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QWESTION (MIKE GRIFFITH) Giovanni Carta
 

Mike Griffith, in coppia con il chitarrista John Hall, è il bassista e compositore dell'interessante progetto Qwestion. La musica proposta da questi due simpatici ragazzi? Prog metal interamente strumentale, aggressivo nelle sonorità quanto contorto ed estremo nei suoi contenuti.

Il vostro cd d'esordio "Y" sembra in qualche modo volersi ritagliare, alla sua maniera, uno spazio personale nell'attuale panorama rock. Cosa vi ha portato alla decisione di suonare un particolare tipo musica come il vostro, non particolarmente di facile ascolto e, per giunta, esclusivamente strumentale?

Non c'è stata nessuna decisione consapevole nello scrivere un particolare stile di musica, sin dall'inizio questo progetto è stato un grande esperimento. Fondamentalmente la nostra attitudine era quella del "se suona bene allora registralo", così ho ripreso successivamente tutti i pezzi migliori di ciascuna parte e con il mio computer li ho messi tutti insieme. Il suono del disco proviene direttamente da quel processo di elaborazione. Per quanto si sviluppava la parte strumentale c'erano testi per la maggior parte delle canzoni ma non abbiamo avuto nessuno per cantarle, da quel punto in poi il progetto ci ha portato via quasi quattro anni, così trovare un cantante o pubblicare il disco così com'è era diventata una decisione fondamentale. L'unica cosa che ci ha permesso di pubblicarlo come un disco strumentale, secondo me, sono i suoi suoni unici come pure i suoi ritmi non affatto prevedibili. Ad alcune persone non è piaciuto e questo ci sta bene, ognuno ha i suoi gusti.

Nei vostri brani ho rilevato la presenza di diversi e molteplici stili musicali, rielaborati con un certo ingegno, ed in tal senso vi vedo come una prog metal band. Raccontateci dei vostri legami, se li avete, con il mondo del progressive rock.

E' bello che tu abbia riconosciuto degli stili musicali differenti ma nessuno di loro era intenzionale. Abbiamo giusto seguito quello che suonava e sentiva meglio per noi. I nostri collegamenti con il prog stanno soprattutto nell'essere dei grandi ammiratori di tutti i grandi gruppi prog esistenti. I Dream Theater, Symphony X, i Rush ecc... hanno giocato una parte importante nella mia crescita come musicista. Alcuni ci hanno paragonato con loro e quando sento queste cose mi sento davvero onorato, però mi fanno sentire anche come se non ne fossimo degni. Ho sempre considerato la musica soltanto come un riflesso di ciò che proviamo; non ho provato a rifiutare nessuno dei quei particolari sentimenti che si esprimono da soli, in ogni caso passano attraverso la musica.

Rispetto ai più famosi nomi dell'hard-pomp-prog (Dream Theater e via dicendo) nel vostro disco d'esordio avete mantenuto un deciso distacco da una dimensione pop e melodica a favore di un'attitudine crossover, come il divertente hip-jazz-hop di "freeProv". Come avete organizzato il materiale per la scrittura dei pezzi di "Y"? Per la stesura dei brani avete fatto maggiore affidamento al vostro istinto ed alle vostre doti improvvisative oppure avete preferito seguire un procedimento più, per così dire, ragionato?

Hip-jazz-hop, mi piace come definizione. E' bello come quella canzone, che parla di improvvisazione, sia stata realizzata. Un giorno stavo improvvisando al basso con la mia drum-machine ed avevo registrato tutto, la linea di basso era davvero buona così l'ho mostrata a John. Ha cominciato ad animarsi per per quel giro di basso e, senza che lui lo sapesse, ho schiacciato il tasto di registrazione ed ho colto tutto il suo entusiasmo, è stato incredibile! Lo scratching è stato fatto da un mio buon amico che ha registrato la sua traccia senza avere neanche ascoltato la canzone, però quando ho inserito lo scratch nella nostra traccia non ho potuto credere quanto c'entrasse bene! Così tutti i brani sono essenzialmente pezzi registrati in un primo momento che si adattano insieme e che hanno suonato davvero bene. Quando stavo assemblando il tutto non ho voluto sentir ragioni. La maggior parte dei nomi delle canzoni abbozzate sono "Song 1", "Song 2" ecc... Volevo trovare qualcosa che suonasse bene per poi sbattermi sulla sedia e tirar fuori qualche buona ritmica. Penso che il nostro suono sia il risultato di un esperimento, ed a dire il vero un esperimento non molto pianificato.

Ovviamente la nostra intervista deve toccare l'argomento dell' heavy metal. Premesso che il metal a livello mainstream (se di metal si può ancora parlare) ha perso a mio avviso una buona parte delle sue caratteristiche originarie, come considerate l'attuale realtà del metal? Vi sentite pienamente coinvolti in essa?

