Home

 
SEINO, TAKUMI Giovanni Carta
 

Quest'intervista condotta via e-mail è stata una bell'occasione per conoscere meglio il chitarrista Takumi Seino, un artista dotato di una raffinatissima sensibilità compositiva in grado di spaziare senza alcun problema dalla sperimentazione jazz contemporanea al jazz-rock più fantasioso e progressivo attraverso diverse opere soliste, collaborazioni esterne, oppure con
particolari ensemble come Six-North, Priority e Budderfly, nomi ormai ben noti agli appassionati del progressive di qualità.


Nell'arco di una decina d'anni hai ottenuto un bel pò di soddisfazioni e di riconoscimenti: hai frequentato con successo il conservatorio di Berklee, nel 1996 hai ricevuto il premio award come miglior chitarrista durante il festival jazz di Atlanta ed hai avuto modo di realizzare un ampio numero di dischi. Cosa ne diresti di fare un piccolo riepilogo della tua carriera partendo dai
primi tuoi passi nel mondo della musica?


I miei primi passi nella musica sono iniziati all'età di 13 anni; i miei genitori mi hanno regalato una piccola chitarra acustica per il mio compleanno e nel momento in cui ho toccato per la prima volta questo strumento mi ci sono subito innamorato: da allora, prima di essere un musicista, sono stato più un chitarrista. Durante i primi anni ho suonato parecchio con diversi gruppi locali, dalla musica folk al rock, dal pop al jazz, ed in sostanza ho imparato a suonare la chitarra in questi gruppi. Nel 1993 ho avuto la possibilità di andare a Berklee, quindi sono andato in America. Questi tre anni (1993-1996) sono stati una grande esperienza per me, non soltanto l'esperienza di Berklee ma anche la vita in America di per sé. Ora suono la chitarra in Giappone, principalmente jazz o musica improvvisata, ma il mio obbiettivo principale è diventare un musicista senza confini.

Con i Six North sei stato coinvolto in un progetto che partiva da unaprospettiva jazz piuttosto classica per espandere successivamente i propri confini verso soluzioni musicali piuttosto eterogenee e non convenzionali. E' ancora lecito aspettarsi un secondo disco oppure quello dei 6-North è da ritenersi a malincuore un capitolo chiuso?

Sì, stiamo ancora tentando di espandere le nostre possibilità musicali. Potrete trovare diverse novità nel nostro nuovo CD che sarà pubblicato dalla Musea quest'inverno.

Sempre sotto Musea records con il bassista Naoki Terashima ed il percussionista Takashi Mori formasti i Priority, con cui incidesti Light is Decomposed into Fragments, un bellissimo album di jazz rock astratto e minimale che mi ha suggerito una grande sensazione di profondità di contenuti, non solo strettamente musicali. Come ti è venuta l'idea d'associare ad ogni
brano un colore particolare? Immagino che i Priority siano stati un passo importante per la tua vita artistica...


Grazie, questa è una domanda davvero piacevole. Penso che la musica sia un genere di arte visiva. Quando suono cado sempre in una certa immagine visiva. Non posso evitarlo. Ogni nota possiede il suo colore, per me il suono è molto simile alla luce. Come la luce attraverso un prisma è decomposta in spettri, io ho provato a decomporre il suono nei piccoli frammenti di una semplice idea musicale. L'ordine dei brani, dal rosso al viola, è relativo ad un arcobaleno (uno spettro di diffrazione), comincia con la più breve lunghezza d'onda (Red) per poi spostarsi gradualmente su quella più lunga. Ogni suono cambia da un intervallo di oscurità alla luminosità. I due brani intitolati Invisible invece rappresentano i raggi infrarossi ed ultravioletti.

Un altro disco che mi ha particolarmente incuriosito è stato il recente exploit rock totalmente improvvisato dei Budderfly. E' stato in qualche modo uno sfogo momentaneo per scaricare le tensioni creative accumulate oppure si tratta di un progetto più specifico ed ambizioso?

Penso, o spero, che non sia stato uno sfogo. Suono musica improvvisata nella vita quotidiana, da solista oppure in un particolare ensemble, per me suonare della musica improvvisata è un'azione seria. Ad ogni modo durante le registrazioni del disco il bassista Hideyuki Shima ci ha suggerito una particolare immagine e noi abbiamo provato a coglierla.

Immagino che i tuoi punti di riferimento artistici siano piuttosto eterogenei. Parlaci, se possibile, delle tue influenze artistiche passate e presenti... attualmente hai qualche interesse verso un particolare tipo di musica e nutri una particolare ammirazione verso qualche gruppo? Devo dire inoltre che alcune tue composizioni potrebbero essere utilizzate efficacemente come colonna sonora di qualche lungometraggio; hai mai pensato di scrivere musica per il cinema?

Naturalmente sono stato influenzato da molti musicisti meravigliosi ma è molto difficile farne un elenco. Inoltre sono stato influenzato molto dalla lettura di libri, principalmente letteratura europea e... sì, sono davvero interessato nella colonna sonore.

Una curiosità: nonostante il tuo paese d'origine come compositore ed artista mi sembri molto legato verso forme espressive tipicamente occidentali; l'essere un musicista jazz rock in Giappone ti ha mai creato qualche difficoltà? In Giappone il jazz-rock ed il jazz più in generale gode di un ampio seguito oppure viene visto con una certa indifferenza se non come una curiosità, per così dire, esotica?

E' una domanda difficile e profonda. Onestamente, il mio genere di musica (specialmente la musica improvvisata) non è così popolare in Giappone. La gente ama molto il rock ed il jazz, ma è più una musica dall'influenze americane. D'altro canto, credo che esista anche un tipo di pubblico molto serio.

Ora una piccola provocazione: se tu fossi costretto a dover definire in qualche maniera la tua musica ad una persona che non ha mai avuto l'occasione di ascoltarla, in che modo la descriveresti?

Ok. Se fosse possibile vorrei suonare la mia musica dal vivo, davanti ad un pubblico, poiché penso che la musica dovrebbe essere una cosa momentanea. E spero che la mia musica possa eccitare l'immaginazione di qualcuno... È impossible da descrivere con il mio inglese!

Il tuo ultimo disco solista ufficiale, se non sbaglio, s'intitolava Flow ed è stato pubblicato nel 2002 senza però destare, almeno in Italia, la giusta attenzione. Per il tuo prossimo lavoro proverai ad appoggiarti ad un livello di distribuzione discografica più rilevante come è successo per i dischi pubblicati su Musea oppure momentaneamente il problema non ti riguarda?

Flow è un buon cd però, rispetto ai Priority, rappresenta un tipo di musica più orientata verso l'improvvisazione jazz contemporanea, così ho pensato che non fosse da destinare alla Musea. La VOS records è la mia etichetta privata e la sua distribuzione è molto limitata: dovrei fare seriamente qualcosa per risolvere questo problema!

Chiudiamo quest'intervista nella maniera più classica: se hai un messaggio qualsiasi da rivolgere ai nostri lettori non farti nessun problema... Questo spazio è tutto tuo!

Un giorno, se ci fosse l'opportunità, avrei davvero il desiderio di venire nel vostro paese e suonare la mia musica. Quando il momento arriverà tenetevi pronti! Vi ringrazio molto per aver letto questa intervista.

Italian
English