quindi funziona!
Il tuo pubblico è in gran parte prog o hai più adepti nel campo del folk? Che tipo di persone s’interessa alla tua musica?
Ci sono due tipi di pubblico: quelli che ci conoscono tramite i dischi grazie alla distribuzione effettuata da MUSEA, questo pubblico è quindi un pubblico di appassionati di rock progressivo; e poi c'è quello che incontriamo in concerto secondo i nostri spostamenti, e questo può variare completamente. Come le nostre creazioni sono prima di tutto delle canzoni, con testi che raccontano storie da ascoltare, le persone interessate a queste storie non hanno necessariamente delle etichette o uno stile musicale in mente, si lasciano trasportare da quello che diciamo sul palco, la nostra musica, e se li colpisce, tanto meglio, vuol dire che l'incontro è riuscito! Non ci limitiamo ad un’etichetta artistica: folk, prog... Facciamo delle canzoni, della musica, questo è tutto!
Nel 2012 un bassista si unisce al vostro gruppo e questo diventa un trio, perché questa scelta?
Perché Martial è un grande bassista e musicista e lui ha accettato di unirsi a noi dopo che glielo abbiamo chiesto. Lui porta il suo suono e la sua personalità al progetto, dal momento che è lì, è davvero positivo per tutti e tre! Abbiamo avuto un periodo in duo con Tony, e suonavo il basso coi pedali Taurus, è stato molto interessante per me, mi ha costretto a suonare seduto, abbiamo voluto con Tony offrire al pubblico una formula scenografica arricchita, meno statica, più dinamica, ancor più vivace. Oggi siamo tre sul palco, ci possiamo davvero esprimere di più, c'è una grande coerenza e complicità di basso-batteria tra Tony e Martial, e questo mi esalta completamente dal vivo!
C'è una canzone particolare che ti piace nel vostro repertorio e perché?
Dipende dai periodi e dagli stati d'animo. E' difficile fare un passo indietro dalla propria produzione e giudicare in prima persona ciò che si è creato è il pubblico che deve fare questo. In questo momento la mia preferenza è per la nostra nuova canzone "L’Aube”, che uscirà prossimamente sulla compilation in vinile 33 giri "Ménestrels", è una nuova canzone la cui base è stata scritta nel corso di un mini-tour nell’Ardèche in un luogo bucolico in cui siamo stati alcuni giorni, siamo partiti con un giochetto completamente acustico suonato nella natura, è stato un bel momento di creazione. E poi è una novità, e andare sempre avanti, è questo che mi stimola!
La tua carriera musicale è sicuramente molto ricca. Hai ancora sogni da soddisfare?
Uno dei miei vecchi sogni di musicista era quello di pubblicare un disco a 33 giri in vinile, ed è proprio quello cui stiamo lavorando, quindi sono soddisfatto da quel lato! Un altro sogno di musicista è quello di suonare all'estero! Al di fuori della Francia, abbiamo già suonato in Svizzera e Belgio. E perché non in Italia? Ci piacerebbe parecchio, e poi siamo quasi vicini di casa (il Giura non è molto lontano dall'Italia)! Siccome Arlequins è una webzine italiana, potreste far passare il messaggio, se conoscete organizzatori di concerti rock prog ;-)! Per il resto, ovviamente, ho ancora sogni da soddisfare, ma permettetemi di tenerli per il mio piccolo giardino segreto!
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