Si, sfortunatamente le compagnie discografiche trovano sempre qualcosa che possa vendere, allora te lo presentano nei più disparati modi possibili, ma in sostanza si tratta sempre della stessa cosa presentata attraverso aspetti differenti. Ci sono grandi gruppi che hanno il loro unico suono ed è per questo che sono ancora in giro. Con molta fiducia saremo in grado di ritagliarci, all'interno del nostro genere musicale, il nostro piccolo spazio. Sicuramente in vita nostra non avremo mai una diffusione a livello di mainstream, con un pò di speranza, quando le etichette discografiche inizieranno a far soldi con il prog-metal, assaporeremo tutti i sapori del mainstream anche se passerà molto tempo, secondo me, prima che la cosa si possa realizzare. Aaahh, questa è un'utopia, ahahah!

Dalla nascita del vostro gruppo all'uscita di "Y" è trascorso un ampio margine di tempo: perchè non ci riassumi in breve, cosa non facile, gli avvenimenti e le vicissitudini che vi hanno coinvolto? Attualmente i Qwestion sono Mike Griffith al basso e John Hall alle chitarre, prevedete in futuro di allargare le vostre fila?

Si, è stato veramente un viaggio. John ed io ci siamo incontrati nel Missisipi nei primi anni '90, dopochè John traslocò e non ci siamo più contattati fino al '99. Allora abbiamo incominciato a scrivere e registrare, senza un batterista. Quando stavo lavorando sui suoi riff ho incominciato a sbattermi con il basso sulla sedia alla fine è venuto fuori qualcosa di veramente grande ed ho pensato: "Quanto sarebbe bello ascoltarlo davvero". Ho dovuto cercare fra tonnellate di programmi tentando di trovare qualcosa che mi aiutato per fare ciò che desideravo, ed attraverso errori e tentativi ho scovato il software che possiedo attualmente. Mi sento abbastanza tranquillo con il sistema utilizzato ora anche se mi piacerebbe essere in grado di poterlo semplificare ulteriormente, forse un giorno acquisterò un pacchetto software apposito.
Ci piacerebbe aggiungere altri membri al nostro gruppo per poter fare concerti, ma per adesso il nostro rimane un progetto di studio. Attualmente stiamo lavorando al nostro prossimo progetto e c'è del materiale nuovo davvero scottante!

Ascoltando alcuni brani di "Y" si ha quasi l'impressione di calarsi in un'atmosfera al limite fra la fantascienza e l'horror, il tutto non senza un filo d'ironia. Mi piacerebbe venire a conoscenza dei vostri interessi al di fuori della musica, nutrite particolari letture o avete una particolare passione per il cinema?

No, non leggo molto. Quando ne ho la possibilità mi piace guardare dei film. Mi piace giocare ai videogames, gioco spesso a "Delta Force Land Warrior", è una buona pausa da tutto.

In questi ultimi anni di sconvolgimenti a livello mondiale gli Stati Uniti, almeno agli occhi di noi italiani, stanno attraversando una fase critica della loro storia. Fino a che punto la vostra vita artistica (e quella comune di tutti i giorni) viene condizionata da una simile situazione???

Penso che la fase critica da te menzionata sia davvero una fase che il mondo intero sta attraversando in questo periodo. Sono sicuro che in qualche modo la crisi che stiamo attraversando si può riflettere nella musica, anche se, finchè ci si pensa in ogni momento, è come se non succedesse. Io personalmente non amo pensare sempre in negativo, e la maggior parte di quello che senti sul mondo è negativo, così cerco di non seppelirmici. Intendo dire, ci sono troppe bombe, più musica grazie.

Per finire parlateci dei vostri progetti futuri. Per il prossimo disco sceglierete ancora la strada dell'autoproduzione oppure pensate di poter collaborare con qualche etichetta discografica?

Anche per il nostro nuovo progetto stiamo facendo noi la produzione. Sebbene accoglieremmo volentieri l'interesse di qualche etichetta discografica, l'occasione per poter realizzarlo a tempo pieno e la possibilità di poterlo suonare nei concerti. Penso che sarebbe molto divertente suonare questo materiale dal vivo, senza un batterista non abbiamo mai suonato il nuovo materiale nella sua versione dal vivo. Abbiamo alcune idee su come risolvere il problema, ma nessuna è economica, così tutto rimane sempre un'incognita. Ci piace molto scrivere, arrangiare, registrare qualsiasi cosa sia venuta fuori dal nostro nuovo progetto. Fino a che punto ci possa portare il nostro nuovo disco è ancora da stabilire, noi comunque non baderemo a spese per realizzarlo.

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