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RITUAL Gerald Crich
 

Il loro ultimo album ci pone di fronte a numerose domande. Noi abbiamo preferito porle al gruppo:

Come descrivereste i Ritual del 1996 e quelli del 1999 anche come persone, oltre che come musicisti?

Siamo fondamentalmente gli stessi, tanto adesso quanto nel 96, tranne per il fatto che forse adesso ne sappiamo di più circa la nostra musica; abbiamo rafforzato la nostra consapevolezza. Infatti stiamo continuamente suonando insieme e ci conosciamo molto bene, ma la nostra musica continua a stupirci, forse più adesso di quanto non succedesse qualche anno fa. Suppongo che all'epoca fossimo un po' stanchi dei cliché e dei modelli del genere progressive. Quello che successe è che ci ritrovammo molto affascinati da quella che è l'essenza o il cuore di una canzone. Abbiamo riconosciuto la semplicità e abbiamo scritto un sacco di canzoni veramente buone, ma da qualche parte, lungo la strada, dobbiamo aver perso qualcosa perché le canzoni mancavano dello specifico, unico e unitario sound dei Ritual. Io credo che noi abbiamo ascoltato troppo quello che la gente fuori dal gruppo diceva a proposito della nostra musica.

Recentemente molte band scandinave (Anekdoten/Landberk etc) hanno collaborato a progetti paralleli. Pensate che potrebbe succedere anche a voi? C'è qualcuno con cui vi piacerebbe suonare?

Molti di noi collaborano individualmente con altri musicisti in altri progetti o gruppi fuori dai Ritual. Ma non collaboriamo con musicisti provenienti in particolar modo dal genere progressive. Noi non ci consideriamo musicisti progressive, penso che molta della musica fuori dal genere prog-rock sia realmente progressiva. Tutti qualche volta ascoltiamo i grandi come Yes, Genesis o Gentle Giant ma per il resto non ascoltiamo molta musica progressive. C'è molta musica nel mondo e noi siamo onnivori musicali. Posso dirti (Fredrik) che qualche anno fa suonavo con Reine Fiske dei Landberk. Credo che le migliori session fatte insieme siano state quando Reine suonava la chitarra e io l'hammered dulcimer. Potrei immaginare di fare qualcosa del genere adesso, sarebbe proprio un simpatico duetto, ma sfortunatamente non vedo Reine da un po'.

Quanto la vostra terra ha influenzato la vostra musica?

Anche se amiamo la musica tradizionale svedese e anche se io suono folk al di fuori dei Ritual non penso che la musica folk abbia particolarmente influenzato la nostra musica. La Svezia è un buon posto per un gruppo rock. Hai la possibilità di studiare musica sin da una giovane età. Un'altra buona cosa è che in Svezia tu cominci a studiare inglese a scuola quando hai 8/9 anni e molti dei programmi televisivi sono in inglese. Questo è importante perché si tratta della lingua tradizionale del rock'n'roll. Noi siamo stati molto ispirati dalla naturale bellezza dello scenario nordico. Abbiamo montagne, cascate e i vecchi paesaggi culturali che variano da nord a sud.

Come descrivi questo nuovo album e le differenze rispetto al precedente?

Il sound e l'espressione della nostra musica sono davvero più diretti oggigiorno. Mi piace pensare che l'album sia meno dispersivo del primo ma c'è comunque una grande varietà di canzoni. Nel primo album c'è stata una miscela di antica musica scandinava e in particolar modo inglese e irlandese. In questo nuovo album l'input folkeggiante è maggiormente orientale, arabico. L'input folk non risiede tanto nella melodia o nella strumentazione, quanto nel linguaggio o nell'attitudine della musica. Siamo andati verso un sound organico, schietto e diretto, con un feeling molto live. L'energia è la stessa ed è riconoscibile, ma l'apparenza della nostra musica è cambiata; è forse un po' più dura e pesante. L'elemento di improvvisazione è diventato più forte e pregnante. Penso che abbiamo imparato molto circa la nostra musica suonando dal vivo. Lasciamo che sia la musica stessa a guidarci e a dirigerci, ad un livello più alto che in passato. Nessuno meglio dei Ritual sa cos'è meglio per i Ritual.

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