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AKROASIS Nicola Sulas
 

A qualche mese dalla pubblicazione del secondo album degli Akroasis, intitolato “Zephyros” e in occasione di un bel concerto tenuto recentemente per la sua presentazione, abbiamo fatto una chiacchierata con Pierpaolo Meloni, anima del gruppo e del festival “In Progress… One” che si svolge ogni anno a Sestu, nell’hinterland cagliaritano, ormai dal 2006.


Ciao Pierpaolo, innanzitutto una domanda scontata: come mai è trascorso così tanto tempo tra “I racconti del mare” e “Zephyros”?

Il ritardo è dovuto principalmente a vicissitudini personali che si sono sovrapposte ad altre di tipo lavorativo. Lavorando come musicista e come fonico per varie situazioni il tempo a disposizione è stato poco.
In realtà il disco doveva essere pubblicato nel 2020 ma la pandemia ha fermato tutto. Abbiamo preferito non rischiare ed aspettare che la situazione migliorasse. Per una realtà come la nostra sarebbe stato un suicidio pubblicare il disco senza avere la possibilità di promuoverlo.

Come vedi la differenza tra i due album?

“I racconti del mare” è completamente acustico e la musica ha un’impronta fortemente descrittiva che deriva dalla mia ammirazione per compositori come Debussy. Per “Zephyros”, invece, tutto è nato dall’idea della suite, che poi abbiamo sviluppato come una sorta di passaggio tra la parte acustica e quella elettrica, evidente nei venti muniti di durata, che si completa nel secondo lato con gli altri brani.
Concettualmente, la differenza principale è che in “Zephyros” la maggior parte dei brani sono delle vere e proprie storie. La suite è il racconto della nascita della primavera ripresa dai “Fasti” di Ovidio, e quindi dal mito di Zefiro e Flora. Tra l’altro, l’idea originale nasce come balletto da presentare assieme alla musica. “Sunao’s wind” riguarda un racconto di Sunao Tsuboi, sopravvissuto all’esplosione atomica di Hiroshima, relativo alla sua fidanzata perita nell’evento. Sunao racconta come il giorno prima lei gli chiedesse di cantargli una canzone italiana. Nel video del brano abbiamo cercato di rievocare questo momento con un senso di speranza, come lo stesso Sunao aveva inteso. Il vento, in questo caso, è quindi quello nucleare che spazza via tutto. “Alonso’s wind” è invece riferito al personaggio letterario di Don Chisciotte, e quindi il vento è quello della follia. Il vento è perciò nel concept dell’album una metafora e un modo per raccontare delle storie, anche se la musica è completamente strumentale. Il fatto che si possa fare un accostamento agli elementi con l’acqua marina di “I racconti del mare” è solo un caso.
Musicalmente, “Zephyros” è il risultato del lavoro di tutti i bravissimi musicisti che hanno lavorato alla realizzazione. Ognuno ha contribuito in maniera decisiva per raggiungere il risultato finale, esattamente come per “I racconti del mare”. Ne approfitto anche per ringraziare i musicisti dell’Ensemble Classico della Sardegna e il Direttore Paolo Spiga, che ci hanno permesso di realizzare l’esibizione con gli arrangiamenti orchestrali per la presentazione del disco.

Come nasce il progetto Akroasis?

Tutto ha origine dalla mia storia e dalla mia attività nel campo della musica. Come ho già detto, ho lavorato parecchio come fonico, anche per situazioni importanti come la rassegna “Jazz in Sardegna” che mi ha impegnato dal 1986 al 1992, oltre che per eventi a livello locale. Nel frattempo ho sempre composto per altri. Ho iniziato lavorando per un po’ di tempo a colonne sonore per il teatro, componendo musica per compagnie storiche della Sardegna, ho fatto il produttore e l’arrangiatore per altri artisti di vario genere e ho fatto parte di vari gruppi musicali sinché alla fine, intorno al 2008-2009,mi sono detto che era giunto il momento di comporre anche per me stesso. Ho quindi deciso di mettere a frutto l’esperienza e il materiale accumulato per lavorare su “I racconti del mare”. Certe idee presenti nel disco derivano infatti dalle esperienze teatrali mentre l’uso di alcuni strumenti della tradizione popolare arriva dal mio amore per la musica celtica e irlandese.

Ai tempi del primo album siete riusciti a suonare addirittura in Giappone e in Francia. Come è stato possibile?

È tutto legato alla nascita del festival e a quando tempo fa ho conosciuto Furio Chirico e la sua compagna e manager, Amy Ida, che per un certo periodo ha fatto da manager anche a noi portandoci in Giappone producendo tutto l’evento. Grazie ad entrambi è stato possibile avere contatti con tanti artisti che sono venuti in Sardegna. Tra l’altro, stiamo programmando le future esibizioni, sempre con l’orchestra. Saremo a Bologna ad agosto e più avanti, spero, anche all’estero.

Parliamo di "Zephyros". Come avete affrontato la promozione e la diffusione dell’album?

C’è da dire che, nonostante siamo convinti di aver fatto un buon lavoro, è sempre difficile suscitare interesse e farsi sentire. Io ho mandato veramente tantissimi comunicati stampa e ho cercato di pubblicizzare il disco ma in generale non riusciamo ad uscire dalla nicchia. È stato molto importante il recente concerto che abbiamo tenuto al teatro civico di Sinnai, in provincia di Cagliari, con il quale siamo riusciti a finalmente a portare la musica sul palco insieme all’orchestra. Siamo rimasti soddisfatti del riscontro di pubblico, anche se è stato limitato principalmente a chi già ci conosceva. Devo dire che tutti i musicisti che hanno preso parte alla realizzazione dell’album e del concerto sono stati eccezionali. Siamo anche soddisfatti delle recensioni avute sinora, anche quelle estere. Abbiamo avuto riscontri dagli Stati Uniti e in Canada c’è almeno una radio che trasmette la nostra musica. Il problema riguardo alla promozione, ovviamente, è l’impossibilità di investire economicamente cifre significative per raggiungere numeri maggiori.

Veniamo al festival “In Progress… One”. Ho sempre avuto un’impressione di familiarità e di partecipazione molto “paesana” durante le serate. Si tratta di una cosa voluta?

Si, assolutamente. Il festival è profondamente radicato a Sestu, e cerchiamo di coinvolgere il più possibile le attività del luogo nell’organizzazione, a partire dal catering per proseguire con l’agenzia di viaggio che organizza gli spostamenti degli artisti e con gli alloggi per gli stessi, per i quali collaboriamo con B&B e altre strutture ricettive locali. Per noi è fondamentale fare tutto con la collaborazione degli abitanti, oltre al fatto che il comune contribuisce economicamente. È sempre stato importante anche creare una sorta di comunità tra gli artisti durante le serate. Per questo realizziamo un backstage aperto dove tutti possono rilassarsi, chiacchierare e interagire. Preferiamo anche mangiare tutti assieme preparando tutto per conto nostro invece che andare in ristorante. Questo contribuisce a creare un’atmosfera di familiarità, che il pubblico avverte perché gli artisti sono sempre molto disponibili.
Anche i dischi degli Akroasis sono nati a Sestu, sia perché abbiamo registrato e prodotto nel mio studio sia perché ho sempre cercato di coinvolgere il più possibile artisti locali, anche per aspetti collaterali come le grafiche.

Quali sono stati i momenti più importanti e più belli del festival? E quali le difficoltà maggiori nell’organizzazione?

Tra i più importanti probabilmente l’esibizione dei Van Der Graaf Generator. Ci sono stati vari momenti molto belli, mi ricordo l’anno in cui ha iniziato a diluviare poco prima dell’esibizione di Alex Carpani e David Jackson. Non avendo un palco coperto, in fretta e furia abbiamo sistemato la strumentazione e un impianto audio nel locale adiacente del backstage ed il concerto si tenuto è davanti ad un pubblico seduto per terra, letteralmente di fronte ai musicisti.
Le difficoltà sono tante, soprattutto di natura economica. Ad esempio, non sono mai riuscito ad invitare la PFM, sia perché costerebbe quanto un intero festival sia per questioni logistiche legate alla loro organizzazione. Il paradosso è che l’anno scorso, ad una settimana dalla nostra ultima serata, la PFM ha suonato con ingresso gratuito in un paese vicino per una festa patronale. Questo tipo di manifestazioni ha spesso in Sardegna budget di una certa importanza, cosa che permette a molti artisti e tecnici di lavorare. Anche io ho spesso seguito artisti di livello in situazioni del genere.

Ci puoi dare qualche anticipazione per l’edizione di quest’anno?

Si, tra le altre cose è prevista una vera chicca. Ci sarà un’esibizione della Alex Carpani Band con la partecipazione di David Jackson, David Cross, e Theo Travis. Oltre alla presentazione del nuovo disco di Carpani, ci saranno interpretazioni di brani di King Crimson e Van Der Graaf Generator. Sarà inoltre presente Mel Collins e ci sarà probabilmente ancora una volta Beppe Crovella, che sta componendo una suite dedicata alla Sardegna e che speriamo si esibisca di nuovo con David Cross, come già accaduto in una delle scorse edizioni. Tutto questo con le prove che si svolgeranno sempre qui a Sestu, coi musicisti che resteranno con noi per tutta la durata della manifestazione. Saranno quindi situazioni originali. Avremo poi i Mangala Vallis con Bernardo Lanzetti in occasione del loro ventennale, e ci saranno anche gli Akroasis, nuovamente con l’orchestra e con arrangiamenti creati appositamente anche per i brani di “I racconti del mare”.

Un’ultima domanda sugli Akroasis: hai nuovo materiale in lavorazione?

Si, ho alcune idee nel cassetto a cui sto iniziando a lavorare. Posso dire che questa volta non passeranno troppi anni.



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